2 Marzo 2023

Stefano Bedon: tutti i perché delle scelte Fantic

Il Team Manager Fantic racconta in esclusiva a Corsedimoto i retroscena della moto e dell'addio ad Antonelli

Stefano Bedon, Team Manager Fantic

Stefano Bedon è uno tra i nomi più noti del paddock del Motomondiale. Ha all’attivo oltre vent’anni d’esperienza: agli inizi come responsabile comunicazione poi come team manager. Fantic si è affidata a lui per lanciare la sua squadra corse e far conoscere il brand nel mondo. La Casa motociclistica veneta considera il Motomondiale come un volano per promuovere il marchio ed i propri prodotti. Il vero obbiettivo è incrementare le vendite internazionali delle moto e di conseguenza creare nuovi posti di lavoro in Italia. L’azienda ha sede a Santa Maria di Sala in provincia di Venezia ma possiede e costruisce le sue moto e i motori in Motori Minarelli. Attualmente conta oltre seicento dipendenti.

“Fantic è un marchio storico ma l’azienda attuale è molto giovane – spiega Stefano Bedon a Corsedimoto – di fatto è nata nel 2015. Da quel momento la crescita è stata esponenziale e la comunicazione ha dovuto adeguarsi. Fantic ha individuato nella classe Moto2 lo strumento più efficace per far conoscere il brand a livello globale. In quest’ottica, avere rilevato la struttura tecnica di VR46 e avere instaurato un rapporto di collaborazione con Tavullia, è stata una mossa vincente. Da un giorno all’altro tutti hanno conosciuto il marchio Fantic. Senza questa operazione sarebbe servito molto più tempo per richiamare l’attenzione degli altri quattro continenti”.

Cominciamo con le domande scomode. Le Moto2 non sono delle vere Fantic ma hanno il telaio Kalex e il motore Triumph. Perché, da costruttori, non avete pensato a realizzare una vostra moto?

“Dobbiamo essere realisti e sinceri: la classe esiste da più di 10 anni, i telaisti presenti dall’epoca hanno portato avanti uno sviluppo serrato e costante. In campionati così competitivi non è che arrivi tu e vinci. Non ci è riuscita MV e neppure KTM che ha cominciato a vincere da quando corre con i telai Kalex come faremo noi. Poi, se anche ci avessimo provato, nessun pilota di vertice sarebbe venuto a correre da noi, con un progetto che stava nascendo da zero. Il nostro obbiettivo è avere una moto che ci consenta di essere competitivi da subito. Il motorsport sta cambiando. Oggi si punta sul contenimento dei costi e sulla comunicazione, bisogna essere consapevoli di questo. In Formula 1 è la normalità avere un motore Ferrari o Mercedes ed un telaio Dallara anche se si è il team Alfa Romeo o Aston Martin. La Moto2, per noi, è uno strumento di comunicazione aziendale e magari ci può ispirare per sviluppare delle moto da strada che verranno poi prodotte e vendute”.

Cosa ti aspetti da Celestino Vietti?

“Si è allenato tanto e nel modo migliore con l’Academy. Lo vedo molto carico e credo possa essere tra i principali protagonisti. Non mi sbilancio in pronostici azzardati, tuttavia speriamo che possa salutarci a fine anno. Vorrebbe dire che ha fatto così tanto bene da rendere felici tutti: noi, VR46 e i suoi tifosi”.

Per il ruolo di secondo pilota Fantic avevate scelto Niccolò Antonelli poi avete cambiato idea. Come si spiega?

“Come uno sbaglio da parte nostra. All’esordio in Moto2, Niccolò non è andato bene e penso sia stato per la sindrome del tunnel carpale, classico problema fisico che assilla i piloti provenienti da moto leggere. Nel corso dell’anno si è operato e, in effetti, subito dopo l’intervento è apparso in ripresa anche in pista. Dopo un confronto con tutti, considerando che a Celestino avrebbe fatto piacere averlo come compagno di squadra, avevamo pensato di tenerlo. Poi, però, nella seconda parte della stagione, non so perché, ma ha avuto un crollo verticale nelle prestazioni. A quel punto non ce la siamo sentita di confermarlo, d’investire su di lui, con il rischio poi di lasciarlo a casa a stagione 2023 iniziata. Ci è dispiaciuto ma questo mondo è inesorabile: vai forte sali, vai piano scendi”.

Avete poi scelto Gomez.

“Sì, abbiamo preferito puntare su un giovanissimo come Gomez, 18 anni appena compiuti, un nuovo talento che sarà seguito sul campo da José Cardoso, ex pilota. Lo spagnolo l’anno scorso, da wild card, ha impressionato proprio nelle ultime prove, riuscendo ad andare agevolmente a punti a Valencia. La scelta di puntare su Gomez non è legata a questioni di budget, assolutamente. Nessuno dei nostri piloti paga per correre. Abbiamo scelto di averne uno esperto ed uno giovane da crescere in prospettiva futura. Infatti ci piacerebbe creare un nostro vivaio”.

Quale sarà il ruolo di José Luis Cardoso?

“Il nostro coach resta Roberto Locatelli, bravissimo anche in quel ruolo. Cardoso supporterà Gomez nel Motomondiale ma sarà anche il responsabile del team Fantic al CEV, cioè la futura fucina dei nostri piloti. È un ex pilota, un nome prestigioso, un super appassionato e un grande talent scout: l’uomo giusto per noi e si è integrato benissimo nel team. A proposito della squadra, VR46 ha fatto un gran lavoro. È un gruppo super affiatato e anche i tre ragazzi nuovi si sono integrati alla perfezione. Si è creato un bellissimo ambiente di lavoro e questo è già un successo”.

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