22 Febbraio 2023

Max Gazzarata e la sfida JuniorGP: “Mostriamo il vero valore dei piloti”

Max Gazzarata, boss Gazza Racing in motard, quest'anno avrà anche un team in JuniorGP. Com'è nata questa idea? La nostra intervista.

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Max Gazzarata è un ex pilota di cross e motard a capo di una struttura ormai consolidata in Supermoto tra campionati italiano, europeo e mondiale. Quest’anno però per lui c’è la novità JuniorGP con un team chiamato Eagle-1, un impegno quindi su due fronti con due strutture differenti. La sua punta è Alessandro Morosi, 18enne lombardo di belle speranze con già due stagioni di esperienza nel Mondialino Moto3. Come si è arrivati a questa nuova sfida? Abbiamo fatto due chiacchiere con Gazzarata, ecco cosa ci ha raccontato.

Com’è nata l’idea del debutto in JuniorGP? Tu hai un team in Supermoto.

Io ho corso per 20 anni nel cross e 10 anni nel motard, sport in cui il pilota riesce ancora a dire la sua, a fare la differenza. Dicono che il motard è uno sport finito, ma in realtà è una disciplina molto interessante, più vicina alla strada che al motocross. Da qualche anno [2008, ndr] in Italia c’è anche la categoria S4 sull’asfalto. Per mettere a punto le moto adatte abbiamo contattato un paio di piloti vicino casa: Alberto Surra ed Alessandro Morosi. Una crescita sul lato tecnico ma anche un allenamento. Poi abbiamo iniziato a chiacchierare, ci è venuta l’idea… Mesi dopo ci siamo ritrovati a fare l’iscrizione in JuniorGP!

Come si è concretizzata?

Arrivando da un mondo molto diverso devo ammettere che l’idea mi spaventava un po’. Il progetto però è nato grazie a due persone: Maurizio Cambarau, di esperienza mondiale, e Corrado Caon, titolare del team FullMoto. Mi sono detto che, se dovevamo entrare nel campionato, bisognava farlo con due persone appassionate e capaci, visto che non c’è tanto tempo per crescere. Ci siamo trovati subito con Corrado, in seguito con Maurizio: all’inizio ci passavano tante cose negative per la testa, poi abbiamo superato l’ostacolo, grazie alla simbiosi che s’è creata. A differenza della struttura in motard con Honda, correremo con KTM e durante l’anno avremo diverse evoluzioni, come avevamo chiesto. Vogliamo chiudere la stagione sapendo che abbiamo fatto davvero tutto l’occorrente, quindi che era impossibile fare di più.

Schieri infatti Alessandro Morosi, che già conosci bene. Avrete solo lui quest’anno?

Con Alessandro s’è creato un rapporto di grande fiducia: abbiamo fatto insieme 3-4 gare motard e ci siamo trovati veramente bene. È una bellissima persona: sembra molto sicuro di sé ma alla fine è molto delicato e sensibile. Da ex pilota ho cercato anche di tirare fuori le parole chiave per far sì che riuscisse a dare il meglio di sé nel poco tempo che aveva in motard. Da lì abbiamo iniziato a pensare insieme a questo progetto, il cui obiettivo principale, più dei risultati, è mostrare il vero valore dei piloti. E sì, avremo un solo pilota per cominciare, potrebbero esserci delle wild card in corso d’opera, ma si comincia a costruire la squadra da lì. Anche perché sappiamo che sotto il profilo economico sarà complicato, ma è normale.

Quanto può aiutarvi l’esperienza di Morosi in JuniorGP?

Sicuramente parecchio. È un bel pilota e sono certo che non sia ancora visto il suo vero potenziale. Come ho detto è un ragazzo sensibile e basta un attimo per non riuscire a mostrare tutto quello che si può dare. L’ho visto nel motard, non immagino in JuniorGP, in cui c’è ancora più tensione. In squadra ho cercato di creare un mix di voglia di fare, competenza e passione: penso sia un buon cocktail anche per Alessandro.

Facciamo un passo indietro: raccontaci la storia di Gazza Racing, la tua squadra in Supermoto.

Io fino agli anni 2002-2003 ho corso nel Campionato del Mondo Motocross, avevo 33-34 anni, e ho conosciuto il motard tramite amici. Ho disputato questa disciplina per qualche anno, prima in Europa e poi negli Stati Uniti, finché a 37 anni non è arrivato il momento di smettere. Mio padre aveva sempre avuto questa officina chiama Gazza Racing, ho quindi voluto continuare la ‘dinastia’ del nome e nel 2007 abbiamo iniziato nel motard con questa squadra. È stata la mia riconversione, da pilota a team manager.

Secondo te, cosa dà in più un team manager che è stato anche pilota?

Certamente sai di cosa stai parlando. Il concetto delle gare, la psicologia… Un insieme di cose che sicuramente aiutano, ma oltre a questo è opportuno saper misurare le parole quando si parla con un pilota, in particolare dopo una gara. Nel motorsport gli insuccessi sono molto più frequenti dei successi, specialmente all’inizio, quindi è necessario trovare la formula giusta per far credere ai ragazzi che un giorno diventeranno forti.

Un lavoro non semplice.

All’inizio ci sono tante giornate nebbiose, quindi non basta una pacca sulla spalla. Bisogna far capire al pilota cosa c’è al di là, quindi i passaggi, ma anche che è sempre un gioco. Chiaramente poi bisogna fare attenzione anche al carattere del pilota: non solo Alessandro, ce ne sono tanti che pesano le parole. E non bisogna dimenticare che è uno sport rischioso: è una scala che bisogna salire dolcemente, non giocarsi il jolly e sperare sempre che funzioni.

In generale, dare una possibilità ai giovani per crescere.

A quell’età bisogna aiutarli, nessuno nasce imparato. Non tutti poi sono intuitivi, ci sono piloti un po’ più ‘lenti’. Non è il caso di Alessandro, ma in futuro, se ci capitasse un giovane così, bisogna portare pazienza ed è quello che ho detto anche alla squadra.

Quali sono i programmi 2023? Oltre alla novità del debutto in JuniorGP.

Andiamo sempre avanti in motard con Gazza Racing, nell’Italiano e nell’Europeo avremo anche Alessandro. Come presenza non riuscirò ad esserci sempre nel campionato italiano, ormai una struttura indipendente che va avanti da sé. Ci sarò nel Mondiale, perdendo anche un paio di gare in JuniorGP. Valuteremo poi com’è andata, per capire anche come gestirla meglio. Ma in ogni caso siamo ben organizzati in entrambe le specialità per quest’anno.

Foto: Gazza Racing

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