27 Gennaio 2021

Storie di Dakar. Angelo Pedemonte: “Tornarci? Anche domani!” (parte 3)

La terza ed ultima parte dell'intervista ad Angelo Pedemonte, rookie della Dakar 2021. L'assenza di gare nel 2020, la partenza con moto 'nuova', il fattore fortuna... Ecco cos'ha raccontato.

Pedemonte Dakar 2021

Angelo Pedemonte è uno degli eroi italiani attivi quest’anno nella Dakar. Una prima esperienza in questa competizione che certo non si dimentica, ricca di emozioni uniche. Non manca certamente la voglia di tornare, per completare una corsa purtroppo interrotta a metà per incidenti e successivi guai fisici. Dopo la prima e la seconda parte, ecco la terza ed ultima parte della lunga intervista realizzata al pilota italiano dopo la sua esperienza nel deserto dell’Arabia Saudita.

Tante piccole cose nuove da imparare alla sua prima Dakar.  

Un approccio molto duro per vari motivi. Faccio l’esempio del roadbook, che consegnavano 20 minuti prima della partenza e con un tempo limitatissimo per montarlo. Sembra una sciocchezza, ma rischi di montarlo male e sai di doverlo fare velocemente… Una volta infatti mi sono trovato il roadbook che non andava: nella fretta non avevo bloccato la rotellina e quindi le cinghie interne non giravano. Un altro dei fattori extra che impari solo sul campo. Da aggiungere anche che ci vuole tanta fortuna.

In che senso? 

Cito Zacchetti, un ragazzo che conosco da tanti anni. Quest’anno era arrivato molto preparato, ma ha avuto un culo sfacciato! Sai quando ti vanno tutte bene? Ecco, è il suo caso! Si è trovato in due/tre situazioni (con tanto di foto) in cui non è caduto proprio perché qualcuno l’ha tenuto per la giacca e tirato su. E quando è caduto è arrivato subito l’elicottero, l’ha medicato ed è riuscito a ripartire nonostante sei punti ad un’arcata sopraccigliare ed una faccia gonfia come un melone. L’altro giorno gli ho rinnovato i complimenti perché è stato bravissimo, ma anche lui lo ha ammesso. Ad altri non è andata così: penso a Gerini, che si è capottato il terzo giorno come Santosh, ma senza farsi niente. Quattro giorni dopo stessa caduta e ha rischiato l’asportazione della milza. La fortuna qui conta davvero tanto: basta un metro più in là e trovi l’imprevisto che non puoi valutare o superare.

Il fascino del rischio. 

L’80% delle persone nel mondo del motociclismo non è normale, ma anche io ne faccio parte. Dietro alla scrivania sono un uomo di 60 anni razionale ed equilibrato. Quando salgo lì sopra però sono come tutti gli altri, altrimenti non saremmo mai partiti. Ho degli amici che, quando hanno saputo che mi sono iscritto, mi hanno detto “Tu sei matto!”. Ma iscriversi, partire, trovarsi in un clima del genere, anche se purtroppo non sono arrivato alla fine, è un sogno che rimarrà sempre. 

Quindi quando ci tornerà? 

Anche domani mattina! [risata] So che è improbabile per l’anno prossimo, ci stiamo pensando per il 2023, anche se certo mai dire mai. Chi va ci torna: penseresti che ti sei tolto la voglia, in realtà la voglia non ti passa mai. Certo quest’anno è stato un po’ alla cieca, seppur con qualche attenuante, ma se dovessimo tornare comunque avremmo già un’idea più precisa di quello che ci aspetta, quindi riusciremmo a prepararci di conseguenza. 

Una preparazione limitata nel 2020 non per colpa vostra. 

Non c’è stata una sola gara tradizionale. Gli ufficiali sono stati a Dubai, in Marocco, quindi un po’ di corse su sabbia le hanno fatte ugualmente. Chi invece avrebbe sfruttato delle gare per allenarsi non ha potuto farlo, a partire dal Merzouga Rally di aprile che è stato cancellato. Poi gli sono andati dietro tutti: il Marocco, il Panafrica… In generale sulla moto da rally non ci era andato quasi nessuno: i professionisti hanno avuto qualche occasione, gli amatori no. 

Partenza quindi con la moto “nuova”. 

Io la moto praticamente l’ho provata nello Swank Rally di settembre, partito da Milano ed arrivato in Sardegna. Mi sono presentato a Jeddah con una moto che aveva percorso circa 2000 km: questo per quanto riguarda la mia preparazione su una moto da rally. Certo c’è stata anche quella enduro, poi abbiamo disputato il Campionato Italiano Motorally (con qualche variante). Quindi posso dire che sono arrivato a Jeddah con la moto nuova. Oltre alle disponibilità di tempo di ognuno di noi, non ci sono state neanche le occasioni per prepararsi adeguatamente. Ma come detto, per la prossima occasione avremmo un’idea già più precisa di cosa aspettarci. 

Foto: marocchigroup.com

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1 commento

  1. marcogurrier_911 ha detto:

    Affascinante!!!