12 Luglio 2022

Storie di Superbike: Paolo Casoli “Ducati mi bistrattò ma…”

Il mitico "Gasolio" racconta in esclusiva a Corsedimoto, le gioie, i dolori ed i rimpianti della sua carriera in Superbike.

Paolo Casoli; Supersport; Superbike

Lo chiamavano Gasolio ma in realtà era esplosivo come la benzina. Paolo Casoli è stato il primo ed unico Campione del Mondo Supersport su Ducati. Vinse il titolo nel 1997 poi lo sfiorò anche nel 2000 e 2001. La sua carriera si è conclusa a fine 2002 per un incidente durante in test in vista della stagione successiva. Rimase in coma 28 giorni, si riprese ma non era più nelle condizioni di vivere una vita a 300 chilometri orari.

Nel week-end il Mondiale Superbike fa tappa a Donington e Casoli lì era il beniamino del pubblico, pur non essendo inglese. Lui è sempre andato fortissimo su quel circuito: ha conquistato uno tra i suoi primi podi nel Mondiale Superbike nel 1994, la sua prima vittoria nel Mondiale Supersport nel 1997, ha ottenuto poi altri successi e tanti splendidi piazzamenti. La gente impazziva per lui.

“Donington per me è la pista più bella del mondo – racconta Paolo Casoli a Corsedimoto – su quel circuito ho fatto le mie gare più belle. Amavo quel circuito ad appena ci entravo provavo delle emozioni indescrivibili. Ho sempre considerato l’Inghilterra la mia seconda casa a livello sportivo, mi trovavo molto bene e il pubblico era veramente caldo”.

In Superbike e soprattutto in Supersport, Paolo Casoli aveva ritrovato il sorriso dopo alcune stagioni nel Motomondiale avare di soddisfazioni. Ma facciamo un passo indietro.

Il 1987 è stato un anno indimenticabile, con 4 terzi posti ed una vittoria nel Mondiale 125 in sella ad un’inedita Moto AGV con motore Honda.

“Era l’anno del titolo Mondiale di Fausto Gresini, io ho fatto delle belle gare ed ho vinto in Portogallo. Poi però non riuscivo mai ad avere una moto ufficiale. Nel 1993 mi diedero una Gilera e pensavo finalmente di avere una moto ufficiale, invece fu una stagione disastrosa. Mentre i meccanici stavano andando a Brno ci fu un incidente stradale, uno di loro morì, un altro rimase ferito e finì tutto. Fu un episodio molto doloroso e secondo me Gilera lo prese un po’ come scusa per ritirarsi dal Motomondiale visto che le cose non andavano affatto bene. In ogni caso mi ritrovai improvvisamente a piedi”.

E così sei passato alle Superbike?

“Rumi mi offrì una moto per fare il CIV Supersport e piuttosto che restare a casa, accettai. Andai subito molto forte e vinsi immediatamente. Mi si aprirono così le porte del Mondiale Superbike, con Yamaha Belgarda. I risultati non si fecero attendere. In una delle prime gare conquistai il secondo posto ad Assen dietro a Fogarty poi il terzo a Donington. L’anno successivo mi avevano promesso la moto ufficiale ma la Yamaha Giappone aveva il suo pilota, la Yamaha America pure e così rimasi con quella privata, tanto per cambiare! L’anno successivo guidai una Ducati, logicamente privata, e anche quell’anno era stato piuttosto amaro”.

Quando tutto sembrava finito c’è stata la svolta?

“Caracchi mi offrì di correre in Supersport ma io all’inizio non ne volevo sapere, mi sembrava di scendere troppo di livello e di categoria. Non ero contento ma accettai e fu la mia fortuna!“.

Il 1997 è stato l’anno del trionfo?

“La Ducati con gomme Pirelli era fortissima, volava e così ho vinto il titolo al debutto. L’anno dopo invece ho fatto una fatica boia. La Ducati mi bistrattò parecchio con tante promesse mai mantenute. La moto non era più competitiva e stavano emergendo le giapponesi”.

Hai però sfiorato il titolo in altre 2 occasioni.

“Nel 2000 ci andai molto molto vicino. Stava andando tutto bene, avevo fatto un bel campionato, l’ultima gara si corse nuovamente a Brands Hatch, nella mia amata Inghilterra, dove avevo vinto tre mesi prima. Purtroppo il meteo era incerto, la Pirelli non aveva le gomme intermedie e la Dunlop sì. Il mio team manager, Tardozzi, voleva farmi correre con le gomme da asciutto ma io non me la sentì e scelsi quelle da bagnato pensando che avrebbe ripreso a piovere. Invece la pista si asciugò e addio titolo.

Nel 2001 persi il invece il Mondiale per colpa di un avversario che mi piombò addosso ad Imola, mentre avevo il titolo praticamente in tasca”.

Rimpianti?

“Il Mondiale 2000 lo persi per colpa mia e questo è un grande rimpianto ma non si può tornare indietro mentre l’altro per colpa di Karl Muggeridge e quando ci penso mi viene ancora rabbia”.

Poi l’epilogo?

“Andammo a fare dei test a Valencia in vista del 2003. Io avevo sempre odiato quel circuito e lì l’incidente che messo fine a tutto, sono stato in coma 28 giorni”.

Sei uscito completamente dal motociclismo?

“L’anno dopo ho provato a fare il commentatore televisivo ma non mi piaceva, poi ho fatto l’istruttore con Ducati ma non ce la facevo più ad andare in moto, avevo le nausee quando ero in sella. Per il resto, non sarei mai riuscito a fare il team manager: non so fare e non mi piace. Se devo fare una cosa solo per soldi preferisco non farla quindi sono uscito completamente dal mondo delle moto”.

Un’ultima curiosità: perché “Gasolio”?

“Onestamente non lo so e l’ho mai saputo però mi piaceva ed ho tenuto questo soprannome”.

Bestseller, l’autobiografia del Genio F1 Adrian Newey “Come ho progettato il mio sogno”

Lascia un commento