30 Settembre 2022

Clinica Mobile fuori dai GP: dr. Massimo Corbascio “Non è più indispensabile”

Il Dottor Massimo Corbascio è stato uno dei pionieri della Clinica Mobile che in MotoGP lascia il posto agli spagnoli. "Si chiude un ciclo"

Massimo Corbascio, Clinica Mobile

Tutto ha inizio, tutto ha una fine. Il Dottor Massimo Corbascio è stato uno dei pionieri della Clinica Mobile , l’ha vista nascere e ci ha lavorato fino al 2016. E’ profondamento legato “all’ospedale dei piloti” ma non è particolarmente stupito del provvedimento di Dorna che dal 2023 lo estrometterà dal paddock della MotoGP. In questi anni il ruolo della Clinica Mobile è cambiato tanto ed oggi è più un polo fisioterapico che un luogo di cura.

La notizia l’ho appresa giovedì da un fisioterapista – racconta il dottor Corbascio – prima non ne sapevo nulla neppure io. Era nata negli anni settanta, quando non c’era veramente nulla nei circuiti. I primi tempi erano stati difficili, alcuni autodromi non ci volevano fare proprio entrare. Abbiamo costruito tutto da zero: abbiamo portato negli autodromi le barelle, gli infermieri e il personale specializzato. Serviva però una una legge o qualcosa che potesse in qualche modo legittimarne la presenza”.

Venne fatta?

Ci diede una grossa mano l’allora presidente della federale Francesco Zerbi e nel regolamento FIM venne inserito l’obbligo di avere la Clinica Mobile alla gare. All’inizio aveva un ruolo fondamentale: in alcuni casi poteva salvare la vita ai piloti ed in clinica si effettuavano degli interventi molto delicati. Nello stesso tempo era un luogo famigliare per i ragazzi del paddock, faceva in qualche modo da madre e padre. Era un punto di riferimento fondamentale”.

Il ruolo della Clinica Mobile è cambiato?

“Sì, radicalmente. I circuiti oggi hanno un loro centro medico ed alcuni casi con attrezzature veramente all’avanguardia tipo quello di Misano che ha una strumentazione migliore di quella che può avere la Clinica Mobile. Attualmente ci si va per una radiografia, le medicazioni di routine e soprattutto per la fisioterapia. La Clinica Mobile ha terminato il suo compito e non è più indispensabile come in passato. I costi sono poi sono notevoli per il personale medico e le trasferte, anche se i team si tassano per avere questo servizio. Probabilmente nel Motomondiale non c’è più la convenienza economica per tenerla in piedi così com’è”.

Secondo lei quindi è una questione economica?

“La Clinica Mobile fa comunque business. Secondo me forse agli spagnoli non stava troppo bene che questo business, legato soprattutto alla fisioterapia in circuito, venisse gestito dagli italiani, ci vogliono mettere le mani gli spagnoli. Ricordiamoci anche l’ingresso del dottor Xavier Mir alcuni anni fa. Pare che la Clinica Mobile continuerà ad essere presente in Superbike ma lì ci sono meno interessi e meno soldi”.

Cosa le è rimasto della Clinica Mobile?

Io ora sono in pensione e conservo dei ricordi bellissimi, ho visto crescere tanti piloti, molti di loro li sento ancora: alcuni sono stati un po’ i miei bambini. La Clinica Mobile così com’era nata, ha fatto il suo corso e io sono felice di averne fatto parte fino al 2016, andando su tutti i circuiti ed ai principali eventi motoristici internazionali. Ho vissuto dei momenti stupendi che porterò sempre nel cuore”.

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