7 Ottobre 2022

Chrissy Rouse: il motociclismo piange il pilota matematico

Chrissy Rouse sapeva far tutto si è fatto amare dal paddock del British Superbike: il ricordo del compianto 26enne motociclista britannico.

Chrissy Rouse: il motociclismo piange il pilota matematico

Quando si registra un lutto è un continuo manifestarsi di apprezzamenti, ricordi, omaggi, perlopiù ipocriti. I consueti “Era una brava persona“, “Salutava sempre” e via discorrendo. Nel caso di Chrissy Rouse, resta difficile ricordarsi in tempi recenti un intero paddock in lacrime per la sua prematura ed improvvisa scomparsa. Tutti, ma proprio tutti, conservano gelosamente un ricordo di-e-con Chrissy. Dal primo della classe del BSB, al meccanico che lavora nell’ultimo (per quanto rispettabilissimo) team in ordine di classifica. Non c’è stato uno che, nel ricordare Rouse, non abbia tirato in ballo un episodio, un aneddoto che lo riguardasse. Non da meno: vissuto in prima persona. D’altronde CR69 era così: un buon pilota, una persona fantastica che si è fatta amare per una storia quasi irripetibile nel motociclismo degli anni Duemila.

NESSUNO COME CHRISSY ROUSE

Di persone come Chrissy ne nasce una su un milione“, si legge tra i vari ricordi. Proprio così, perché Chrissy Rouse ha rappresentato un esempio di saper far tutto e saperlo fare bene. Si piange la scomparsa di un motociclista con i suoi prestigiosi traguardi conseguiti in carriera, ma si piange anche un ragazzo di 26 anni dalle innumerevoli qualità. Di un’intelligenza sopraffina che lo ha portato, nel bel mezzo delle sue attività agonistiche, a laurearsi e diventare un insegnante di matematica a tutti gli effetti. Praticante, oltretutto: non solo il mero raggiungimento di un titolo di studio. Nella vita di tutti i giorni insegnava e, nella pausa invernale nel BSB, spesso sui social rispondeva cordialmente a quesiti matematici di ogni genere. Già che c’era, si è reinventato come autore di uno dei podcast di stampo motociclistico più ascoltati nel Regno Unito. Tutti i piloti del BSB sono stati suoi ospiti e, ascoltando qualche episodio, ci si può render conto che aveva anche del talento con cuffie e microfono. Che sia per il (suo) podcast, che si tratti del racconto di una gara. Lo testimonia il fatto che British Eurosport lo avesse ingaggiato come commentatore tecnico del Mondiale Endurance.

IL VIAGGIO DI CHRISSY ROUSE

Uno dei suoi amici più cari ha riportato una massima espressa da Chrissy Rouse. “Non importa la destinazione: ciò che conta è il viaggio che farai“. Nella sua carriera, Chrissy ha affrontato un percorso non usuale. Dai trofei promozional-propedeutici del Regno Unito fino a qualche comparsata (con annessa conquista di punti) nell’Europeo Superstock 600 con Racedays Honda, stagione 2014. Tornato in madrepatria, con i risultati conseguiti si era persino guadagnato una promozione (affrettata) al British Superbike 2018, salendo in sella in corso d’opera alla Suzuki del team Halsall. Tante difficoltà, ma anche qualche piazzamento di rilievo. Di certo, non abbastanza per trovar una sistemazione nel BSB 2019.

CAMPIONE BRITANNICO

Senza mai perdersi d’animo, Rouse era ripartito nella Superstock 1000 britannica, rischiando di concludere anzitempo la sua carriera nel 2019. L’aiuto di familiari e dei suoi (tanti) amici, combinata alla volontà dell’ex pilota Phil Crowe e del suo team di affidargli una BMW, gli consentirono di correre nel 2020. Vincendo a sorpresa il titolo nazionale Superstock 1000, categoria dove si ripresentò con il #1 nel 2021 su Kawasaki, per poi riabbracciare la causa Crowe Performance BMW per l’impegno a tempo pieno per il British Superbike 2022.

PADDOCK DEL BSB IN LUTTO

Rouse ha vissuto una stagione certamente non facile con una BMW M 1000 RR privatissima. Qualche sprazzo velocistico, un bottino complessivo di 18 punti, tutto questo fino al drammatico incidente in Gara 3 a Donington Park. Dalla dinamica non suffragata dalle immagini televisive: si è intravisto, alla conclusione del primo giro, Rouse cadere in seguito ad un highside in uscita dalla Goddards e null’altro. La ricostruzione di quanto successo accerta come Chrissy sia stato travolto da un suo (incolpevole) collega (per riserbo e rispetto non riportiamo il suo nome: sta vivendo giorni difficili, per usare un eufemismo), con conseguente trasporto al centro medico ed all’Ospedale. Una scomparsa improvvisa comunicata alle 18:30 di giovedì 6 ottobre, lasciando tutto il paddock del British Superbike senza parole, ma con tanti ricordi e aneddoti di esperienze condivise insieme. Chrissy lascia un vuoto incolmabile: in questo caso no, senza alcuna ipocrisia.

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