7 Dicembre 2014

Messico '93, Quel pomeriggio di un giorno da cani

Questa è la storia di una gara dove tutto, ma proprio tutto, è andato male. Quasi come la rapina più sfigata del secolo raccontata nel film. Città del Messico, novembre 1993:  il Mondiale Superbike è alla resa dei conti. Lo squadrone Ducati sperava di ribaltare l’esito di un campionato compromesso da due gravi errori del […]

Questa è la storia di una gara dove tutto, ma proprio tutto, è andato male. Quasi come la rapina più sfigata del secolo raccontata nel film. Città del Messico, novembre 1993:  il Mondiale Superbike è alla resa dei conti. Lo squadrone Ducati sperava di ribaltare l’esito di un campionato compromesso da due gravi errori del nuovo pupillo Carl Fogarty, lo spericolato britannico dagli occhi di ghiaccio al primo anno da ufficiale con la Rossa. C’erano da recuperare 29 punti sulla Kawasaki del georgiano Scott Russell, su 40 ancora in palio: un’impresa titanica. Il piano era mettere più piloti possibili tra Foggy e lo statunitense, contando sulla maggiore competitività della bicilindrica 888. E magari anche sul decisivo vantaggio garantito dalle gomme Michelin rispetto alle Dunlop della Kawasaki. Una rimonta difficile sulla carta e impossibile nella realtà. Perchè la gara saltò e il titolo venne assegnato a tavolino. Ecco perchè.

Scott Russell campione del Mondo 1993, quando aveva 29 anni.

MESSICO E NUVOLE – Era la prima volta che la Superbike approdava in Messico ma non era un salto nel buio. Il circuito “Hermanos Rodriguez” aveva ospitato per quindici volte la F1 e dal punto di vista tecnico era una meraviglia: lungo cinque mila metri, largo, veloce, tecnico. Con la chicca dell’ultima curva leggermente sopraelevata, la mitica Peraltada. L’impianto è praticamente in centro, in un immenso parco. La Superbike aveva fatto le prove generali l’anno prima con una gara ad invito andata in porto senza problemi. Invece nel ’93 le cose cominciarono ad andare storte fin dalla vigilia. Il cargo aereo con le moto e ricambi spediti dall’Europa rimase per giorni in dogana e le casse arrivarono nei box solo all’alba del venerdi, poche ore prima delle prove. Non ci fù nulla da fare per  Ducati Usa che avrebbe voluto riportare in pista il texano Doug Polen, il dominatore delle due precedenti stagioni. Il camion partito dalla Pensylvania restò due giorni bloccato alla frontiera: erano i giorni delle tensioni Usa-Messico sull’accordo commerciale Nafta e rallentare il traffico merci era una forma di pressione del governo centroamericano. Per sbloccare la situazione il promoter Maurizio Flammini arrivò fino al presidente Carlos Salinas de Gortari ma il via libera arrivò troppo tardi, perchè nel frattempo  Eraldo Ferracci storico capo della Ducati-Usa aveva ordinato agli autisti di fare rotta verso casa. Niente gara per Polen e una chance in meno per la rimonta ducatista.

Carl Fogarty, nato nel 1965, nel ’93 era al primo anno con Ducati ufficiale.

RUSSELL SENZA GOMME – La Kawasaki era massicciamente appoggiata dalla Dunlop che, per aggirare il rischio dogana di terra, aveva spedito le coperture via aerea da Houston, nel Texas. Servì a poco, perchè il cargo rimase bloccato in aeroporto fino a sabato mattina. Il venerdi splendeva un bel sole e Scott Russell era senza slick. Fece montare l’unica gomma che trovò, un’intermedia di quelle  che si usano quando piove leggero e tra lo stupore generale fece il miglior tempo seminando le Ducati. Russell finì davanti con un secondo di vantaggio su Giancarlo Falappa, Carl Fogarty, Fabrizio Pirovano e Mauro Lucchiari, tutti gommati Michelin. Il ritardi nella consegna del materiale tecnico erano un intoppo gravissimo, ma era solo l’inizio. Perchè quel venerdi in pista successe proprio di tutto.

CONTROMANO – Lanciatissimo nel suo giro veloce Scott Russell si vide tagliare la strada da una macchina di servizio. “Non ho creduto ai miei occhi, ero a tutto gas in rettilineo e ho visto un’auto bianca che attraversava la pista, mi sono rialzato guardando attonino i commissari a bordo pista che mi hanno risposto alzando il pollice per dire “tutto ok”. Tutto ok un ..cavolo, questi sono pazzi” urlò Russell togliendosi il casco nei box. Dove, in pochi minuti, si formò un capanello di piloti, ciascuno con la sua brutta avventura da raccontare. “Qui intorno ci sono decine di campi da calcio, c’è un GP ma nessuno li ha fatti smettere, piovono palloni in pista dovunque” lamentò Foggy, che pure era tifosissimo del Manchester United e della nazionale inglese. L’altro problema erano i cani randagi. “Ce n’erano due che zampettavano in chicane, sono passato quattro volte e nessuno che li abbia mandati via” raccontò Fabrizio Pirovano.

Scott Russell oggi ha 50 anni e fa il telecronista

STOP – Immaginatevi la situazione: era la vigilia dello spareggio Mondiale, un po’ come tra Sykes e Guintoli due mesi fa in Qatar. Ma invece che preoccuparsi di strategia, duelli e punteggi Russell e Fogarty erano alle prese con palloni e cani vaganti. Organizzatori e giuria internazionale confermarono il programma del sabato sperando che nel frattempo si fosse aggiustato tutto. Carl Fogarty, quello che in definitiva aveva più interesse a correre, chiese di fare un sopralluogo prima dell’inizio delle qualifiche decisive. L’auto della direzione venne centrata dopo pochi metri da una pallonata. “Niente, non smettono e qui non si può correre” tuonò Foggy invitando i colleghi a non scendere in pista. Russell ovviamente seguì il consiglio, come gli altri big. Ma qualcuno disubbidì. Quando la corsia box venne aperta, tre messicani accesero il motore emulati da Aldeo Presciutti, Mauro Moroni e Dominique Sarron. Ma neanche per gli irriducibili ci fu verso. Dopo qualche giro tornarono ai box e sul GP del Messico calò il sipario.

Carl Fogarty oggi ha 49 anni e protagonista di un reality tv nella giungla

FESTA TRISTE – Russell festeggiò il primo e unico Mondiale della sua carriera il sabato sera in hotel, con un giorno d’anticipo. C’erano i genitori, molte belle ragazze e perfino sua nonna. Tutti con la maglietta celebrativa addosso per il primo alloro Kawasaki che dopo anni di polemiche sul regolamento  giudicato troppo favorevole alla bicilindrica era finalmente riuscita a piegare l’Armata Rossa.  Per Scott il ’93 fu un anno magico: Mondiale Superbike e trionfo alla 8 ore di Suzuka. Carl Fogarty tornò a casa in lacrime: il fuoriclasse che aveva sfidato mille volte i muri del Tourist Trophy affondato dalle pallonate. La sua era sarebbe cominciata la stagione dopo, col primo dei suoi quattro titoli. Il tempo guarisce tutte le ferite: nel 2015 lo stesso impianto di Città del Messico, nel frattempo ammodernato, ospiterà la F1 23 anni dopo l’ultima volta. Anche le moto, prima o poi, torneranno. Palloni e cani permettendo.

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4 commenti

  1. Dave986 ha detto:

    Bellissimo aneddoto, questa storia non la sapevo! 🙂

  2. AlfonsoGaluba ha detto:

    Salve sig. Gozzi,
    Ricordavo della storia dell’annullamento del GP del messico per i cani e per i palloni. Bellissimi i suoi articoli storici sul mondiale Superbike. Un altra bella storia da raccontare sarebbe Canada 1991 a Mosport, mi piacerebbe sentire il suo racconto.

  3. AlfonsoGaluba ha detto:

    Si, sapevo del boicottaggio di Mosport 1991, infatti pensavo che lei potesse raccontarci qualche aneddoto su questo boicottaggio. Perchè avvenne? Cosa chiedevano i piloti? Perchè i Flammini decisero di fare ugualmente il GP con tutti piloti sconosciuti?