24 Luglio 2022

JuniorGP: Filippo Farioli “Sono cambiato dentro per arrivare al Mondiale”

Bergamasco, 17 anni, ex crossista. Filippo Farioli si racconta: gli inizi, i problemi, il cambiamento. I primi podi in JuniorGP possono diventare trampolino verso il mondo dei grandi

filippo farioli, juniorgp

Il 2022 è un anno determinante per il suo futuro. Filippo Farioli, bergamasco classe 2005, si sta però mettendo in bella evidenza in particolare in JuniorGP, lasciandosi definitivamente alle spalle un brutto anno nella categoria. Ora però sta emergendo, sono arrivati i primi risultati di rilievo e punta ad approdare presto nel Motomondiale. Niente male per un 17enne ex crossista, nei campionati di velocità da soli quattro anni… Farioli si divide poi tra la sua Bergamo e Valencia, che raggiunge molto spesso per allenarsi con il team, senza trascurare lo studio. A cos’è dovuto il balzo avanti di quest’anno? Perché corre con il 7? Questo e tanto altro nella nostra intervista.

Com’è andata la tappa JuniorGP a Portimao?

È stato un weekend molto positivo. Abbiamo lavorato molto per essere competitivi fin dal giovedì. Sabato in qualifica non sono mai riuscito a realizzare un giro davvero pulito e questo mi ha un po’ penalizzato, anche se alla fine ho chiuso 7°, un buon piazzamento.

Poi c’è stata la gara…

È stata un po’ complicata verso la fine. Il contatto finale con Alonso è stata un po’ la goccia che ha fatto traboccare il vaso, però tutto sommato è stata una buona gara. Sono partito bene, nel primo giro mi sono messo in testa e ho cercato di tirare il più possibile. Poi mi ha passato Rueda, la strategia era di attaccarci ed andare via con lui, purtroppo però ha iniziato a darmi fastidio Voight, poi anche David [Alonso], Salvador… Non sono più riuscito a fare il mio passo e Rueda è scappato ancora. L’ho gestita quindi diversamente: mi sono messo tranquillo dietro al gruppo e mi sono preparato per gli ultimi due giri, in modo tale da uscire con la posizione migliore nell’ultimo giro per tentare di prendere il secondo posto.

C’eri quasi, fino all’incidente.

Ero quinto, siamo arrivati alla prima curva con Cruces all’interno e David all’esterno. Ho visto un varco e mi sono buttato dentro, ma loro mi hanno “chiuso”. David aveva la gamba fuori, ho preso il suo piede nel tentativo di evitarlo, ma purtroppo sia lui che Voight sono caduti. Io poi sono andato lungo e ho finito la gara in quinta posizione, in seguito però mi hanno assegnato una penalità, un ride through. Sono 55 secondi, forse una penalità un po’ eccessiva, ma alla fine non ho contestato nulla. Avranno avuto le loro ragioni e mi sono tenuto la sanzione, anche se questo certo mi motiva per Misano.

Come valuti l’incidente? Colpa di un solo pilota o conseguenza dei ‘giochi di scie’?

Prima si sono toccati a destra sul rettilineo. Dall’altra parte però è stato Alonso che ha cambiato di colpo traiettoria, spostandosi sulla destra, per poi spostarsi velocemente sulla sinistra per prendersi la traiettoria favorevole, pensando che Cruces dopo il contatto fosse un po’ più indietro. Cruces invece è rimasto lì e si è buttato dentro, io ho visto il varco e mi sono messo in mezzo tra i due. Solo che Cruces ha aspettato all’ultimo per entrare per evitare che lo superassero, Alonso voleva comunque entrare ed io ero in mezzo, poi ha messo fuori la gamba e non ho potuto evitarlo. Ho frenato prima, si vede proprio dal replay che si abbassa la forcella e si scompone la moto prima delle altre: ho frenato molto prima degli altri quando ho visto che non potevo starci. Ho cercato di evitare conseguenze gravi, ma lì c’era Alonso ed è capitato.

VIDEO Gli highlights della gara JuniorGP a Portimao

Ben 55 secondi di penalità, sono tanti!

È stata una situazione particolare. Purtroppo in Gara 1 a Jerez mi ero spostato leggermente in partenza, io ed Alonso ci eravamo leggermente ‘toccati’. In quell’occasione mi hanno dato un warning, come per dirmi che non dovevo fare più altre cose del genere. Sanno tutti che in quella circostanza [a Portimao] non potevo fare nient’altro, ma dopo il warning mi hanno dato il ride through. Pensavo ad un Long Lap, quindi tre secondi, o sei nel caso di due sanzioni, invece hanno proprio voluto penalizzarmi. Probabilmente se mi avessero dato due Long Lap sarei stato 5°-6°, quindi per sanzionarmi davvero hanno dovuto darmi il ride through. Anzi di più, in quel caso sarebbero circa 30 secondi… Diciamo che mi hanno ‘tolto la gara’ e basta.

Il campionato ormai è difficilissimo per te.

Già c’erano poche speranze, si lotterà per il secondo posto con Azman, Salvador e Piqueras. Ora sono 5° a 17 punti dal secondo classificato, ma adesso ci saranno gare un po’ favorevoli a me. Lo era anche quella di Portimao, purtroppo però è andata a finire così, altrimenti me ne sarei uscito col 3° posto. È andata così, ma rimango tranquillo, positivo in vista di Misano, che è la gara di casa.

Peccato per un altro zero in una stagione in cui stai lottando spesso e volentieri con i primi. Un bel balzo avanti!

È un anno decisivo per me. Abbiamo scelto di andare con Aspar perché sapevamo che era la squadra migliore. Sono stati in grado di aiutarmi a crescere, ovviamente anche io come persona sono cambiato notevolmente rispetto all’anno scorso, grazie anche ad un mental coach. Ci sono poi pure gli stage di Nico [Terol], con Gino [Borsoi], con tutti: si è creato un ambiente molto favorevole a me, che mi ha aiutato molto. Sono cresciuto gara dopo gara e sono sicuro che da qui alla fine dell’anno si possano ottenere altri buoni risultati, anche per metterci in luce in vista dell’anno prossimo. Ho 17 anni compiuti, l’obiettivo sarebbe di fare il salto mondiale se si presenta l’occasione.

Il cambio di team è stato il passo più importante per te?

Credo lo siano stati sia la squadra che tutte le persone che mi sono intorno. Persone che anche la mia famiglia mi ha aiutato ad avere, portandomi così a questa situazione di comfort. Un aiuto è arrivato anche grazie alla Federazione Motociclistica Italiana, al progetto Talenti Azzurri ed agli sponsor. Mi sto trovando bene, sono tranquillo e sempre col sorriso: questo è un vantaggio, qualcosa che mi fa stare bene e mi permette di ottenere determinati risultati sia fuori che dentro la pista.

Come ad esempio i primi emozionanti podi.

Emozioni molto forti, specialmente quello di Valencia, che è stato il primo podio. Anche perché in Gara 1 ero in testa e sono caduto, quindi ero un po’ giù di morale, ma consapevole di poter fare bene. In Gara 2 mi sono messo tranquillo, ho fatto quello che sapevo fare e mi sono gestito la corsa nel migliore dei modi. Alla fine è arrivato il risultato, ero davvero molto, molto contento! Oltre ad un risultato morale, un riconoscimento di quello che abbiamo fatto fino a quel momento. Arrivavo poi da una stagione disastrosa nel CEV, non riuscivo a fare niente: o cadevo o ero indietro, non mi trovavo bene con la moto… Quest’anno invece ho fatto lo step come pilota e come persona.

Il 2021 è stato un anno da dimenticare. Hai considerato anche l’idea di fermarti o non ci hai mai pensato?

No, non ho mai pensato di lasciare completamente questo percorso. Avevamo poi pensato ad Aspar per il 2022: da dire che inizialmente abbiamo faticato ad entrare in un team così titolato. Io poi dovevo essere appoggiato da MTA, ma sapevamo che non era la stessa cosa, ed alla fine abbiamo avuto la conferma.

Parallelamente stai disputando nuovamente la Rookies Cup, come sta andando?

Anche qui c’è stato un cambio notevole. L’anno scorso avevo mio papà come aiutante, quest’anno c’è il mio capotecnico del team del CEV. Io stesso sono più tranquillo quando mio padre non è vicino a me: certo è una delle persone della famiglia, di cui sai di poterti sempre fidare, però aveva nel sangue il motociclismo ed era dura conviverci. Soprattutto nei weekend di gara e se le cose non andavano bene, ovvero i momenti più difficili: ho fatto quindi questo cambio. Da dire che anche nel paddock, rispetto all’anno scorso, molto spesso si va nel box di Aspar e mi trovo bene con tutti, sono una famiglia.

Hai detto di essere cambiato sia come pilota che come persona. In quest’ultimo caso, quale aspetto in particolare?

Con il mio mental coach ho lavorato molto soprattutto per arrivare a credere di più in me stesso. Alla fine è sempre stato il mio problema, sapevo di avere il potenziale ma alla fine non ci credevo al 100%. Venendo poi da una stagione come quella dell’anno scorso, ancora peggio. Dalla fine dell’anno scorso fino ad inizio 2022 abbiamo lavorato tanto, in particolare sul Filippo fuori dall’ambiente moto, e questo mi ha aiutato poi anche all’interno dell’ambiente. Sono più tranquillo, quindi viene tutto più facile, più naturale. Il lato mentale fa molto: puoi anche essere nel team migliore e quindi ottenere buoni risultati, ma se la testa è a posto ottieni ciò che vuoi.

Quale consideri la tua gara più bella finora?

In Rookies Cup, la più emozionante è stata Gara 2 al Sachsenring [3° posto, ndr]. Per quanto riguarda il CEV, direi Gara 1 a Barcellona: non ero partito tanto bene, nei primi giri ero staccato dal gruppo perché avevo avuto un problema e non riuscivo a spingere. Una volta capito come sistemarlo sono andato a prendere il mio compagno e poi il gruppo con Salvador e Piqueras. Ho fatto podio all’ultimo giro! Assieme a Gara 2 a Valencia.

Un passo indietro: da dove inizia la tua passione per le moto?

Non ho iniziato così presto. Anzi, sono salito sulle moto quand’ero piccolo, ma ho iniziato a fare le gare quand’ero abbastanza grande. Io però ho cominciato col motocross e ho continuato fino al 2017: ho iniziato a 8-9 anni con il cinquantino, poi sono passato al 65. Il primo vero campionato l’ho disputato nel 2016 e fin dal primo anno ero andato bene, mi era piaciuto e volevo continuare. Alla fine del 2016 però mio papà, che ha corso in motard ma è sempre stato amante più della velocità, ha iniziato a chiedere ed abbiamo fatto il primo test con una MiniGP 50 a Ottobiano. Non mi era piaciuto, infatti nel 2017 ho continuato nel motocross, passando all’85. Ho rifatto l’MX Red Bull Superchampions (2°), gli Internazionali d’Italia Supercross (2°)… Potevo prendermi anche l’Italiano, ma nelle ultime due gare sono caduto e mi sono fatto male. Arrivavo quindi da una stagione molto positiva nel motocross.

Qui però ecco il cambio.

A fine anno mio papà mi ha comprato una MiniGP RMU, ho iniziato a girarci e ha cominciato ad appassionarmi. Nel 2018, pur allenandomi sempre regolarmente con la moto da cross, ho provato con le ruote lisce. Ho ottenuto buonissimi risultati: 4° al CIV Junior, 3° all’Europeo… Da lì ho continuato, praticamente è appena il mio quarto anno di velocità e non mi sarei davvero aspettato di ottenere certi risultati in così poco tempo. Per dire, Rueda nel 2018-2019 ha fatto la Talent Cup, mentre io in quegli anni ero in MiniGP. Quand’è passato in Moto3 io facevo la ETC! Sono molto contento di come sta andando quest’anno ma anche di come sono riuscito ad arrivarci. È stata dura soprattutto l’anno scorso, ma ci sono stati vari cambiamenti e sono riuscito a fare il salto.

Soprattutto con un cambiamento da due specialità così differenti.

Io però rimango sempre legato al mondo del motocross. Le mie figure di riferimento infatti sono soprattutto crossisti, in particolare James Stewart, il mio idolo: il 7 ce l’ho anche per questo. Poi nel Supercross mi è sempre piaciuto Eli Tomac, più ad esempio di Tony Cairoli o Jeffrey Herlings nel Motocross. Nella velocità l’idolo indiscusso rimane Valentino Rossi, anche se mi è sempre piaciuto molto anche Marc Márquez.

Il prossimo round JuniorGP è a Misano: quali sono le aspettative?

Correrò in casa, sono certo che sarò molto più tranquillo e sicuro. È una gara molto importante: si corre assieme al Motomondiale ed il risultato sarà molto importante anche per farsi vedere. Vado là con la consapevolezza di poter lottare lì davanti. Il vice-campionato è il mio obiettivo e credo sia fattibilissimo. Rueda ormai è a +98, è quasi impossibile, anche se matematicamente non ha ancora vinto! Ma l’obiettivo realistico è il 2° posto o comunque la top 3.

Il grande sogno, come detto prima, è ovviamente il Mondiale.

Certo sarebbe bello arrivarci, riuscire ad andare subito bene in Moto3 e poi passare alla Moto2. Non tanto per la fretta e per bruciare le tappe, ma perché sto diventando grande e sono al limite per la Moto3. Altezza e peso diventano fondamentali. Guevara alla fine è alto come me, Ortolá lo è ancora di più, ma sono anche abbastanza strutturato.

C’è qualche contatto per l’anno prossimo o ancora no?

Si è parlato con vari team, ma voglio aspettare fino all’ultimo. Vorrei rimanere con Aspar, anche se so che è difficile, ma per quello sto cercando di fare il meglio possibile per ottenerlo. Bisogna però attendere ancora un po’, dopo la gara di Misano si comincerà a sapere qualcosa di più sul futuro. È la gara di casa, ma penso sia anche il momento chiave, a seconda di come ti metti in luce davanti ai vari team in vista dell’anno prossimo. Questo però non è motivo di pressione per me, piuttosto di stimolo.

Come gestisci l’impegno tra moto e scuola?

Vivo ancora a Bergamo, sono spesso a Valencia per allenarmi, ma anche perché la sede del team è a Picassent, a 20 chilometri da Valencia. Devo dire che per noi è stata molto importante la didattica a distanza, la mia scuola supporta questo tipo di lavoro. Molte volte quando sono in Spagna faccio la mattina a scuola, dalle 8 alle 13:30, poi il pomeriggio vado ad allenarmi. Le interrogazioni e le verifiche le faccio così, poi una volta in Italia vado regolarmente in presenza. Ma me la sono gestita bene, sono stato promosso tranquillamente. Anche perché la scuola è importante per i miei genitori, soprattutto per mia mamma: se non vado bene la moto me la scordo! Bisognerà poi vedere per l’anno prossimo, se si ha la possibilità del salto diventa difficile, ma credo continuerò regolarmente.

Foto: Aspar Team

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