19 Dicembre 2022

Luca Scassa “Dal basket alla MotoGP, fra gli imprevisti me la sono goduta”

Luca Scassa pilota amato: carriera è stata condizionata da qualche colpo sfortunato ma ha provato l'emozione della MotoGP

Luca Scassa, Valentino Rossi

Skaluca era un influencer quando i social network ancora non esistevano. Nato ad Arezzo nel 1983, non faceva nulla per essere un personaggio. Era semplicemente se stesso ma il pubblico impazziva per lui e lo seguiva a tutte le gare. Nel paddock del CIV e della Superbike Luca Scassa veniva considerato un intellettuale. All’epoca studiava ingegneria e vent’anni fa i piloti che andavano all’università si contavano sulle dita di una mano.

Era brillante, simpatico, carismatico ma soprattutto velocissimo. Probabilmente ha raccolto meno di quanto avrebbe meritato ma Skaluca ha lasciato il segno.

“La passione per le moto me l’ha trasmessa mio padre ed ero andato per la prima volta in circuito con lui a 8 anni, nel 1991 – racconta Luca Scassa a Corsedimoto – ero però alto e giocavo a basket. Sono sempre stato un metro e ottantacinque e per le 125 era decisamente troppo. Mi sono comunque classificato secondo nel Trofeo Aprilia dietro a Dovizioso nel 2000. C’è è stato poi l’incontro con Massimo Ormeni e il click decisivo”.

Sei passato alla Stock1000 ed è nato il mito di Skaluca.

“Ho corso con loro dal 2003 al 2006 ed avevo come capotecnico mio babbo. Partivamo da casa con un furgoncino, arrivavamo in circuito e vincevamo. Ho sempre avuto un budget prossimo allo zero però nel 2006 ho vinto il CIV Stock1000 e nel 2008 il CIV Superbike debuttando nel Mondiale. Successivamente ho corso con ParkingGo in Supersport. Ho vinto tre gare, sono salito cinque volte sul podio e sarei dovuto tornare nel Mondiale Superbike. Il progetto però è saltato e mi sono trovato a piedi. Ho trovato poi la moto ma quell’episodio ha segnato negativamente la mia carriera. Purtroppo non è stato l’unico”.

Cosa è successo?

“Nel 2013 ho coronato il sogno di ogni pilota: ho corso in MotoGP al posto di Karel Abraham, infortunato. L’anno dopo si era presentata la stessa possibilità ma durante un test al Mugello con l’Aprilia sono caduto a causa di un componente del motore fallato e mi sono rotto il femore. Avrei dovuto rimpiazzare Petrucci. Carriera definitivamente compromessa ma sono comunque contento di quello che sono riuscito a fare nel motociclismo. Ho avuto due intoppi, alcune ossa rotte, ma anche delle soddisfazioni fantastiche”.

Dopo quell’infortunio sei tornato in pista?

“Sì, intanto mi ero avvicinato al Mondiale Endurance ma soprattutto ho partecipato a vari campionati all’estero. Il BSB mi ha lasciato dei ricordi indelebili”.

Com’è stato l’approccio?

“Ho visto tra il pubblico una passione indescrivibile. Ricordo la prima gara, a Brands Hatch, con oltre settecento persone sotto la pioggia a sei gradi ed in coda per la pit-walk. Lì le moto hanno un seguito pazzesco, impressionante”.

Poi l’Endurance?

“Sono approdato al No Limits ed è stata una bellissima esperienza perché ho lavorato al progetto e non mi sono limitato fare solo il pilota ma mi sono sentito parte di qualcosa di molto più grande. Siamo passati dai sesti e settimi posti alle vittorie e podi. Siamo stati Vice-Campioni del Mondo per tre anni consecutivi”.

Correrai nell’ Endurance anche nel 2023?

“Ancora non lo so, ho 40 anni e devo ancora decidere perché ho un’officina ed un team di Coppa Italia. Faccio gareggiare con le mie moto sette ragazzi disabili e questa attività mi regala delle bellissime soddisfazioni. Tra l’altro con la mia attività, Materia Racing, riusciamo ad adattare le moto, creando dei componenti dal pieno ed è molto appagante”.

Ingegner Luca Scassa?

“No, avevo poi lasciato l’università per dedicarmi a tempo pieno al motociclismo. In quel momento era stata una scelta giusta ed inevitabile”.

Con chi avevi legato di più degli altri piloti?

“Non ho mai bisticciato con nessuno. Avevo instaurato un rapporto speciale con Alex Polita. Mi trovavo molto bene anche Roccoli, Saltarelli, Baiocco…”.

Diamo un ultimo sguardo al tuo passato. Un’istantanea che ti è rimasta del cuore?

“La prima fila a Imola nel 2010 sul bagnato nel WSBK con mio padre in piedi sul muretto. Quegli istanti me li godo più oggi che ci ripenso di quando li ho vissuti”.

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