14 Novembre 2022

Il fantastico viaggio di Giuseppe Fiorillo: “Dal nulla al Motomondiale”

La storia di Giuseppe Fiorillo, Campione Europeo negli anni novanta e nel Motomondiale con Biaggi e Capirossi.

Giuseppe Fiorillo

Dalle scorribande sulle strade di Salerno al Motomondiale. Giuseppe Fiorillo è stato uno tra i pochi piloti meridionali protagonisti a livello internazionale. Nato nel 1970, negli anni novanta è stato Campione Europeo 250 ed ha partecipato ad oltre trenta gara del Motomondiale tra classe 125 e 250. Ora vive in Romagna ed è da vent’anni è tra i tecnici di riferimento di Andreani Group.

Giuseppe Fiorillo, come ti sei avvicinato al mondo delle moto?

“Come pilota sono nato dal nulla, l’autodromo più vicino era ad oltre 300 chilometri da casa mia e dunque giravo su strada. Avevo un’Aprilia 125 che mi aveva regalato mio padre e mi allenavo in paese. Sono entrato nel Moto Club Costa dei Saraceni e con loro ho iniziato fare le cose sul serio poi sono stato chiamato dal Team Italia”.

Com’è andata?

“All’epoca c’era il Team Italia, gestito da Pierluigi Aldrovandi e Domenico Brigaglia dei veri appassionati. Mi ero classificato secondo nell’ Europeo 125 ed ero stato promosso al Mondiale ma purtroppo lì avevo una Yamaha che non era all’altezza delle altre moto. I risultati non erano arrivati. Sono tornato nell’ Europeo ma in 250 ed ho vinto il campionato nella Classe 250 Grand Prix. Sono tornato dunque nel Mondiale ma avevo una Honda standard e a quei tempi c’erano 15 moto ufficiali. Erano gli anni di Biaggi e Capirossi ed il livello era altissimo. Non ero andato male ma non avevo brillato particolarmente, in più non avevo il budget quindi mi ero ritrovato a piedi”.

Ti ha aiutato qualcuno?

“Sì, Mauro Noccioli che mi ha dato la possibilità di fare l’ Europeo con una moto artigianale costruita da lui. E’ stata una bella sfida perché sono riuscito a vincere delle gare con un pezzo privatissimo. Ho continuato nella serie continentale e mi sono classificato ancora secondo. Nel 1997 sono tornato nel Mondiale ma le cose non sono andate bene. Poi sono passato in Supersport e lì è stato un infermo perché avevamo deelle gomme che ci davano un sacco di problemi. Ho poi smesso”.

Hai iniziato a lavorare dietro le quinte?

“Per un po’ ho fatto il collaudatore, prima in Bimota poi in MV Agusta. Dal 2003 lavoro ad Andreani Group. Quest’anno ho seguito Marco Bussolotti al CIV, ha vinto il campionato ed è stata una bella soddisfazione anche per me”.

Sei stato un ottimo pilota ma non hai sfondato. Cosa ti è mancato?

“Per i ragazzi del Sud era tutto più difficile, non c’erano le piste e mancava l’interesse per le moto. Fossi nato in Romagna probabilmente sarebbe stato diverso. Ai miei tempi poi non c’era la VR46 Academy. A Valentino Rossi bisognerebbe fare un monumento per ciò che ha fatto per giovani: ha cresciuto oltre una generazione di piloti e bisogna ringraziarlo”.

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