8 Marzo 2022

L’indimenticabile gara di Taru Rinne

Nel 1989 si vede per la prima volta una donna nella prima fila di una gara di motomondiale. E' l'evento che porterà Taru Rinne ad entrare negli annali di storia dello sport al femminile.

Taru Rinne 1989

Il 28 maggio 1989 è una giornata assolata con un cielo blu cobalto ad Hockenheim, Germania. Un sole limpido che scalda perfettamente l’asfalto del circuito. Le tribune sono gremite di tifosi trepidanti in attesa dei campioni della Road Racing World Championship (che cambierà poi nome in MotoGP).

Gli enormi cartelloni pubblicitari di Mobil, Pirelli, Pop84 spiccano colorati sotto le gradinate come coreografia di una giornata memorabile.

Odore di benzina, olio, sudore e catrame.

Sulla linea di partenza si schierano i piloti della 125 circondati dai loro fidati meccanici.
Si cerca la concentrazione. Si sorride ai fotografi e alle telecamere.
Ezio Gianola si è conquistato la pole position e gli applausi sono tutti per lui, dominatore della stagione.

Ma è la seconda posizione in griglia ad attirare gli sguardi e i commenti dei telecronisti: c’è una donna, la ventenne finlandese Taru Rinne.
Tuta in pelle gialla e bianca, casco Arai completamente bianco. Dalla visiera alzata un sorriso soddisfatto che nasconde l’agitazione per tutto quell’interesse e per l’avvicinarsi del via.

La migliore qualificazione di sempre per una donna

La prima linea vede in terza posizione, a lato della Honda di Taru, il campione in carica Jorge Martínez in sella alla sua Derbi. Seguono Àlex Crivillé (JJ Cobas) e Fausto Gresini con l’Aprilia.

Si scaldano i motori, è il momento della partenza. Non c’è più tempo per la paura. E’ un’arena di combattimento e lo sarà per i prossimi 14 giri.

95 km di adrenalina, di pieghe, staccate, sportellate e gas al massimo.

Una gara memorabile

Il boato delle moto zittisce il circuito. Visiere abbassate. Sguardi attenti. Si parte.

Taru Rinne combatte subito per mantenere la posizione conquistata in qualificazione ma si ritrova in pochissimo tempo al settimo posto.
Non è facile farsi valere. I 36 piloti in pista stanno combattendo in duelli continui. Ogni movimento può essere fatale. Ogni disattenzione può condannare alla sconfitta o peggio.

Ora i pneumatici sono nel loro momento migliore. Taru li sente aderire all’asfalto come una calamita.

E’ il momento di rischiare e spingere.

Sorpassa e accelera a manetta sul rettilineo. Le sue staccate sono perfette, le sue linee micidiali.
Conquista la seconda posizione. Va all’assalto di Gianola e per alcuni giri lotta con lui per il primo posto. E’ una meraviglia vederli combattere.
Ma nemmeno il più forte entusiasmo riesce a reggere il confronto con l’esperienza degli altri piloti. L’adrenalina della lotta all’ultimo sangue con l’italiano per la vetta è durissima e in pochi giri la finlandese si ritrova quarta.

I pneumatici hanno dato il massimo e anche le sue energie sono allo stremo.
Il sudore impregna la tuta.
Il cuore pompa sangue ai muscoli tesi per lo sforzo richiesto.
Non manca molto alla fine di questa estenuante gara.

Succede in un attimo.
Con la coda dell’occhio Taru vede una sagoma. E’ Hans Spaan. La supera. Niente da fare contro il tedesco che ha un ritmo troppo veloce, impossibile tenerselo alle spalle.
Con il sorpasso diminuisce anche la speranza di lottare per il podio ma non è il momento di pensarci.

Tiene il gas spalancato Taru.

Cerca di resistere agli attacchi degli altri piloti ma sia Hisashi Unemoto e Stefan Prein riescono a superarla.

Sventola la bandiera a scacchi. Taru Rinne finisce settima con il tempo di 34.07.81 a poco più di dieci secondi dal vincitore Àlex Crivillé.
La finlandese si porta casa un bottino di 9 punti.
Potrà sembrare poca cosa ma il risultato finale le permette di entrare nella storia e di essere ricordata come pioniera del motociclismo femminile.

Lisa Cavalli
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