29 Aprile 2020

MotoGP Viaggi blindati, squadre isolate: si può ripartire solo così

Voli charter, accordi "personalizzati" coi Governi, niente contatti nel paddock, pagare i circuiti per correre: la MotoGP può ripartire solo così. Ma c'è il nodo dei costi

MotoGP

Come può ripartire la MotoGP, a porte chiuse, per salvare il Mondiale 2020 segnato dal coronavirus? Per capire cosa ci aspetta, basta seguire il cammino intrapreso dalla F.1. Le auto hanno ufficializzato la data di partenza, il 5 luglio a Zeltweg. Il tracciato austriaco di proprietà Red Bull ospiterà un secondo GP la domenica successiva, poi le squadre si sposteranno a Silverstone, anche lì per correre un doppio GP in due week end. Dopo la F.1 conta di spostarsi a Barcellona e in seguito a Monza. Anche ieri il presidente dell’ACI, titolare dei diritti del GP d’Italia, ha ribadito che “Monza si farà”. In questo modo la F.1 avrebbe già disputato 8 GP, i restanti dieci verrebbero ospitati da Canada, Russia, Giappone e finale in medio oriente con Bahrein e Abu Dhabi. Il nuovo calendario sarà annunciato entro un paio di settimane.

Gran lavoro diplomatico

La F.1, che muove interessi neanche paragonabili alla MotoGP, conta di ripartire negoziando permessi “agevolati” con il governo di ciascun Paese ospitante. Significa, per esempio, che le autorità austriache devono garantire l’ingresso dei 1000-1200 addetti, inoltre la Gran Bretagna deve permettere l’arrivo di tutto il gruppo una volta effettuati i due GP austriaci. E così via. Un lavoro diplomatico di altissimo profilo, ed enorme difficoltà. Gran parte delle squadre ha sede e personale britannici, ma in F.1 (come in MotoGP) c’è una folta colonia italiana: Ferrari, Alpha Tauri, Alfa Romeo, il gommista Pirelli e altri fornitori. I permessi dovranno valere per tutti, a prescindere dalla nazionalità, altrimenti non si potrà correre. Dorna, gestore di MotoGP e Superbike, dovrà ottenere le stesse garanzie.

I viaggi costeranno una fortuna 

La F.1 sta lavorando per offrire alle autorità di ogni paese la certezza che tutti i frequentatori del paddock siano sani, e non abbiano contatti con l’esterno. Verranno usati esclusivamente voli charter e le squadre risiederanno in hotel vicini ai circuiti completamente riservati. Il personale sarà autorizzato a spostarsi unicamente dai box agli alberghi, vietate le soste in ristoranti e bar. Anche il paddock F.1 verrà organizzato in modo da evitare contatti fra le squadre. Nei box verranno mantenute le distanze di sicurezza, le stesse misure in vigore nelle fabbriche che, dovunque, hanno ripreso l’attività, o la stanno preparando. Anche per le trasferte extra europee, ovviamente, saranno necessari voli charter. I costi saranno alti.

La F.1 pagherà per correre 

Liberty Media, gigante americano delle comunicazioni e gestore della F.1, ha previsto che tutte le gare europee saranno senza pubblico. Monza per avere il GP paga 20 milioni di canone, ma senza pubblico nessun circuito ha interesse a ospitare la gara. Per cui gli organizzatori, anzichè pagare, saranno pagati: 1-2 milioni di €, oppure – nella migliore delle ipotesi – il canone sarà gratis. Adesso capite perchè  Imola e Mugello si sono fatte avanti per dare ospitalità alla F.1. Pochi giorni prima Imola aveva rinunciato alla Superbike, mentre il Mugello – storica sede MotoGP – ha annunciato che “ci rivediamo nel 2021“. Dorna incassa in media 4 milioni a GP, cioè circa 80 milioni previsti. Per salvare il Mondiale dovrà rinunciare a questa somma. Liberty si rivarrà sui team F1, che non incasseranno dal promoter il 37,5% di quanto previsto, cioè l’intera “quota autodromi”. E’ facile ipotizzare che Dorna seguirà lo stesso schema: il mese scorso Carmelo Ezpeleta ha anticipato 750 mila € a ciascuna delle sei  squadre private top class, ma è probabile si sia trattato di  anticipo di cassa, non di elargizione a fondo perduto.

Alla MotoGP cosa conviene di più?

La F.1 farà dunque sacrifici di grande portata per disputare il Mondiale 2020, che impatteranno sui conti di tutti: promoter, team e circuiti. Bisogna capire se per la MotoGP questo impegno è sostenibile. Cioè se a Dorna conviene di più correre a tutti i costi, perdendoci un mare di soldi, oppure cancellare tutto e riorganizzarsi per il 2021. La pressione su Carmelo Ezpeleta è massima, perchè se ripartono le auto, per la MotoGP sarebbe un danno d’immagine enorme non gareggiare. E c’è anche il discorso Superbike. Se correre a porte chiuse potrebbe essere difficilmente sostenibile per la top class, figuriamoci per le derivate dalla serie, i cui diritti TV valgano poco in confronto a quelli della MotoGP. Vista la complessità delle procedure e soprattutto i costi, far correre la Superbike sullo stesso circuito della MotoGP, in week end diversi, è – probabilmente – l’unica possibilità.

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