16 Gennaio 2022

MotoGP, Remy Gardner: “Avere Pedrosa in Malesia mi dà sicurezza”

Remy Gardner ancora incredulo per il titolo Moto2 e carico per la sfida MotoGP. Un primo obiettivo è progredire, ma senza esagerare. L'intervista.

remy gardner motogp

di Raquel Jiménez Rodríguez

Remy Gardner, Campione del Mondo Moto2 e pilota MotoGP con KTM Tech3, è uno dei personaggi del momento, con un cognome di peso nel motociclismo. Da un padre leggenda ad un figlio che ha già fatto la storia, con un futuro nella classe regina a partire da quest’anno. Non è stato un percorso facile per l’australiano, ma sa bene che le moto sono la sua vita, le ha nel sangue. Prima di tornare in azione nei test ufficiali in Malesia, ecco cos’ha raccontato.

Campione del Mondo Moto2 e pilota MotoGP. Come ti suona?
Ancora non ci credo! [risata]

Credevi sarebbe mai arrivato tutto questo dopo tanti momenti difficili?
Finalmente è arrivata la vittoria dopo tanti anni complessi. Ho vissuto periodi piuttosto duri, in cui sembrava non dovessi riuscire a niente, ma alla fine ce l’ho fatta e ho vinto il titolo.

Cosa ti è passato per la testa quando ha tagliato il traguardo da campione?
Parecchie emozioni. Ma sono sincero se dico che ancora non ci credo. Anche ieri ne parlavo con un amico dopo un allenamento e gli ho detto “Ma cos’ho vinto?”

Come hai detto, ci sono stati tanti momenti difficili. Qual è stato il peggiore?
Quando mi sono rotto entrambe le gambe mentre mi allenavo. Avevo una frattura scomposta in quella sinistra, poi avevo anche la caviglia destra distrutta ed altre sei fratture, più una botta in testa che mi aveva lasciato incosciente per un po’. Sono rimasto in ospedale per una settimana, mi hanno inserito tre placche e 19 viti. Questo è successo a metà campionato, a Jerez, e non avevo una moto né avevo ottenuto qualche risultato… Pensavo davvero che la mia carriera fosse finita, ma in seguito mi sono svegliato, ho fatto qualcosa di buono con la Tech3 e sono riuscito ad ottenere un contratto con il team Stop and Go di Edu Perales.

Senza dubbio siete fatti di un’altra pasta. Come fate a continuare dopo lesioni del genere?
Non lo so nemmeno io. È difficile sia a livello mentale che sul piano fisico, ma alla fine ho pensato che se non mi svegliavo non ci sarebbero state più gare né altre possibilità. Ed è successo.

Assieme ai Roberts, i Gardner ora sono la seconda coppia padre-figlio capace di vincere un titolo. Si può dire che il talento è nel sangue, o serve tanto lavoro?
Credo dipenda dal lavoro. Certo comunque non è male avere all’inizio un padre che può aiutarti. Ma quando raggiungi un livello professionistico dipende da te stesso.

Essere il figlio di una leggenda come Wayne Gardner comporta una maggiore pressione?
Non credo sia uno svantaggio, ma certo ha i suoi lati positivi e negativi, come tutto del resto. Il lato meno buono è che tutti pensano che io senta una pressione maggiore perché sono il figlio. Il suo passato comunque è un po’ simile al mio, ma è un bene perché è riuscito a guidarmi fino a dove sono arrivato ora.

Tra pochi giorni andrai a Sepang per i primi test del 2022. Che cosa ti aspetti?
Di adattarmi un po’ di più. Alla fine si tratta di realizzare molti giri, questo aiuta parecchio a conoscere la moto. Spero di migliorare il feeling con la KTM e di capire soprattutto l’elettronica, oltre a migliorare il rapporto con la squadra per capirci sempre di più e prepararci per il Qatar.

Se dovessi definire la tua prima presa di contatto con una MotoGP con una parola, quale sarebbe?
Veloce, piuttosto veloce! [risata]

Ci sono molte differenze con una Moto2…
Come il giorno e la notte.

Hai già parlato con Dani Pedrosa?
Certo, era a Jerez come coach e ci ha aiutato parecchio. Quando non doveva provare qualcosa ci dava una mano con gli aspetti base della MotoGP. Sapere che ci sarà anche lui in Malesia mi dà sicurezza.

Com’è lavorare con un pilota come lui?
Ha tanta esperienza, è un grande pilota ed una bella persona: è fantastico conoscere i suoi trucchi e ricevere i suoi consigli.

Arrivi in MotoGP in un periodo di grande uguaglianza, questo ti può aiutare o renderà tutto più difficile?
Tutte le moto sono simili, il livello dei piloti è pazzesco e sono all’esordio tutti i migliori piloti della Moto2 degli anni scorsi. Sarà difficile. Ma posso imparare velocemente e questo certo mi aiuterà a tirare fuori il meglio della moto e di me stesso.

Negli ultimi anni i giovani sono stati subito rapidi, magari in breve tempo vedremo Remy Gardner in lotta per il titolo MotoGP…
Non sarebbe male! Ma non bisogna esagerare o ci si fa male. Bisogna progredire un passo alla volta, sempre tenendo i piedi per terra.

Arrivi in MotoGP proprio quando Valentino Rossi si ritira. Ti dispiace non aver corso con lui?
Abbastanza. Mi è dispiaciuto, sarebbe stato un sogno correre con lui. Ma tutte le cose belle finiscono: ha la sua età, i risultati non arrivano ed è comprensibile.

Dividerai il box con Raúl Fernández, che conosci piuttosto bene. Il fatto di essere stati già rivali può aiutarvi quest’anno?
Sicuramente. Come team siamo stati molto forti, abbiamo vinto il titolo a squadre per non so quanti punti e credo che questo sia dovuto al fatto di esserci spinti continuamente. Oltre a confrontare tutto e ad imparare sempre l’uno dall’altro. Sono convinto che per KTM e per Tech3 questa sia una cosa buona.

Quale sarà il tuo obiettivo?
Per prima cosa, lottare per essere il rookie dell’anno. Per il finale di stagione invece punto ad arrivare a battagliare con le KTM ufficiali.

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Foto: motogp.com

L’articolo originale su motosan.es

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