Il Moscow Raceway spunta da dietro una curva e la prima istantanea è un plotone in fila per tre incamminato verso gli ingressi. Militari giovanissimi, con il cappellone marziale, il tascapane e il manganello lungo così. Li hanno dislocati lungo il perimetro dell'impianto, uno ogni cinquanta metri.
Agli ingressi hanno piazzato metal detector come quelli che si usano per il controllo passeggeri negli aeroporti. Ogni spettatore viene anche filmato da telecamere a circuito chiuso. Immagino che debbano servire ad inviduare attraverso identikit memorizzati il volto di eventuali terroristi. Un “filtraggio” così accurato non provoca code per il semplice fatto che il pubblico non c'è. Sarà presto.
Per adesso l'incidente diplomatico si è verificato solo per motivi commerciali. Fino a metà venerdi in varie parti del circuito c'erano enormi cartelli di Mercedes AMG, marchio in conflitto con Alfa Romeo sponsor del Mondiale Superbike. La Infront li ha fatti rimuovere un attimo prima che si accendessero le telecamere. Viene il sospetto che i responsabili del circuito non abbiamo mai visto una gara importante prima d'ora.
Meglio pensare a Biaggi e Melandri che si giocano il Mondiale alle spalle della Ducati di Checa che può fare il pieno tornando terzo incomodo per il titolo. In circuito le cose funzionano solo grazie alla provvidenziale presenza di 70 adetti italiani, tra commissari di percorso e direttori delle operazioni. Sono sbarcati in Russia martedi e non hanno trovato niente, neanche le bandiere di segnalazione cucite in tutta fretta. Se domani vi gusterete un bello spettacolo, ricordatevi di loro.
Non mancano i contrattempi al limite del grottesco. La seconda qualifica è stata fermata con bandiera rossa perchè il sistema di collegamento radio tra direzione gara e postazioni non funzionava correttamente. I russi sono stati i primi a conquistare lo spazio ma Yuri Gagarin, nel 1961, doveva avere un servizio radio migliore di quello del Moscow Raceway nell'anno di grazia 2012.
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