16 Ottobre 2011

MotoGP: Casey Stoner Campione del Mondo 2011

Secondo titolo per Stoner nell'olimpo del motociclismo

Lo vedi guidare e ti domandi fino a quali limiti potrà spingersi il motociclismo del Terzo Millennio. Con il suo stile, la sua follia, l’incredibile velocità e talento, Casey Stoner ha fatto la differenza nell’era MotoGP 800cc: per la seconda volta è Campione del Mondo MotoGP, rientrando nell’olimpo del motociclismo e di quella “nicchia” di fenomeni capaci di vincere un campionato con due differenti case costruttrici. Ci era riuscito, sorprendendo tutti, nel 2007 con la Ducati, a quattro anni di distanza bissa questo trionfo, ma con la moto da lui pubblicamente più desiderata: la Honda ufficiale HRC, addobbata a festa con i colori Repsol, gli stessi del suo idolo dichiarato Mick Doohan. Un’impresa che soltanto Giacomo Agostini (con MV Agusta e Yamaha), Eddie Lawson (Yamaha e Honda) e Vaentino Rossi (Honda e Yamaha) ci sono riusciti nella top class dal 1949 ad oggi. Stoner l’ha fatto dominando l’epopea delle 800cc: con Phillip Island l’australiano ha raccolto su 83 gare disputate 32 vittorie, altrettante poles position (percentuale del 38 %), 57 podi (69 %) e 26 giri più veloci in gara (32 %). Primo, con vantaggio e supremazia: lo dicono i numeri, lo dicono cinque anni dove, a suo modo, ha cambiato questo sport. Ha reinventato il motociclismo con la sua guida: tutti lo studiano, cercano di capire i segreti, provano persino ad imitarlo. Per il momento no, nessuno ci è riuscito. Non sarà un genio della tecnica, uno stakanovista, non ama particolarmente stare al centro dell’attenzione. Conquista un titolo mondiale, ma preferisce vincere le gare. Non vuole essere l’icona del motociclismo degli anni Duemila, perchè non vive per questo sport. Resta una professione, ma dove, da pilota, eccelle su tutti i campi. Un pilota deve correre, vincere, portare a casa i risultati. Errori ne ha fatti, ma sbagliano tutti. Problemi ne ha incontrati, ma ha saputo reagire. Perchè per lui non è mai stato facile arrivare, vincere, dover dimostrare con i fatti quello che è. Può bastare un suo giro di pista per tornare doverosamente a parlare di “Stoner Age“: quello che riesce a far lui, oggi, nessuno ci riesce. Stoner è tutto questo: la sua guida, i suoi misteri, il suo modo di fare, pensare, correre, vivere l’ambiente ed il mondo che lo circonda. Nel tempo libero sta lontano il più possibile dai motori (con l’unica eccezione alla regola con i Go Kart), trova le energie nel ranch di famiglia a Niangala nei pressi di Tamworth tra pesca ed equitazione. Poi, pochi giorni più tardi, sale in sella alla propria Honda RC212V e diventa “Bastoner”, il “Canguro Mannaro”, non più “Rolling Stoner” (errori quest’anno? Zero..) bensì semplicemente “World Champion”. Per queste ragioni Casey Stoner resta e resterà un pilota unico nella storia del motociclismo, seguendo sin da piccino un percorso che l’ha portato, con tutte le difficoltà del caso, ad emergere. Quando nasci a Southport, Queensland, dove c’è solo un tracciato lì nei pressi (si fa per dire: si parla di centinaia, se non migliaia, di kilometri…), non è facile poter pensare un giorno di diventare il nuovo Doohan. Era destino, tanto da ritrovarsi in sella già a 3 anni, prendendo in prestito dalla sorella maggiore Kelly una Peewee 50cc. Proprio con lei sono iniziate le prime “battaglie” e gare, ovviamente nel dirt track, circuito di Hatchers a 4 anni appena compiuti. Un pò di apprendistato, poi a 6 anni il primo titolo regionale della Gold Coast. Da quel momento Casey diventa una vera e propria leggenda del dirt e long track: in 8 anni qualcosa come 111 titoli, 41 australiani, 70 tra nazionali e regionali in 5 differenti classi e cilindrate. Il passo successivo? Aspettare due anni per poter correre nella 125cc in madrepatria, oppure trasferirsi in Europa. Insieme a suo padre Colin e sua madre Bronwyn decidono di trasferirsi nel Regno Unito: un rischio, un azzardo, ma Casey li ripaga subito vincendo il Challenge Aprilia e, all’esordio assoluto, sorprendendo tutti a Brands Hatch in 125 GP, conquistando una vittoria con una bianca Honda RS125R sostanzialmente priva di sponsor. Con questi successi decide di prender parte alle ultime due prove stagionali, a novembre inoltrato, nel CEV più competitivo di sempre: ci sono al via Pedrosa, Lorenzo, Elias, De Angelis, ma al debutto assoluto ad Albacete si qualifica 4° nella propria batteria e conclude al quinto posto in gara, vincendo la volata con, indovinate un pò, Jorge Lorenzo! Riconfermatosi anche nella successiva prova di Jerez (7° in qualifica, 16° in una gara vinta da Alex De Angelis a seguito di una scivolata), Stoner viene individuato da Alberto Puig (ebbene sì, proprio lui..) come uno dei talenti emergenti del CEV, guadagnandosi l’investitura ufficiale del Telefonica Movistar Junior Team per la stagione 2001. Se nel Regno Unito sempre con la propria Hondina è 2°, conclude da vice-campione anche nella Penisola Iberica, ma con risultati importanti e, per la prima volta, con il #27 sul cupolino: su sette gare ne vince tre (Albacete, Jarama, Jerez), ma perde punti importanti nelle due prove di Valencia (17° dopo un errore, 5° nel penultimo round). Sfuma di un soffio la conquista del titolo, ma si garantisce l’esordio nel Motomondiale da wild card: a Donington Park è 17°, a Phillip Island corre con i colori Telefonica Movistar accanto a Pedrosa, Elias e Olive conquistando subito punti mondiali, 12° sul traguardo. Con questi risultati arriva l’occasione di correre a tempo pieno nel mondiale di categoria: Lucio Cecchinello, su suggerimento proprio di Puig (ma non solo…), lo ingaggia per la 250cc. A Suzuka è 15° nelle prove, ma è a Welkom che sorprende tutti: si qualifica con l’ottavo tempo, ma dopo pochi giri era già in seconda posizione prima di un rovinoso volo, uno dei tanti che caratterizzeranno le fasi iniziali della propria carriera facendosi la nomea di “Rolling Stoner”. Correre con le potenti 250cc 2 tempi non è facile, ma Casey conclude 12° in campionato vantando anche discreti piazzamenti (6° a Jerez, Barcellona e Rio), ma comprensibilmente per il 2003 sempre con il Team LCR passa alla 125cc. Tante cadute, ma anche la prima pole (Mugello) ed un finale in crescendo: sale sul podio al Sachsenring, Rio e Motegi, vince l’ultima gara a Valencia, primo trionfo mondiale. Diventato tra i piloti più desiderati del mercato piloti per la ottavo di litro, sorprende tutti e firma con la KTM: ingaggio sostanzioso, ma pur sempre una moto sì in crescita, ma con soltanto una stagione di gare sulle spalle. Punta di diamante del progetto, Stoner all’esordio con la casa austriaca è subito sul podio a Welkom (3°) e, alla seconda gara, sfiora la vittoria: è in testa con vantaggio sotto la pioggia, ma a 5 giri dalla bandiera a scacchi vola a terra rovinosamente. Nonostante un rendimento altalanente, Stoner riesce a concludere il campionato al 5° posto con sei podi ed una vittoria a Sepang, la prima per la KTM nel Motomondiale. Nel 2005 la casa di Mattighofen vuole trattenerlo per giocarsi le chance iridate (senza dubbio sarebbe stato il grande favorito), ma decide di tornare da Lucio Cecchinello, non in 125, bensì in 250 con una Aprilia RSW ufficiale. Nella quarto di litro che presenta al via qualcosa come 12 moto “factory” tra Honda e Aprilia e nomi come Pedrosa (Campione del Mondo per la seconda), Lorenzo, Dovizioso, Aoyama, Barbera e De Angelis, Stoner è secondo in campionato con ben 5 vittorie (Estoril, Shanghai, Sepang, Losail, Istanbul), mostrando anche una discreta regolarità di risultati rispetto al recente passato. Mancato il titolo mondiale, ma raggiunta la piena maturità, il 2006 è l’anno dell’esordio in MotoGP: originariamente designato per correre con il team Pons, a test invernali iniziati grazie all’apporto sempre di Lucio Cecchinello trova una Honda RC211V clienti, sufficiente per ben figurare nei primi round nonostante un recente infortunio. A Jerez è sesto al debutto, a Losail sorprende tutti e conquista la pole, a Istanbul si gioca la vittoria con Marco Melandri. Un inizio di stagione strepitoso, ma da quel momento in avanti per l’australiano si presentarono le prime difficoltà: con l’anteriore Michelin non si trova e vola ripetutamente a terra, con rovinose cadute da “video clip” (e danni economici non quantificabili…) come al Mugello e Laguna Seca. Riceve le attenzioni della Yamaha, arriva a definire l’accordo per il 2007 nel mese di luglio, ma la trattativa non va in porto: si dice per pretese economiche eccessive, ma anche per precise direttive di Valentino Rossi (che, pubblicamente, aveva ammesso di preferirgli Colin Edwards per iniziare lo sviluppo della M1 800cc). Proprio quando sembra destinato a proseguire l’avventura con LCR Honda, nel penultimo round a Estoril poco dopo il Warm Up firma con Ducati: è la quarta scelta dopo Melandri, Hayden e Gibernau, ma è l’accordo… del secolo. Al primo test con la 800cc a Valencia sorprende tutti, Loris Capirossi (suo nuovo compagno di squadra) in primis. Dopo la prima presa di contatto con la Ducati Desmosedici GP7, Casey torna in madrepatria ed il 6 gennaio 2007 sposa la bella Adriana Tuchyna dopo 4 anni di fidanzamento, con la “luna di miele” trascorsa a Madonna di Campiglio per il Press Meeting del Main Sponsor Ducati… Un sacrificio per Stoner in una stagione quasi irripetibile: nei test invernali è il primo inseguitore delle Yamaha che sembrano imprendibili, ma all’esordio stagionale conquista pole e vittoria sfruttando la supremazia tecnica del pacchetto Ducati-Bridgestone. Legittima il titolo mondiale conquistato a Motegi con 10 vittorie e 14 podi su 18 gare, un vantaggio abissale in classifica, riuscendo nell’impresa di consegnare alla Ducati il primo titolo mondiale nella classe regina. Sembra iniziare la “Stoner Age”, ma il successivo triennio con Ducati è stato di alti e bassi: se in giornata, risulta imprendibile, ma spesso sbaglia e, nel 2009, perde persino tre gare per quel ben noto “malessere” che l’ha tenuto lontano dalle piste del Motomondiale per un mesetto. Qualcosa si è rotto se non nel rapporto con la squadra (che decide di seguirlo nella sua prossima avventura), ma con l’azienda: ben prima dell’ingaggio di Valentino Rossi, Stoner decide di firmare con Honda per il 2011, concludendo quattro anni indimenticabili con Ducati con un finale di stagione 2010 sensazionale. Il resto è storia recente: con un ruolino di marcia strepitoso Casey Stoner è, per la seconda volta, Campione del Mondo MotoGP, ma soprattutto sempre più nella storia di questo sport ed emblema del motociclismo dei giorni nostri. Alessio Piana

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