27 Settembre 2022

Danilo Petrucci: l’analisi di una vittoriosa sconfitta nel MotoAmerica

Il secondo posto di Danilo Petrucci nel MotoAmerica Superbike non può rappresentare una sconfitta: è una pagina di storia del motociclismo tricolore.

Danilo Petrucci: l'analisi di una vittoriosa sconfitta nel MotoAmerica

Per la contemporaneità storica, il parallelismo risulta fin troppo scontato. All’indomani della tornata elettorale, per diversi partiti o movimenti giunge il momento della cosiddetta “analisi della sconfitta“. Per Danilo Petrucci il Day After della sua prima (e non ultima?) stagione vissuta nel MotoAmerica Superbike non può produrre valutazioni inerenti una sua “sconfitta“. Non è arrivato il titolo, ma non è stato battuto. Anzi, riserva lui come “premio di maggioranza” un ritorno part-time in MotoGP a Buriram con Suzuki. Inoltre, al di là di giudizi motivati esclusivamente da soggettive antipatie, ‘Petrux‘ ha messo tutti d’accordo tra Dakar e Superbike d’oltreoceano. ‘Handyman‘ (tuttofare), ma anche e soprattutto il miglior ambasciatore del nostro sport. Ecco: da Presidente del Consiglio del nostro motociclismo, potrebbe contare su percentuali di gradimento senza precedenti. Con tutte le ragioni di questo mondo.

LE SFIDE DI DANILO PETRUCCI

In fin dei conti Danilo Petrucci è così. Nella sua carriera, ha vinto delle sfide che sembravano impossibili, superando ostacoli insormontabili. Passando dal MiniTrial (a proposito di ostacoli…) al Cross fino alla Velocità, arrivando fino all’Olimpo di questo sport rappresentato dalla MotoGP. Con un’iniziale triennio di Purgatorio dove, con una CRT lungi dal definirsi presentabile, come primo obiettivo si poneva il non esser doppiato dal vincitore. Da quei sofferti tre anni, la chiamata Pramac ed il bienno 2019-2020 da ufficiale Ducati MotoGP hanno prodotto due vittorie, in primis Mugello 2019. Una giornata che qualsiasi pilota professionista vorrebbe vivere, da lui concretizzata tra sacrifici, lacrime, sudore ed una passione per il motociclismo motore della sua carriera.

L’AVVENTURA AMERICANA DI DANILO PETRUCCI

Se vogliamo Danilo Petrucci si è fatto apprezzare nella top class, ma in questo 2022 si è fatto amare dal grande pubblico. Senza correre in realtà mainstream, senza le luci dei riflettori e via discorrendo. Se in MotoGP era “troppo grosso” per correre, dopo la vittoria alla Dakar 2022 è diventato fin “troppo grande” per questo motociclismo. Può far tutto: gli riesce bene, lascia il segno. L’avventura americana lo ha visto spezzare l’egemonia di successi Yamaha, lottando fino all’ultima gara per la conquista del titolo. Cinque vittorie, altri undici podi rappresentano il suo bilancio. I risultati sì, sono importanti, ma questa sua stagione ha generato tanto altro. Pensiamo alle sue (legittime, sacrosante) critiche espresse sulla disattenzione di chi di dovere in materia di sicurezza. Dopo quel suo botto nel post-gara al VIR, da quel momento in avanti ad ogni scivolata i commissari si palesavano in gran numero per soccorrere il pilota finito a terra. Che dire poi della recente diatriba del jump start-non jump start di Barber. Gli hanno dovuto dare ragione, all’evidenza dei fatti. A conferma che la sua sola presenza ha prodotto una nuova via del MotoAmerica, innalzando di status il campionato non soltanto per seguito mediatico.

L’IMPRESA SPORTIVA

Per quanto concerne i risultati sportivi, la premessa è la solita, da noi espressa nei giorni scorsi. L’inconsapevolezza non è una scusante, bensì una colpa. Partire prevenuti in una valutazione, senza esser suffragata da elementi oggettivi e da una conoscenza approfondita della materia, tende a generare una visione parziale e prettamente soggettiva dei fatti. Le realtà, moto, piloti, campionati e relative storie, vanno conosciute. Studiate e analizzate, prima di offrire la propria tesi di pensiero. Se vogliamo, il 2022 di Petrucci nel MotoAmerica è la perfetta rappresentazione di questo discorso. Pregiudizi personali tendono ad inficiare nel giudizio di una stagione, comunque vada, da incorniciare. Perché non soltanto ha riscritto i record italiani nella categoria, ma solo lui poteva giocarsela fino all’ultimo con avversari, nel loro contesto, veloci e difficilmente battibili.

SCONFITTA VITTORIOSA

L’avventura oltreoceano di Petrucci era iniziata in maniera sfolgorante con tre vittorie di fila nelle prime tre gare tra Austin e Road Atlanta, dovendo poi subire in corso d’opera il ritorno di Jake Gagne. Il ternano ce l’ha sempre messa tutta. I risultati, sono fuori discussione, meritevoli di un’analisi accurata. Un secondo posto, considerata la situazione attuale, non può ritenersi una sconfitta. Per il valore del trinomio Gagne-Attack-Yamaha (sincerato in questo articolo), per lo scotto che Petrux ha pagato nei confronti della concorrenza. Pregressi riferimenti su molte piste inesistenti, confrontandosi con degli avversari che hanno già tutto pronto ancor prima di mettere le ruote in pista. Di fatto, spesso e malvolentieri, ha corso al buio. Su piste dove non aveva mai corso, dove il team Warhorse HSBK Racing Ducati NYC vantava ben pochi riferimenti (solo parziali del 2021), oltretutto con una V4 R da adattare agli pneumatici Dunlop come si può. Diversi fine settimana sono stati piuttosto eloquenti in tal senso. Il tutto mentre il trinomio Gagne-Attack-Yamaha poteva contare su una R1… pronto-vittoria!

BIS NEL 2023?

Proprio per questo Danilo Petrucci non può essere uno sconfitto al culmine di una stagione vissuta all’inseguimento, ma da protagonista. In entrambi i casi, un po’ come per tutta la sua carriera. Chissà se l’anno prossimo ci riproverà. Di sicuro, dopo questo suo 2022 su più fronti, potrà davvero fare qualsiasi cosa…

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