13 Agosto 2020

Superbike, la rivelazione: “Michael Rinaldi vuole prendersi i suoi sogni”

Denis Sacchetti, ds di Go Eleven Ducati, ci racconta Michael Rinaldi, rivelazione Superbike 2020. E quanto è difficile correre al vertice per una struttura privata

Superbike, Michael Rinaldi

Michael Rinaldi è il pilota in copertina della Superbike. Dopo aver vinto a mani basse nella entry class, per un paio di stagioni sembrava uno dei tanti ragazzi di prospetto persi nel limbo. Invece con la Ducati di Go Eleven sta scalando il vertice del Mondiale. Fra Jerez e Portimao Michael Rinaldi ha guardato i top rider negli occhi, puntando dritto al podio. Non solo è andato fortissimo, ma sta dimostrando anche maturità. Il lancio del 24enne riminese è il piccolo miracolo di Go Eleven, una piccola squadra con base in Piemonte. Che tra mille problemi di budget, in  ascesa come pilota. Stanno risollevandosi da un 2019 costellato di sfortune, facendo i conti coi problemi causati dalla pandemia. Nel momento più difficile, arrivano le soddisfazioni più belle. Una storia bellissima. Ce la racconta Denis Sacchetti, ex pilota di buon livello, adesso uno degli artifici del progetto.

Vi aspettavate un Michael Rinaldi così entusiasmante?

“Onestamente no, per noi è stata una bellissima sorpresa! A dire il vero però, eravamo a conoscenza delle nostre capacità, dal primo giorno che Michael è salito sulla nostra moto è stato più veloce. Già nella seconda manche in Australia avrebbe potuto lottare con i primi cinque per tutta la gara, abbiamo i dati per dirlo, poi purtroppo non ha potuto dimostrarlo per il contatto con Haslam. Al ritorno in pista dopo la pausa Covid, nei test a Misano è andato fortissimo con gomma da gara, e quindi sapevamo che eravamo forti, ma non così tanto!  Sia a Jerez che a Portimao siamo stati li davanti, in due circuiti completamente diversi tra loro sia come caratteristiche tecniche che di guida. Questo vuol dire che siamo concreti e abbiamo un base solida ed importante, è proprio questo che mi rende più contento. Per un team privato come il nostro è una cosa incredibile poter lottare con strutture ufficiali che hanno oltre tre volte il tuo budget!”

Com’è Rinaldi, dal punto di vista di chi ci lavora a fianco nel box?

“Un patacca! Noi in Romagna lo chiamiamo così, perchè Michael è un giocherellone ma allo stesso tempo lavora in maniera estremamente professionale. Sa quello che vuole e quando parla con i tecnici non si perde in scuse o in informazioni poco determinanti.  E’ intelligente e ragiona sempre prima di esprimersi. La cosa che mi ha colpito di lui, e ti giuro che in una occasione in Australia sono rimasto fulminato, è che i suoi occhi ti trasmettono tutta la dedizione, l’amore per questo sport, il desiderio di vincere e la determinazione di prendersi i suoi sogni. Lui vuole prenderseli a qualunque costo! E’ difficile da spiegare, ma questo io ultimamente lo vedo poco nei piloti anche di alto livello. Penso che una sua forza sia che riesce a rimanere concentrato anche mentre scherza o ci prende in giro!”

Quanto margine ha? In talune circostanze mostra numeri da top rider…

“Difficile dire quanto margine ha ancora, ma sicuramente ne ha parecchio! E’ un giovane in crescita, è la rivelazione di questa stagione. Come dici tu è stato capace di battere piloti come Rea o Redding senza farsi intimidire o farsi prendere dall’euforia, ha dimostrato di saper accontentarsi quando serve, come Portimao gara 2. Queste sono cose che fanno i top rider.”

Cosa gli manca, e dove può crescere?

“Un top rider non deve smettere mai di crescere, ha sempre qualcosa su cui lavorare per migliorarsi, perchè le situazioni cambiano continuamente, i tuoi avversari e la tecnologia delle moto, di conseguenza gli stili di guida e le strategie. Guarda Valentino Rossi, lui ha saputo modificarsi nel tempo, ed adattarsi a diverse epoche. I campioni hanno questa mentalità, devono fare questo se vogliono vincere. Per il resto, in questo momento a Michael gli manca il podio, per prendere ancora più consapevolezza in se stesso”. 

Era da un pezzo non vedevamo una squadra privata così avanti: come si fa?

“Eh, se esistesse una ricetta lo farebbero tutti! Penso che in un team privato, con risorse limitate, quello che fa la differenza è il valore umano, le capacità delle persone che lavorano ed il clima all interno del box. Io sono orgoglioso del mio staff, siamo come una famiglia che lavora in sintonia per lo stesso obbiettivo. Le persone sono importanti! Poi come sempre, Il gran merito dei risultati va al pilota, in Superbike fa ancora la differenza. Però devo essere onesto, senza una moto così, non sarebbe possibile. Ducati fornisce ai team privati una moto vincente, cosa che non avviene con molte altre Case, e puoi contare su una buona assistenza.”

Che tipo di relazione avete con Ducati Corse?

“Siamo un team privato, ma non siamo trattati come semplici clienti, c’è collaborazione e condivisione a 360°. Quando hai bisogno, anche solo di un consiglio, loro ci sono sempre. Per loro è importante mettere più Ducati  là davanti e per noi è importante fare risultati, quindi abbiamo un obbiettivo comune”

Avete fornitori tecnici che vi stanno dando una mano?

“Se siamo arrivati fino a qui lo dobbiamo anche grazie ai nostri collaboratori tecnici, senza di loro oggi Go Eleven forse non sarebbe in Superbike.  Vorrei ringraziare in particolar modo Nils (lubrificanti), Spark Exhasut che ha fatto uno sviluppo di scarico incredibile, Pbr sprockets ed STM frizioni”.

La pandemia ga messo a repentaglio la vostra attività?

“Si. C’è stato un momento che ho avuto davvero paura di non riuscire a ripartire, la situazione era bruttissima. Il team quando parte per un campionato del mondo deve avere quasi già tutto il necessario, e quindi l’ investimento e gli accordi vengono fatti per lo più nel pre stagione. Appena hanno chiuso per Covid, gli sponsor hanno smesso di pagare, e da li a poco hanno chiesto i tagli ai contratti, alcuni lo hanno anche recesso. Non vedevo una via d’uscita….ma Gianni Ramello (il proprietario di Go Eleven, ndr) è stato come sempre un grande, ed ha saputo trovare la via d’uscita anche questa volta, lo stimo davvero come uomo e come amico, siamo qui grazie a lui.”

Quali aiuti vi sono arrivati da promoter e istituzioni sportive?

“Penso che in generale non sia stato fatto molto per aiutarci ad uscire da questa situazione. In Superbike non si è fermato lo sviluppo, tantomeno i test e tantomeno sono arrivati aiuti economici particolari. Enti come il CONI ha considerato solo sport olimpici. Credo che ci porteremo dietro le ripercussioni economiche almeno fino al 2022. Non eravamo pronti a quello che è successo, e l’attuale incertezza e paura sul futuro non aiuta. Noi però dobbiamo vivere il momento e sfruttare questo periodo positivo per trovare nuove risorse, chi investe nel nostro sport lo fa per passione e la passione non si ferma”.

Michael Rinaldi nel 2021 sarà ancora con Go Eleven?

“Ne stiamo parlando, ad entrambe piacerebbe continuare insieme nel 2021. Se lo chiamasse il team ufficiale da un lato ci dispiacerebbe ma dall’altro ne andremmo orgogliosi. In fondo un team come il nostro dovrebbe avere questo compito, no?”

Girano ad Aragon ma voi siete a casa. Perchè?

“Non partecipiamo ai test ad Aragon principalmente per motivi di budget. Oltre che sarebbe stato stressante per i tecnici non avere sosta dopo la doppia trasferta ed in previsione della doppia gara di Aragon”.

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