12 Gennaio 2023

Claudio Corti “La palla di neve lanciata dalla montagna diventa valanga”

Claudio Corti si racconta: dalle minimoto alla MotoGP. Corre del Mondiale Endurance. Probabilmente sarà l'ultimo anno

Claudio Corti, Endurance

Passione italiana, umorismo inglese e tanta razionalità. Claudio Corti sembra un pilota d’altri tempi, a tratti un po’ british, come il suo carissimo amico Bradley Smith. Nato a Como nel 1987, nel corso della sua carriera ha partecipato a 69 gare del Motomondiale di cui 23 in MotoGP, ha gareggiato nel Mondiale Superbike, nel BSB ed vinto l’Europeo Superstok 600. Attualmente Claudio Corti partecipa al Mondiale Endurance ed ha un piccolo team assieme a Bradley Smith.

Claudio Corti, com’è nata la tua passione per le moto?

Mi sono avvicinato al motociclismo da bambino. Mio padre era appassionato di trial, una specialità poco popolare in Italia. Un giorno siamo andati a trovare mio zio. Io e mio fratello abbiamo visto una minimoto in una vetrina vicina a casa sua. Siamo rimasti folgorati. Nostro padre ci ha detto che se avessimo fatto i bravi bambini e fossimo andati bene a scuola ce l’avrebbe regalata per Natale. E così è stato. All’inizio ne avevamo una e ce la scambiavamo io e mio fratello poi ognuno la sua. E così la pallina di neve lanciata giù dalla montagna si è trasformata una valanga. Sono diventato poi un pilota professionista”.

Se ti guardi indietro cosa vedi?

Sono contentissimo di dove sono arrivato, con le mie forze e senza una lira. Le persone che mi hanno aiutato si contano sulle dita di un mano. Non ho nulla da recriminare, rimpianti ben pochi. Sono arrivato in MotoGP ed ho corso anche nel Mondiale Superbike. Sono uno dei pochi che è riuscito a vivere con il motociclismo, forse perché sono sempre stato molto realista. Seguire solo le emozioni porta alla rovina, in particolare oggi che costa tutto una follia. Quando ho iniziato era diverso: era più facile trovare sponsor, per il Mondiale in modo particolare. Ora credo che trovare del budget per il CIV o il National sia quasi impossibile. Ero andato a fare il BSB perché avevo ricevuto una buona offerta e non dovevo pagare. Oggi non sarei disposto a spendere per fare il CIV, neppure se avessi una moto al top, perché è un vicolo cieco”.

Claudio Corti, Endurance
Ewc-24-H-Spa-202-Moto Ain, Corti Claudio, Perolari Corentin, Smith Bradley, Yamaha YZF R1, Formula EWC

Cosa fai ora?

Partecipo al Mondiale Endurance, ho una squadretta con Bradley Smith, ma per il resto…nulla. Devo ancora decidere cosa fare da grande. Io e Marco Melandri siamo due disoccupati che occupiamo il tempo in bicicletta, assieme a dei ciclisti, per cercare di tenerci in forma. Marco adesso abita poco distante da casa mia e siamo spesso assieme. Ho cercato di rimetterlo in moto tanto per divertirsi e fare poi la grigliata la sera. Gli ho detto anche di venire a fare il Mondiale Endurance però non ne vuole sapere”.

Ti vedremo un giorno come team manager nel CIV o nel Mondiale?

“Con Bradley Smith facciamo correre due ragazzini, Christian Stringhetti e Marcello Castagna, nel Motoestate 300. In più portiamo la gente in pista ma di fare il team manager nel CIV o nel Mondiale non ci penso proprio! O si hanno le spalle ben coperte e non si riesce. Io non vorrei mai correre dietro la gente e pregarla di darmi dei soldi. Cercare sponsor ok, l’ho fatto ed è una cosa normale ma io, ad esempio, trovo molto patetico il crowdfunding. Se è per iniziative di beneficenza è diverso e va benissimo, ma perché una persona dovrebbe spendere dei soldi per consentire ad un’altra divertirsi? Uno usa i soldi per i suoi hobby e non per quelli di altri. Forse sono vecchio stile ma la vedo così”.

Com’è nata la tua amicizia con Bradley Smith?

“Non lo so bene neppure io. Un po’ perché all’epoca ero uno dei pochi piloti italiani che parlava abbasta bene in inglese. Ai tempi del Mondiale poi io e Bradley lottavamo spesso gomito a gomito anche se uno magari partiva alcune posizioni più avanti. Poi l’ambiente anglosassone mi ha sempre ispirato. E’ nata una bellissima amicizia sfociata poi una collaborazione di lavoro se si così si può dire perché di fatto non guadagniamo nulla ma ci divertiamo. Alla gente comunque piace andare in pista con due piloti che hanno corso in MotoGP, quando gli diciamo certe cose restano a bocca aperta”.

Diamo uno sguardo al tuo passato. Cosa ti è rimasto maggiormente nel cuore?

Momento più bello in Qatar 2010 quando ho debuttato nel Mondiale poi di notte, mi è rimasto nel cuore. Un altro episodio che ricordo con piacere risale al 2011. Non ero andato a correre in Giappone per l’incidente alla Centrale di Fukushima ed ero stato sostituito da Nakagami. La gara dopo sono andato direttamente in Australia e a Phillip Island ho lottato per il podio fino all’ultima curva con Marc Marquez. Ho gareggiato assieme a lui per 3 anni“.

Negli ultimi anni hai poi fatto da coach a Bradley?

Nel 2019 ho avuto un brutto incidente al BSB ed intanto Bradley mi ha chiesto di seguirlo, in pratica di fargli da coach e braccio destro in MotoGP. Ho accettato. Sono rimasto nell’ambiente ed ho fatto una bella esperienza. Nel 2020 mi ero praticamente ritirato da pilota poi nel 2022 il team Moto Ain ha proposto a me e Bradley di fare il Mondiale Endurance. Lui si è subito fatto male ed ho continuato io. Correrò anche quest’anno con loro sulla Yamaha R1 assieme a Isaac Vinales e Corentin Perolari”.

Con quali obbiettivi?

“Siamo un team privato e non possiamo pensare di lottare con quelli ufficiali. Il nostro obbiettivo è vincere tra i privati poi se dovesse arrivare un podio è tanto meglio. Il mio traguardo è finire una 24Ore di Le Mans che è la gara più importante, una gara mitica! Nell’endurance c’è uno splendido clima, si sta benissimo, mai visto tanto spirito di gruppo e coinvolgimento quanto nelle gare durata è bellissimo”.

Claudio Corti, sarà l’ultimo anno da pilota?

Probabilmente sì. Come si dice da noi “le gambe e la testa hanno sempre 20 anni ma tutto il resto no” quindi bisogna affrontare la realtà e guardare avanti”.

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