8 Settembre 2020

La rinascita di Kyle Ryde (e Suzuki) nel British Superbike

Kyle Ryde con il team Buildbase Suzuki sono una splendida realtà del BSB: la casa di Hamamatsu torna a vincere e può contare su di un talento ritrovato.

Kyle Ryde

Di questi tempi, due anni or sono, Kyle Ryde si era ritrovato ad un passo dall’appendere il casco al chiodo. Poco più che ventenne, per una serie di circostanze e di occasioni gettate alle ortiche, l’originario di Mansfield sembrava non aver più alcun futuro nel motociclismo. Trascorso un biennio, oggi il nome di Ryde è tornato d’attualità. Recuperato dal team Buildbase Suzuki, rigenerato in sella alla GSX-R 1000, semplicemente… ritrovato!

TALENTO

Quando si tocca il fondo, si può soltanto risalire“. Se vogliamo, questo detto incarna alla perfezione quanto vissuto negli ultimi anni da Kyle Ryde. Dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere in madrepatria con i titoli britannici 125cc (2011), Superstock 600 (2014) e sfavillanti performance tra le Supersport (wild card mondiale a Donington Park con annesso podio compresa), si era presentato al mondiale di categoria con i migliori presupposti. E con una bella chance: correre con il team Kawasaki Puccetti, oltretutto con la nomea di “pupillo” di Jonathan Rea. Una grande possibilità, suo malgrado depauperata per varie circostanze. Vuoi per un problematico adattamento alla serie iridata, vuoi (a detta di molti) senza la “testa” e la mentalità per sfondare. Sta di fatto che nel 2018, con la coda tra le gambe, aveva fatto ritorno nel Regno Unito per correre nel BSB con una privatissima Yamaha del CF Motorsport. Quasi scontato dirlo, un’avventura conclusasi in un lampo per svariate motivazioni.

RILANCIO

Senza futuro, l’originario di Mansfield aveva così scommesso sul British GP2, la Moto2 d’oltremanica che corre in abbinamento con le 600 Supersport. Con un’unica missione: vincere, rilanciando le proprie quotazioni di carriera. Un bersaglio centrato, dominando la stagione 2019, guadagnandosi un test-provino con il team Buildbase Suzuki. La squadra di Stuart Hicken, archiviato un BSB 2019 completamente da dimenticare, per il nuovo corso ha deciso di affidarsi proprio su KR77. Comun denominatore? La reciproca voglia di riscattarsi.

FEELING

Nel motociclismo il talento emerge, ma deve essere coadiuvato da una squadra professionale e da un’ottima moto. A motori spenti, legittimamente si dubitava su quanto il binomio Ryde-Suzuki potesse funzionare. Pensieri rispediti al mittente già nel corso delle prime gare, con la GSX-R 1000 #77 spesso variabile impazzita là davanti con performance di rilievo ed una prima fila pronti-via in quel di Donington. Purtroppo per Kyle una serie (ancora?) di problemi tecnici avevano precluso quel risultato che meritava per quanto profuso, ma l’appuntamento era soltanto posticipato al magico weekend vissuto a Silverstone.

SILVERSTONE

Storicamente il layout National di Silverstone ben si adatta alle peculiarità della Suzuki GSX-R 1000. Una moto, nel BSB, ritenuta come “una coperta corta“. Tanti cavalli, ma che non si riescono a scaricare a terra. Un bilanciamento difficile da trovare, con il team Hawk che ha cambiato una mole non indifferente di aggiornamenti Yoshimura e sospensioni (da Bitubo a Ohlins) nell’ultimo triennio. Una Gixxer imprevedibile, ma che a Silverstone per svariate ragioni è sempre andata bene. Lo scorso weekend non ha fatto eccezione, con Ryde velocissimo sin dalle prove e super-protagonista delle 3 gare. Secondo sabato battuto in Gara 1 da Tarran Mackenzie per soli 105 millesimi, mattatore nelle due manche di domenica, addirittura dominante nella terza corsa in programma.

IL MATRIMONIO FUNZIONA

In pochi avrebbero scommesso 1 pound sulla buona riuscita del matrimonio tra Ryde ed il team Hawk/Buildbase Suzuki, ma le corse sono belle anche per questo. La pista ed il cronometro hanno sempre ragione e possono smentire ogni valutazione pregressa. Kyle Ryde lo ha fatto con questo spumeggiante esordio stagionale, due vittorie ed una rinascita sportiva da rimarcare. Festeggiano tutti, non solo il team di Stuart Hicken, perché il motociclismo d’oltremanica ha ritrovato un talento che rischiava di perdere…

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