25 Settembre 2021

Dean Berta Vinales morto in pista: domenica la Superbike in dubbio?

Paddock Superbike avvolto nella profonda tristezza per la morte di Dean Berta Vinales, di soli 15 anni. Ecco perchè gara 1 è stata cancellata e il programma di domenica è in dubbio

Superbike, circuito di Jerez

Il decesso di Dean Berta Vinales, appena 15 anni, è stato dichiarato al centro medico del circuito di Jerez. Dorna, promoter del Mondiale, ha fatto sapere che la causa  è stata “gravissime lesioni toraciche e craniche”, fatale conseguenza dell’investimento del povero ragazzino spagnolo dai piloti che sopraggiungevano dopo la sua scivolata. I soccorsi sono stati efficientissimi e immediati, ma purtroppo le condizioni erano così gravi che i sanitari hanno ritenuto inutile far intervenire l’elicottero di soccorso. Il mezzo, per regolamento, è sempre a disposizione in circuito in ogni evento di livello mondiale.

Ecco perchè gara 1 è stata annullata

La constatazione del decesso al centro medico del circuito ha comportato il conseguente annullamento del programma del sabato. Non solo in segno di rispetto per Dean, ma anche per motivazioni di carattere legale, visto che per prassi le autorità spagnole dovranno verificare che l’incidente è legato a pura fatalità. Dopo le tragedie di Jason Dupasquier al Mugello e Hugo Millan al Motorland Aragon è evidente che questo genere di dinamica, cioè il pilota che cade e viene investito da chi sopraggiunge, sono inevitabili in questo sport. L’unica misura, come suggerito da Paolo Simoncelli, sarebbe ridurre il numero di partenti. Nella Supersport 300 a Jerez sono partiti in 42!  Paolo Simoncelli è il papà di Marco,  scomparso in simili circostanze nel GP Malesia della MotoGP nel 2011.

Tristezza e preoccupazioni nel paddock

Il paddock della Superbike e l’intero mondo del motociclismo sono sotto shock. Tre ragazzini così giovani che muoiono in una sola estate suscitano tanti pensieri. Team e piloti si chiedono anche se domenica 26 settembre il programma Superbike potrà svolgersi regolarmente. Anche in questo caso non pesano soltanto motivazioni etiche, cioè l’opportunità di tornare immediatamente a rischiare dopo una tragedia così. Ma anche il dubbio che la magistratura spagnola imponga uno stop in attesa che l’inchiesta, necessaria per legge, venga ultimata. Per il momento ne discutono FIM, Dorna e magistratura spagnola. In attesa di notizie ufficiali il programma resta confermato, come avvenuto al Mugello dopo la morte di Dupasquier.

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3 commenti

  1. Max75BA ha detto:

    Bisogna fermarsi.

    • voiedegarag_15199617 ha detto:

      La cosa migliore sarebbe che fossero collettivamente i piloti a decidere, piuttosto che il pubblico o i media o un’autorità qualunque (quale autorità sul lutto?).

      Dopodiché non bisogna essere ingenui al punto di credere che i piloti o il paddock in generale non siano sottoposti a pressioni diverse, ma insomma è normale per uno sport che vive di apporti esterni (sponsors e ritrasmissioni TV) e non di premi d’arrivo prelevati sugli introiti del botteghino (come era nel tempo che fu).

  2. voiedegarag_15199617 ha detto:

    Io capisco molto poco quale inchiesta sia possibile nella pratica di uno sport in cui una caduta in mezzo a un gruppo di piloti comporta un rischio elevato di gravi conseguenze.

    Mi piacerebbe ci fosse una legge che introducesse il concetto della pratica sportiva a rischio, invece che un giudice (è il caso purtroppo in Italia) giudichi di un sorpasso o di altri comportamenti specifici del motorsport col metro del codice della strada, che è un’assurdità palese, perché per esempio suppone il sorpasso solo da sinistra e in condizioni di visibilità ottimali, senza dire della distanza di sicurezza che rende ogni presa di scia un comportamento irresponsabile.
    Il comportamento irresponsabile andrebbe definito dal solo regolamento sportivo.

    Si dice spesso “safety first”, ma se si va in fondo a questa logica molto semplicemente non si dovrebbe correre.