5 Febbraio 2020

Caso Iannone: La prova del capello, perchè potrebbe non bastare

La difesa di Andrea Iannone gioca il tutto per tutto: porta una prova "regina" e mette alla berlina l'autorevolezza dell'accusa

Andrea Iannone

Andrea Iannone non prenderà parte ai test di Sepang. Il giudizio sulla positività al drostanolone rilevata al termine del GP di Malesia (3 novembre) è appena iniziato e non sarà così breve come Aprilia sperava. Alla prima udienza davanti alla CDI, la commissione di disciplina della Federmoto, la difesa del pilota ha presentato l’esame del capello eseguita presso il Centro Regionale Antidoping Bertinaria di Torino. Il dottor Alberto Salomone, consulente tecnico di Iannone, ha presentato anche una relazione dei professori Cocci e Lotti, dell’Università di Firenze, per spiegare che valori così bassi come quelli rilevati nelle urine del pilota sono incompatibili con un’esposizione prolungata agli steroidi.

PUO’ BASTARE PER L’ASSOLUZIONE?

Corsedimoto ha contattato un primario studio legale italiano, che non avendo accesso agli atti, ci ha potuto fornire solo una parere  di massima. Domanda: la “prova del capello” può bastare per un’eventuale assoluzione? Risposta: no. Sia il capello del pilota che la relazione di esperti di doping sono “allegazioni di parte”, cioè evidenze che la difesa ha prodotto per avvalorare l’ipotesi dell’assunzione involontaria di drostanolone. In un giudizio standard (non scordiamo che qui parliamo di giustizia sportiva) se la Corte ritenesse  la “prova del capello” di valore derimente, dovrebbe incaricare un perito super partes di ripetere lo stesso esame, alla presenza di periti delle due parti. Alla conclusione della perizia, e del confronto tecnico fra i consulenti di accusa e difesa,  il tecnico incaricato relazionerebbe l’esito alla Corte, che avrebbe così elementi per decidere.

COSA SUCCEDE ADESSO 

La CDI parebbe aver deciso diversamente. L’accusa, che è un delegato della stessa Federmoto, ha ottenuto cinque giorni di tempo per esaminare le evidenze depositate dalla difesa di Iannone. Che dopo avrà altri cinque giorni per la contro replica. Dopo si andrà a sentenza, cioè la CDI avrà 45 giorni di tempo per deliberare, ma potrebbe emettere verdetto (volendo…) anche prima.

DIFESA MOLTO AGGRESSIVA

La difesa di Iannone sta giocando abilmente le sue carte. Con la prova del capello ha sicuramente suggestionato la Commissione Disciplinare. L’avvocato De Rensis, difensore del pilota, alla Gazzetta dello Sport ha rivelato anche un dettaglio  che  toglie autorevolezza all’accusa.  “Siamo rimasti sorpresi perché il rappresentante della Fim in udienza ha detto che è certo che Iannone non si sia dopato per migliorare le sue prestazioni sportive” ha raccontato de Rensis. “Ma per moda o body building mostrando pure una foto del pilota che fa pubblicità di intimo. Poi ha pure affermato che non poteva aver mangiato carne cinese perché si trovava in Malesia». La strategia difensiva è quindi assai aggressiva. Se funziona, lo sapremo fra un paio di mesi, quando il Mondiale sarà già partito.

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