13 Ottobre 2021

Max Biaggi: “Valentino Rossi ed io eravamo due polli”

Max Biaggi ripercorre la sua lunga carriera e la rivalità con Valentino Rossi in occasione del 'Festival dello Sport': "Eravamo due bambini a scuola".

Max Biaggi e Valentino Rossi

Max Biaggi e Valentino Rossi hanno scritto pagine di storia… e di giornali. Una lunga rivalità che ha portato alla ribalta delle cronache sportive uno sport come il Motomondiale, che per un lungo periodo successivo all’epopea di Giacomo Agostini era scesa a disciplina di nicchia. Ci penserà poi il campione di Tavullia a renderla di nuovo popolare, di massa, con i suoi nove titoli iridati e un carisma contagioso. Max Biaggi, ritiratosi nel 2012 all’età di 41 anni, è stato uno dei suoi primi veri avversari. Ha fatto storia Barcellona 2001, quando la fazione “rossista” e quella “biaggista” arrivano alle mani prima di salire sul podio. Entrambi si presentano al pubblico con qualche graffio sul volto. Francesco Zerbi, presidente della Federazione internazionale, non consegna ai due i premi spettanti per l’atteggiamento irresponsabile.

A distanza di anni quella dualità fra due piloti con una generazione di differenza è andata affievolendosi. Non che ci sia un ottimo rapporto tra Valentino Rossi e Max Biaggi. Ma con la promessa verbale che un giorno si stringeranno la mano, quantomeno dopo l’addio del Dottore alla MotoGP. In occasione del ‘Festival dello Sport’ il Corsaro ripercorre le tappe della sua carriera, costellata da quattro Mondiali nella classe 250 e due nel WorldSBK. E sulla rivalità con Vale ammette: “Noi solo sui campi di gara ci siamo visti e confrontati. E’ stata una rivalità molto complessa, da sportivi, è rimasta legata alle gare… Eravamo proprio due polli, non parlavamo tra di noi ma attraverso la stampa. Eravamo come due bambini a scuola, una rivalità lunga e vera“.

I primi passi del Corsaro

Il salottino comincia dai tempi della fanciullezza. “Quando ho iniziato a correre non sapevo niente, l’unico di cui avevo sentito parlare era Giacomo Agostini, me ne parlava mio padre. Ho vinto sei Mondiali in epoche diverse. E’ stato tutto un regalo, non ero appassionato di moto, giocavo a pallone e sognavo di giocare in Nazionale. La mia città, Roma, era tutto calcio“.

Pensare che oggi i piloti iniziano a compiere i primi passi con le minimoto in tenera età. Biaggi, invece, ha cominciato da maggiorenne a salire per la prima volta in sella. “Tartassavo mio padre da anni, a 16 anni volevo la moto ma lui non voleva perché diceva fosse pericoloso. A 18 anni per il mio compleanno mi portò le chiavi e disse ‘da oggi sei responsabile della tua vita’. Non avevo mai guidato, l’ha guidata il mio amico e a casa mi spiegò come si usava la frizione“.

Da lì alla prima competizione il passo fu breve. “La prima gara fu a Perugia, andammo con la macchina, il carrello e la moto insieme a mio padre. C’erano tre batterie da 33, circa 100 ragazzi. Al bar tutti mangiavano cotoletta e un ragazzo mi disse ‘Non te la prendere se non ti qualifiche, è capitato pure a me la prima volta’. Mi qualificai terzo poi in gara volai via, zero punti“. La vera svolta nel 1994, quando Max Biaggi vinse il primo titolo con Aprilia (all’epoca Valentino Rossi non aveva ancora esordito nel Motomondiale). “Dopo la prima vittoria nel Mondiale è cambiato molto, complice anche una moto italiana che non vinceva da venti anni. Ero solo un ragazzino, mi ha proiettato in un mondo di cui non sapevo cosa potesse accadere“.

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