21 Ottobre 2020

MotoGP, la tecnica: cos’è successo davvero a Quartararo ad Aragón?

Fabio Quartararo si è lasciato alle spalle un GP complicato. Ma cos'è successo davvero al pilota Petronas Yamaha SRT? L'analisi della sua gara.

quartararo motogp aragon

Arrivato ad Aragón in testa al mondiale MotoGP, Fabio Quartararo è tornato in seconda posizione. Per lui una gara molto difficile conclusa fuori dai punti, 18° a 21 secondi dal vincitore Alex Rins.

Il pilota francese però aveva brillato durante le prove, conquistando anche la pole position nonostante uno spettacolare incidente mattutino sabato mattina. Il tutto su un circuito ritenuto poco favorevole alla Yamaha.

Allora cos’è successo veramente? Abbiamo fatto qualche indagine…

Progettato dal famoso designer tedesco Hermann Tilke, il MotorLand Aragón è lungo 5.077 chilometri, presenta 17 curve in totale ed un lungo rettilineo di 968 metri.

Quest’ultima caratteristica potrebbe far pensare che si tratti esclusivamente di un circuito “da motore”, in grado di avvantaggiare le moto più potenti come le Ducati. Il primato della pista in effetti appartiene ancora a Borgo Panigale dal 2018, un 1’48.120 stampato da Jorge Lorenzo. Ma nel corso di questo giro il maiorchino aveva raggiunto “solo” 335,4 km/h, una velocità ampiamente battuta quest’anno da Francesco Bagnaia con 351,8 km/h. Ciò dimostra che, pur essendo importante la potenza del motore per superare gli avversari sul dritto, non è sufficiente per garantire la vittoria. Inoltre, solo Casey Stoner ha portato la Ducati al successo dall’introduzione della pista spagnola, avvenuta nel 2010.

In effetti, viste le statistiche, il circuito iberico sembra essere particolarmente adatto alla Honda. Parliamo di ben 7 vittorie nelle 10 gare disputate prima dello scorso fine settimana. Le firme sono quelle di Casey Stoner (2011), Dani Pedrosa (2012), Marc Márquez (2013, 2016, 2017, 2018, 2019).

Quest’anno, approfittando dell’assenza del campione in carica e dell’irrigidimento delle prestazioni causato dalla nuova costruzione della posteriore Michelin, è stata Yamaha a far festa nei primi turni. Maverick Viñales nelle FP1 e FP2 nella prima giornata, Franco Morbidelli nelle FP3 e nelle FP4 nella seconda, Fabio Quartararo in qualifica. Nessuna sessione è sfuggita al dominio della YZR-M1, nonostante le temperature estremamente rigide del mattino.

Il poleman però aveva già evidenziato qualche problema riguardo il ritmo gara venerdì sera, durante il suo debriefing. “La nostra scelta di gomme non è ancora chiara e ho ancora molto da fare sulla moto e sulla guida. Siamo veloci nei primi 10 giri, ma facciamo più fatica rispetto a Maverick, molto più costante di noi nel pomeriggio. Il mio capotecnico ed i miei ingegneri hanno già analizzato tutto per vedere dove possiamo migliorare. Mi sento bene in sella alla moto, ma non esattamente come vorrei. Vedremo domani e, guardando anche il mio compagno di squadra, sembra che la gomma anteriore media non sia male. Ma dobbiamo ancora scegliere. Se facciamo un buon lavoro nel warm up, quello che proveremo dovrebbe funzionare.”

Alla fine abbiamo visto che Quartararo ed il suo team hanno scelto una gomma anteriore media per la gara, come Franco Morbidelli ed in generale la maggior parte dei piloti. Per fare un confronto, Maverick Vinales invece è partito con una gomma morbida.

Una scelta piuttosto sorprendente (per usare un eufemismo), visto che Fabio Quartararo non aveva fatto un metro con questa gomma ad Aragón. Neanche durante le FP4, unica sessione abbastanza significativa, vista la temperatura troppo bassa del warm up di domenica mattina!

Non stiamo cercando di scoprire chi ha preso questa decisione, che è sempre il risultato di un lavoro di collaborazione, ma proviamo a fare qualche ipotesi. Aggiungiamo anche che il tecnico Michelin di solito presente nel box #20 è stato eccezionalmente sostituito a causa del Coronavirus.Certo tutti i tecnici e gli ingegneri Michelin hanno il livello di competenza richiesto. Da dire però che una persona abituata al “suo” pilota, alla “sua” moto e al “suo” team ”saprà sempre capire meglio cosa fare durante una decisione collettiva.

Una gomma nuova, un nuovo tecnico, oltre a meno vento e temperature più calde rispetto a tutte le sessioni precedenti (31° C sull’asfalto in gara contro i 25° C nelle FP4). Difficile quindi in queste condizioni per una squadra che deve sistemare la pressione delle gomme prima della partenza.

Gli attuali pneumatici anteriori, molto competitivi e molto sensibili, vedono aumentare la loro temperatura e la loro pressione durante i primi giri di gara. Arriviamo così ad una zona operativa di circa 2,1 bar (minimo 1,9 per regolamento) e 100° C. Lo stesso Fabio Quartararo ha detto di aver avuto un buon feeling nei primi tre giri. In seguito però la sua gomma anteriore era diventata molto difficile da gestire per l’eccessiva pressione. “Per me la scelta è stata corretta, i primi tre giri sono stati perfetti. Ho avuto una sensazione fantastica e tutto è andato bene. Ma già dal terzo giro la pressione era fuori dalla norma.”

Ultimo elemento (a nostra conoscenza) che potrebbe aver giocato un ruolo in questa pressione troppo alta: i copriruota anteriori. Originariamente destinati a mantenere i dischi in carbonio da 340 mm a temperature operative elevate nonostante la pioggia, i copriruota sono di diversi modelli in Yamaha. Ci sono modelli semplici che circondano semplicemente i dischi per svolgere questa funzione.

Ma Yamaha a volte utilizza modelli più sofisticati, che sembrano avere anche una funzione aerodinamica. Sono pieni o hanno quattro fori di raffreddamento e possono essere montati in giustapposizione con semi-coperture convenzionali.

Questo è ciò che hanno scelto i tre piloti Yamaha ad Aragón, nonostante una temperatura di 21° C nell’aria. Senza dubbio per controllare meglio la frenata al termine del lungo rettilineo, oltre che per guadagnare qualcosina in termini di di chilometri orari.

Ma anche qui, il team di Fabio Quartararo ha scelto di differenziarsi dagli altri piloti Yamaha. Hanno bloccato due dei quattro fori in ogni copriruota per la gara, generando logicamente dischi leggermente più caldi. Di conseguenza si ha anche un cerchio leggermente più caldo, poi si scalda la gomma ed abbiamo una pressione maggiore…

Il nostro scopo non è accusare nessuno, ma semplicemente illustrare la complessità di una MotoGP di oggi. Non pretendiamo di conoscere la verità, ma è possibile (probabile) che ciascuno dei quattro elementi descritti in precedenza abbia avuto un ruolo nella difficile gara di Fabio Quartararo. Presi da soli, probabilmente non avrebbero generato le stesse conseguenze. Ma non diciamo sempre ad esempio che un incidente aereo è sempre il risultato di un insieme di piccoli malfunzionamenti?
Sarà interessante vedere cosa succederà il prossimo fine settimana ad Aragón. È più che possibile infatti che, magari nello stesso identico modo, tutto vada in maniera decisamente diversa per il pilota francese…

L’articolo originale su paddock-gp

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