13 Luglio 2022

Superbike: Scott Redding là dove tutto è cominciato, se non ora quando?

Scott Redding sbancò Donington in 125GP nel 2008, a soli quindici anni. Sembrava spuntata una stella, adesso con la BMW il talento britannico riparte all'assalto. Ma il tempo stringe...

Scott Redding, Superbike

Il 22 giugno 2008 a Donington Park c’era lo stesso pienone dei tempi gloriosi di Carl Fogarty, quando per fare i sei-setti chilometri dall’autostrada M1 impiegavi ore. Sempre che sapessi arrangiarti, cercando improbabili scorciatoie nei parcheggi del vicino aeroporto. Quella volta gli appassionati britannici erano lì, con le birre in mano, per gustarsi Valentino Rossi, Casey Stoner e gli altri pezzi grossi della MotoGP. Non immaginavano che a far sventolare la Union Jack sarebbe stata un ragazzino di quindici anni, che solo gli addetti ai lavori conoscevano. Scott Redding aveva corso appena sette GP, era al primo anno di anno di Mondiale ma non si fece intimorire da quel muro di folla. Partì sulle ali dell’incoscienza tipica della sua età, senza niente da perdere. Gli avversari lo rividero sul podio, a salutare dal gradino più alto, da baby prodigio: il record di precocità ha resistito dieci anni. Ai britannici venne un moto d’orgoglio: “Ecco il nuovo Barry Sheene“.

Un talento inespresso

La storia non è andata proprio così. Scott Redding di Mondiali ancora non ne ha vinti. Lo ha sfiorato in Moto2 e sognato in Superbike, salvagente di una carriera che rischiava di affondare dopo le delusioni patite in MotoGP. Ha gareggiato per due anni con Ducati, ma nel 2020 ha sbattuto il muso contro Jonathan Rea, mentre l’anno scorso ha dovuto fare i conti anche con Toprak Razgatlioglu. Fosse rimasto, questo poteva essere il suo anno. Ma ha preferito i soldi della BMW, che ha messo sul piatto un ingaggio quattro volte più elevato di quanto avrebbe incassato restando fedele alla Rossa. Poteva tornare a Donington meno ricco, ma da leader dell’armata rossa, forse perfino da leader del Mondiale. Invece sarà l’outsiders, perchè la BMW non è ancora al livello di Kawasaki e Yamaha. Tantomeno regge il confronto con la Ducati, che con Alvaro Bautista sta volando: dodici corse sempre (almeno) a podio, primato nel Mondiale con 36 punti di vantaggio su Jonathan Rea. Chissà se i soldi stanno facendo la felicità dell’ex bambino prodigio.

Se non ora, quando?

Donigton, quinto dei dodici round Superbike, è un punto di svolta per il 2022 di Scott Redding. Qui ha girato due settimane fa, portandosi avanti coi lavori rispetto a Bautista, Rea e Razgatlioglu. La BMW, per voce del direttore tecnico Marc Bongers, assicura che nel mese di sosta dopo Misano, sono stati fatti molti passi avanti: motore, elettronica, anche radicali modifiche di ciclistica. Nel round precedente Redding si è calato nei panni di tester: “Qui di sicuro non andremo forte, tanto vale fare sviluppo”. Parole che devono essergli costate tanto. “Non vedo ora di correre in casa, mi farà piacere vedere tanti connazionali sui prati e nel paddock, da quando sono in Superbike è la prima volta che mi succede.” Già: finite le restrizioni, Scott Redding non vede l’ora di gettarsi a tuffo sulla folla, come una rockstar, come faceva nel 2019 nelle vigilie del British Superbike. Ma sabato e domenica lo show dovrà farlo in pista, con tutto il talento che possiede. Donington è il momento della verità: se non ora, quando?

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