11 Aprile 2020

MotoGP, il nodo economico: Dorna, correre o non correre?

La Formula 1 può permettersi di correre a porte chiuse, magari da luglio. La MotoGP evidentemente no. Per Dorna il vero problema è economico?

MotoGP, Carmelo Ezpeleta

Ha fatto molto scalpore nei giorni scorsi l’intervista del giornalista Gunther Weisinger a Carmelo Ezpeleta. Il boss di Dorna ammette, tra molti distinguo, che si può pensare anche all’ipotesi di fermare il campionato 2020. Motivo? L’emergenza pandemica, cioè globale, che investendo tutto e tutti di fatto bloccherebbe la libera circolazione di merci e persone. Di più: Ezpeleta aggiunge che anche per le stagioni a venire, 2021 e 2022, si dovrà ripensare ogni cosa. La parola d’ordine sarà ridimensionare. Insomma: niente sarà più come prima.

LA FORMULA 1 RIPARTE IL 5 LUGLIO?

Questo ragionamento però presta il fianco a qualche critica; mentre Formula 1 e discipline mainstream come il calcio stanno facendo carte false per ripartire, anche se a porte chiuse purché si riparta, nel nostro sport la serrata diventa un’ipotesi concreta. Uno spauracchio sbandierato niente meno che dal capo supremo. Dire agli appassionati che i campionati forse riprenderanno, ma può starci pure che non riprendano o che in ogni caso sarà con altra modalità, manda un segnale di estrema confusione. Tanto che la stessa Dorna, due giorni dopo, è stata costretta a diffondere una nota per  ridimensionare l’ipotesi cancellazione avanzata dal suo stesso numero uno.  Se guardiamo all’aspetto prettamente sportivo, fermarsi  è una tragedia. Ma quanto c’è di sportivo in un promoter che fonda il proprio business sul motorsport? Proviamo a capirci qualcosa. Dorna è una società controllata da un fondo speculativo.  Morale: se fa soldi ok, se li perde è un problema. Diversamente da Liberty Media, gestore della Formula 1,  il modello di business di Dorna non può permettersi di rimettere i milioni di euro necessari a garantire il buon esito dei campionati o quantomeno il loro svolgimento.

DORNA RISCHIA TANTO 

Dorna quindi è sotto scacco: contratti che possono essere annullati col principio giuridico della “causa di forza maggiore” sarebbero per il promoter della MotoGP una perdita secca difficilmente colmabile. Correre in circuiti chiusi, con i promoter  locali che a quel punto vedrebbero il proprio investimento totalmente a fondo perduto, non piace a nessuno. Gli sponsor poi, siamo sicuri che continuerebbero a pagare per un campionato fermo e/o azzoppato? Dorna inoltre non riuscirebbe certo a farsi carico di mantenere i teams che, come afferma giustamente Fausto Gresini, sono a tutti gli effetti dei soggetti economici, cioè delle società. Se saltano le squadre, chi fa correre le moto in pista? Se mantengo le squadre, poi dovrò mantenere anche gli altri servizi a supporto dello spettacolo. E via di questo passo fino al più modesto degli operatori. O tutti o nessuno, perché se qualcuno sì, allora non si capisce perché qualcun altro no.

LA SOLUZIONE PIU’ SEMPLICE

La soluzione più semplice diventa quindi la più terribile: chiudere tutto. Forfait. In questo modo colpa e oneri ricadrebbero su un solo soggetto: il virus. Comodo, anche se rimane l’alternativa del diavolo. Come già avvenuto in altri sport e in altri campionati, dove continuare avrebbe significato restare strangolati dai bilanci in rosso, allora meglio fermare ogni cosa e cercare indennizzi per via legale dove si può. Da un governo, da un accordo firmato, magari dalla federazione che è legata mani e piedi, straordinariamente silente. Qualcuno prima o poi dovrà mettere mano al portafogli, se non si corre. La vera domanda a questo punto però diventa: chi risarcirà chi? Di sicuro si faranno avanti in molti. Cercando di salvare il salvabile o bussando ˗ si fa per dire, visto che parliamo di cause legali – alla porta di Dorna nella speranza di ottenere un rimborso, magari parziale. Abbiamo già qualche informazione a riguardo. Il rischio però sarebbe il default del promoter e dopo l’addio alle armi. Rendiamoci conto che finita la pandemia, inizierà il vero problema. Che è, inutile dirlo, economico.

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