10 Marzo 2022

Lorenzo Lanzi non si ferma più: “Corro ancora per vincere!”

Intervista esclusiva a Lorenzo Lanzi, 40 anni: parteciperà al National Trophy su BMW del Team NB Racing Technology

Lorenzo Lanzi

Lorenzo Lanzi per anni ha fatto sognare i tifosi di tutta Italia. Era tra i talenti più cristallini del Mondiale Superbike. È stato pilota ufficiale Ducati e compagno di squadra del mitico Troy Bayliss. Romagnolo doc, Lorenzo Lanzi è un grande appassionato. Umile e carismatico, a 40 anni ha ancora tanta voglia di lottare e di mettersi in gioco nel National Trophy 2022. Non sarà il più grande del campionato, considerando che ci sarà anche il cinquantenne Sebastiano Zerbo, tuttavia sarà il più atteso in assoluto. Lollo è considerato il favorito per il successo finale.  Quest’anno gareggerà sulla BMW del Team NB Racing Technology.

“Non sono scaramantico e mi fa piacere essere considerato uno tra i favoriti – scherza Lorenzo Lanzi – Provo però molto rispetto per tutti i miei compagni. Corro per vincere. L’anno scorso ho conquistato una doppia vittoria ad Imola dopo 2 mesi che ero fermo ed avevo stupito un po’ tutti. Mi avevano fatto i complimenti tanti tecnici ed anche miei ex colleghi del Mondiale. Da parte di Ducati però non c’è stata la volontà di andare avanti con me”.

Sei passato così da Ducati a BMW.

“Io volevo continuare a correre e ringrazio il Team NB Racing Technology. La BMW vuole puntare su piloti esperti, in grado di dare dei riferimenti sullo sviluppo ed indicare  le miglior soluzioni per una moto di serie, acquistabile da qualsiasi tipo di utente. Credo che possa essere molto competitiva e la squadra è composta da grandi appassionati, quindi faremo il possibile per cercare di vincere”.

Chi saranno gli altri pretendenti al titolo?

“C’è una bella lista di piloti: Andreozzi, Russo, Saltarelli… Mi dispiace che non ci sia Tamburini ma sarà un campionato combattuto. Il livello sarà più alto rispetto al passato e molti hanno fatto tanti test durante l’inverno: chi in Spagna e chi a Vallelunga. Noi proveremo la settimana prossima a Misano e dovrò riprendere confidenza con la BMW. Dopo 2 anni devo ricominciare, cambiare metodo di lavoro e all’inizio non sarà facile”.

Hai gareggiato ai massimi livelli nel Mondiale Superbike ed ora partecipi ad un campionato minore. Dove trovi gli stimoli?

“Questa cosa me la chiedono in tanti. Io ho la vera passione, fin da bambino, grazie a miei genitori che mi hanno fatto scoprire questo amore per il motociclismo che è dentro di me. Devo ringraziarli per avermi avvicinato a questo sport ed è tutt’altro semplice per un genitore, per motivi che tutti possono comprendere. Il motociclismo è uno sport costoso e non è sicuro. Io ho fatto tanto per arrivare ad alti livelli. Nonostante non abbia più trovato spazio nel Mondiale ormai dal 2014, non penso di smettere. Quando sarà il momento di farlo, sarò unicamente io a deciderlo ed a dire basta. Non ho mai accettato che fossero altri a prendere questa decisione al posto mio, magari mettendomi il bastone tra le ruote per cercare di  farmi smettere. Attualmente vivo gara per gara neppure anno per anno, finché vado forte continuo altrimenti mi  fermo.

Ci sono tanti piloti nella mia stessa situazione, anche nei campionati minori. C’è un grande lavoro dietro di organizzazione, di business con le aziende e tutto questo si costruisce attraverso la sincerità, l’onestà e il metodo.

Mi piace organizzare una stagione, dare visibilità alle ditte con cui lavoro, trovare la squadra giusta e con la moto competitiva”.

Il National Trophy  è in forte crescita.

 “Ci sono piloti del Mondiale o dell’ Europeo che preferiscono fare il National con una moto competitiva invece che il CIV o Mondiale solo per fare presenza. Questo campionato ha preso molto piede: ha il regolamento aperto, la gomma libera e ci si organizza al meglio. Nel CIV ci sono, invece, tanti paletti e se non si è in un top team è difficile riuscire anche solo a salire sul podio. Io invece parto per vincere e proprio per questo ho scelto il National”.

Lorenzo Lanzi, hai un entusiasmo che sembri un ragazzino. Non starai mentendo sulla tua età?   

“Eh no, a fine stagione compirò 41 anni ma ho ancora voglia di alzarmi tutti i giorni ed allenarmi, fare sacrifici che in realtà però non lo sono e non lo sono mai stati. Non mi è mai pesato l’ impegno per le corse. Il mio obbiettivo, sia in Italia che all’estero, è sempre stato vincere. Io corro per questo e non per passare il tempo. Ci metto sempre tutta la dedizione necessaria ed gusto della vittoria mi spinge a correre e continuare”.

Hai fatto anche l’istruttore?  

“Si, con Ducati e mi ha dato delle belle soddisfazioni. Ho dimostrato che non me la cavo male anche dall’altra parte della lavagna”.

Diamo uno sguardo al passato. Qual è il tuo ricordo più bello?

“La prima vittoria nel mondiale non si scorda mai. Era stata inaspettata per com’era arrivata. Però mio padre mi ha sempre detto che, in una condizione come gli altri, avrei detto la mia e questa cosa mi era rimasta impressa. Io ci credevo ma ci avevo messo un po’ di tempo a riscontrarla, anche se nel Mondiale 250 avevo fatto grandi cose pur essendo privatissimo. Quando ho avuto la possibilità, ho capito perché  mio padre aveva fatto così tanto per farmi correre. Lui aveva visto il mio talento prima ancora di me”.

Ripianti?

“Nulla di particolare. Mi dispiace solo di non avere potuto vincere un campionato del mondo ma per il resto non ci sono delle cose negative. Negli ultimi anni non c’erano più le condizione di fare bene nel Mondiale ed esserci per fare numero mi stava stretto. Oltre ai sacrifici, al talento, ho qualcosa dentro ed è la passione: per questo partecipo ai campionati minori”.  

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