1 Febbraio 2022

ESCLUSIVA Alessandro Tonucci: “Vincere subito? Lo vorremmo tutti!” (parte 1)

Alessandro Tonucci torna nel Motomondiale da Team Manager. Il suo nuovo ruolo, le ambizioni della squadra, i suoi piloti... L'intervista.

tonucci mta moto3

Arriva MTA Racing Team quest’anno in Moto3, capitanato da una vecchia conoscenza del paddock. Alessandro Tonucci ha corso per anni nel Mondiale, mentre ora è passato alla guida di questa struttura, partita dalle basi del fu Team Italia. Un ritorno quindi in una nuova veste, una sfida ben differente con due KTM affidate all’esperto Stefano Nepa ed al rookie Ivan Ortolá. Sottolineando che “Tornare nel Mondiale non era necessario, ma se ci torniamo dev’essere per il verso giusto, per fare bene fin dal primo anno.” O come detto già alla presentazione, “Non siamo qui per riempire due caselle.” Parallelamente continua anche l’impegno nel CEV, ora rinominato JuniorGP, con due ragazzini di talento come Xabi Zurutuza e Kotaro Uchiumi. Ma c’è tempo anche per parlare della situazione dei giovani italiani, delle aspettative, dei calendari, dei prossimi test. Ecco la prima parte di ciò che ci ha raccontato.

Hai presentato ufficialmente la tua squadra per l’avventura mondiale. Chi era più emozionato tra te ed i tuoi piloti?

Bella domanda! Credo di più io. Ma va bene così: un pilota meno tensione ha meglio è, io posso anche permettermelo.

Come si è arrivati a questo passo?

Quando ho smesso nel 2016 il Team Italia era già MTA, ne facevo parte ma non lo gestivo. Nel 2017 si è ritirato dal Mondiale, siamo andati come Team 3570 MTA nel Campionato Italiano e già da quell’anno sono entrato nella gestione, facendo le prime esperienze. Da quell’anno, totale gestione mia sia sportiva che logistica, dai viaggi al personale, cercando poi di seguire i piloti il più possibile. A partire dal 2017 c’è stata un’escalation: Campionato Italiano, qualche wild card al CEV… La decisione di passare definitivamente al CEV ed abbandonare il CIV negli ultimi due anni è stata una mossa giusta. Quello che ha concretizzato il ritorno al Mondiale è stato l’anno scorso con Ortolá, costantemente davanti e lottando per il campionato.

Un ritorno in una veste diversa da quella del pilota, che hai lasciato da anni.

Quando si corre non si pensa tanto che possa finire. Nel mio caso è finita perché non avevo più la motivazione con il pacchetto che avevo, ci sono state varie situazioni… Ho fatto podio nel primo anno di corse in Moto3, poi sono peggiorato di continuo e cambiavo team tutti gli anni. Per me non aveva senso stare lì, fare sempre peggio e non divertirmi, quindi ho detto basta, non aveva senso così. Non ero più carico mentalmente: ho tenuto duro finché ho potuto, poi mi sono detto che più di così non potevo.

Quanto ti è utile questa esperienza in questo tuo nuovo ruolo?

Ci sono tanti team manager che possono avere talento ed esperienza gestionale, ma come in ogni sport, l’averlo fatto a livello professionale in precedenza ti porta qualcosa in più. Non perché sei più bravo, semplicemente perché l’hai fatto e sono esperienze non da tutti. In questa maniera capisci un po’ di più quando un pilota ti dice una cosa, sai già quello che sta dicendo e quello che può essere giusto o sbagliato. Parlo non solo di lato tecnico ma anche di ambiente: ci sono state squadre in cui non mi sono trovato bene, quindi da fuori posso capire di cos’ha bisogno un ragazzino. Il team può fare la differenza, ma lo fa molto di più l’ambiente.

Deve stare bene il pilota, così come il suo meccanico e via discorrendo. Soprattutto l’anno scorso si è creato un gruppo di persone con cui è un piacere andare alle gare, e tutti loro hanno deciso di rimanere con noi. La squadra è la stessa e farà sia il Mondiale che il CEV. Da dire anche che Ortolá aveva proposte da Ajo, Tech3, Biaggi… Lui invece ha deciso di rimanere con noi. Certamente sono contento che ci abbia scelto, poi bisogna confermarsi, ma al momento sono tutte cose che fanno piacere e che dimostrano che il pacchetto ambientale funziona. Chiaramente poi serve la costanza in un mondo in cui un giorno sei grande ed il giorno dopo nemmeno si ricordano di te.

Cosa ti ha convinto a puntare su Ivan Ortolá, sia nel CEV che per il Mondiale?

È arrivato grazie ad una collaborazione con Aspar, che continua con un pilota giapponese che avremo quest’anno [Kotaro Ichiumi, ndr]. Ce l’hanno proposto, ma da dire che con lui ci stavo parlando già prima: l’avevo già visto nel 2018 quando disputavamo le wild card nel CEV, mi è sempre piaciuto molto come stile di guida. In ETC era un po’ penalizzato, ma ha vinto delle gare e si vedeva subito che era un pilota veloce. Certo non mi aspettavo che appena arrivato e con una moto mai provata si prendesse la pole position nella prima gara! Da aggiungere la sua costanza: è molto intelligente, rischia poco quando non c’è bisogno ed è stato l’unico a non aver fatto uno zero. Ha tante doti: non fa modifiche alla moto se non c’è motivo, è un bravissimo ragazzo ed un talento pazzesco. Ecco, se proprio devo trovargli un difetto direi delle vittorie mancate in gara… Ne abbiamo sfiorate, ma non è stato mai troppo aggressivo e subiva gli altri. Ha sbagliato poco, ma ha anche attaccato poco.

Cosa ti aspetti da lui?

Non ci sono tanti esordienti che al CEV fanno quello che ha fatto lui, poi i rookie ultimamente stanno facendo vedere belle cose. Da dire che ha fatto anche la Rookies Cup e le piste in Europa le conosce praticamente tutte. Cambia la categoria, si alza il livello, ma con il suo talento potrebbe regalare delle sorprese, avvicinandosi al podio in breve tempo.

Accanto a lui il più esperto Stefano Nepa.

Lo conoscevamo già dal 2016, aveva disputato qualche gara con noi nel CIV. Chiaramente era tutta un’altra cosa… Quello che mi ha colpito di lui è che, da quando ha iniziato a correre, si è notata la sua costruzione. È un pilota veloce, ma ci è arrivato con il suo impegno e la sua costanza partendo dal CIV, poi nel CEV, arrivando nel Mondiale. I primi anni poi ha fatto a sprazzi come sostituto e non è facile, poi si è trovato con Aspar nel 2020 e con BOE l’anno scorso: verso fine stagione è rimasto sempre nei primi cinque, giocandosi anche il podio. Nella Moto3 di oggi, in cui sono tutti forti, è sintomo che sei pronto per fare l’ultimo step: non è da tutti arrivare dov’è arrivato lui nel giro di tre anni.

Alla presentazione ha detto chiaramente che punta molto in alto!

È normale, poi si è contenuto parlando di top 5… All’inizio è partito subito parlando di title contender, ma è stata una battuta! Certo, tutti vogliono quello e se riesci a rimanere nei primi cinque è chiaro che ti puoi giocare il titolo. Ma siamo un team nuovo e sono abbastanza realista. Chiaro che mi farebbe piacere se al “Pronti, via!” mi vincesse il Mondiale, lo vorremmo tutti! Secondo me il primo obiettivo suo intanto è riuscire a concretizzare il podio, nelle ultime gare dell’anno scorso ci è andato molto vicino ma senza riuscirci. Poi da lì… Mediamente in top 5, top 10 ci può stare tranquillamente.

Fine prima parte, seguirà la seconda parte della nostra intervista.

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