30 Novembre 2017

Doriano Romboni: Uno Vero

Il nostro ricordo del campionissimo spezzino. Che ha lasciato un grande vuoto.

Che strano, penso a Doriano Romboni e mi viene in mente Oscar Wilde. Forse perché entrambi ci hanno lasciato il 30 novembre, oppure perché le coincidenze, così come i corsi e i ricorsi della sfiga, hanno picchiato duro tutti e due.

CAMPIONE – Ma davvero nei celebri aforismi del poeta inglese si ritrova un pezzetto di cuore del pilota spezzino: «La felicità non è avere quello che si desidera, ma desiderare quello che si ha.» Romboni era uno contento di poter fare quello che aveva sempre desiderato. Nessuno gli ha mai regalato niente, tutta fatica, sempre in salita. Epperò c’era l’entusiasmo a compensare una malasorte nera che lo ha perseguitato nel corso dell’intera carriera. La vita e la morte a volte sono strane, si prendono gioco di noi. Doriano ci ha lasciati poco prima di compiere 45 anni dopo una vita da campione. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo ci racconta un uomo entusiasta: della vita, della moto.

18 May 1997: Doriano Romboni of Italy in action on his IP Aprilia Racing during the Italian Motorcycle Grand Prix at Mugello, Italy. Mandatory Credit: Mike Cooper /Allsport

Doriano Romboni, 1997

MITO – La carriera di Doriano ha coinciso con quell’epoca mitologica per il motociclismo italiano rappresentata dagli anni ’90. Romboni vinceva in pista e pure fuori. Lasciava ad altri il ruolo da star, preferiva l’amicizia a cena, non si negava un bicchierino in compagnia. A lui piaceva l’armonia: virtù difficile da trovare in un ambiente che spinge l’individualismo fino a livelli eccessivi. Lui restava un petit bonhomme. Nel senso grande del termine: «nel 2004 eravamo entrambi istruttori nel corso di guida veloce “Yamaha R1 first edition” destinato ai primi 1000 clienti della moto;» è il ricordo di Manuel Puccetti «il team di istruttori era composto anche da Vizziello, Roccoli, Alfonsi, Carta ma Doriano nonostante rappresentasse la punta di diamante, l’uomo immagine, era sempre disponibile. Sempre sorridente.»

GENERAZIONE – Un vincente che non se la tira. Forse perché era un campione figlio della sua generazione, fatto di piloti di talento maiuscolo e pochissimi mezzi. Le academies erano qualche meccanico dalla vista lunga o qualcuno che ti dava una mano per iniziare. Il resto era nel tuo polso destro. In questo Romboni se l’è sempre giocata: 125, 250, persino il terzo posto di Assen con l’Apriliona bicilindrica 500 nel 1997, moto con la quale terminò la stagione al 10° posto; poi la Superbike. Il petit bonhomme, simpatico nonostante la sfortuna. Uno che la morte l’ha guardata in faccia tante volte, prima di incontrarla sul serio.

31 Mar 1996:  Portrait of Aprilia rider Doriano Romboni of Italy before the Malaysian Grand Prix at the Shah Alam circuit in Malaysia.  Mandatory Credit: Mike  Cooper/Allsport

Doriano Romboni, 1996

INCIDENTI – Nel 2004, sulla A15, lo spezzino fu vittima di un incidente terribile. La sua auto sbandò sul fondo stradale bagnato a causa di una chiazza di gasolio lasciata da un automezzo pesante, poi l’impatto con un veicolo fermo in corsia di sorpasso fu devastante. Romboni ricordava, con la consueta ironia, come i medici lo avessero sottoposto ad un delicato intervento che vide l’asportazione della milza e seri danni a un polmone: «mi hanno svuotato e poi ricomposto, ma sono stati bravi: hanno rimesso ogni cosa al posto giusto.» L’incidente lo allontanò dal suo mondo. Forse aveva bisogno di dedicarsi ad altri progetti, di fare una vita meno randagia. La necessità di tentare altre strade, assieme alla moglie Sara, di stare più vicino alle due figlie.

STRADE – Doriano a quel punto tentò la strada del ristoratore, aprendo un locale nel suo paese, il buen retiro del pilota spezzino a Ceparana una frazione del comune di Bolano, in Liguria. La sfiga, di nuovo, che si mette in mezzo tra te e i sogni di tregua. Una frana che interrompe per mesi la trafficata statale su cui si appoggiano le speranze di una nuova ripartenza. Così anche l’avventura del locale terminò. Solo nel 2012 il motociclismo rientrò dalla porta principale. Ma se n’era mai andato per davvero dalla tua vita, Doriano?

18 May 1997:  A portrait of Doriano Romboni of Italy riding for Team IP Aprilia at the Italian Grand Prix at Mugello in Italy.  Mandatory Credit: Mike Cooper /AllsportUNO VERO  – Il racconto bello è di Puccetti: «posso dire che Doriano aveva “due grandissimi maroni”? Ma sì che posso dirlo. Tutto nacque con una cena a casa sua, sopra le colline di Bolano: non c’è niente da fare lui era quello delle cene; parlammo di rivederci in pista, assieme ad altri ex piloti, forse in quella occasione è scattato qualcosa perché poi abbiamo vissuto due anni meravigliosi. Doriano fece il capotecnico e il direttore sportivo della mia squadra al CIV con Cruciani e Giansanti in Supersport. L’anno successivo fu per me quello della consacrazione, grazie all’apporto di Romboni e Migliorati potemmo perfezionare il San Carlo-Puccetti Team Italia, disputando l’europeo Stock 600 con Franco Morbidelli. Ci togliemmo davvero tante soddisfazioni, ma devo dire che Doriano lavorò con estrema professionalità: svolgeva il proprio compito con umiltà e grande competenza. Quasi impossibile trovargli un difetto. Era uno vero.”

EPILOGO – La scomparsa del pilota spezzino, avvenuta per i postumi di un caduta – finendo travolto dall’incolpevole Gianluca Vizziello che sopraggiungeva senza poterlo evitare – sulla pista del Sagittario a Roma in occasione del SicDay, è stato l’ultimo sgarro della sfortuna. Doriano Romboni ha lasciato la moglie Sara, due figlie e un grande vuoto nel cuore degli appassionati. Perché era uno vero. Perché aveva “due maroni incredibili.

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