18 Dicembre 2020

ESCLUSIVA Luca Marini: “MotoGP un sogno. La Ducati? Chiederò a Pecco”

Luca Marini chiude la sua ultima stagione Moto2 da vice-campione. Contento del suo 2020, seppur con qualche appunto. E tanta voglia di provare la MotoGP... L'intervista.

luca marini motogp moto2

Uno dei grandi protagonisti della stagione Moto2 2020 è senza dubbio Luca Marini. Un’annata in evidenza con tre vittorie, tre secondi posti e due pole position che valgono la seconda piazza finale in classifica iridata. C’è stata anche qualche ‘sbavatura’, a partire dal botto a Le Mans, più altri piccoli problemi che a tratti ne hanno condizionato il rendimento. Un filo di rammarico c’è appunto per qualche errore nel corso dell’anno, ma il bilancio dell’attuale vice-campione della categoria rimane comunque più che positivo. L’anno prossimo poi non vede l’ora di dare il via alla sfida dei sogni, ovvero la MotoGP, in sella ad una Ducati. Con la speranza che la situazione attuale migliori… Ecco quello che ci ha raccontato.

A livello fisico come stai?
In questo momento sto bene. Ho continuato con la fisioterapia e la riabilitazione alla caviglia sinistra. Non sono in grado di correre, ma in vista della preparazione invernale devo cercare di arrivare al 100%. Ancora non lo sono, anzi avverto tutt’ora fastidio alla caviglia, soprattutto in questi giorni freddi, quindi ci sto lavorando assieme al fisioterapista. Non ci sono fratture, parliamo però di qualche problema ai legamenti. Non credo mi darà fastidio in sella in seguito, ma in vista della preparazione devo cercare di recuperare al meglio.

Ti ha un po’ condizionato nella seconda parte di stagione o ci sono stati altri problemi?
Non credo più di tanto. Sì, in moto mi dava un po’ fastidio, ma in realtà quando correvo non ci pensavo neanche. Invece, dopo la caduta di Le Mans ho danneggiato il telaio. Non ce ne siamo accorti, lo strumento usato per misurarlo diceva che era tutto a posto, ma in gara in Francia e nei due eventi ad Aragón riportavo sempre gli stessi problemi, non riuscivo a migliorarmi. Ho spinto io in primis per cambiare qualcosa alla ricerca di una soluzione: quando abbiamo cambiato il telaio tutto è tornato normale. KALEX l’ha poi analizzato e si è visto il danno. Una cosa lieve, ma anche se è storto di qualche grado influisce tantissimo sulla prestazione. In Moto2 parliamo di distacchi di millesimi… Un peccato, un nostro errore che abbiamo pagato.

Per metà, nel senso che i controlli comunque li avevate fatti.
Diciamo che potevamo evitare di correre rischi e sostituire tutto dopo la caduta. Anche se non sembrava che la moto avesse preso questa gran botta. Alla fine è facile dirlo a posteriori, in quel momento però nessuno ci ha pensato ed è andata così. Penso solo che avremmo dovuto analizzare bene tutti i problemi e capirlo prima, ma non si torna indietro. Sono comunque molto soddisfatto della mia stagione e della mia crescita nel corso dell’anno, mi sono divertito molto.

A livello personale, in cosa pensi di essere migliorato?
Ogni anno mi sento un pilota migliore. Non credo ci sia qualcosa in particolare, direi piuttosto che c’è stata una crescita generale. Mi sono trovato molto bene con la mia squadra, sono riuscito ad adattare il mio stile di guida a tutte le condizioni trovate quest’anno. C’è stata qualche difficoltà, ma quand’ero a posto ho ottenuto grandi risultati e di questo sono contento. Sono migliorato anche in qualifica, un mio punto debole fino alle prime gare di quest’anno. Questo sì, ho cambiato approccio per il giro secco. Ma direi anche nella gestione della gara.

C’è qualcosa invece che avresti potuto fare meglio?
Credo che meglio di così non avrei potuto fare. Forse però, assieme alla squadra, avrei dovuto impegnarmi di più per portare determinate persone a credere che potevamo vincere davvero. Bisogna essere tutti insieme, uniti. Analizzando anche la stagione di Bastianini, guardando ciò in cui lui ed il suo team sono stati più bravi, abbiamo capito che erano tutti più concentrati su questo obiettivo. A volte invece noi non abbiamo agito nella maniera migliore. Non è che sia colpa mia o di qualcun altro, è che tutti insieme avremmo dovuto lavorare meglio. Sia chiaro che non sto cercando scuse, anzi mi assumo le mie responsabilità. Prima di tutto ho sbagliato io con quella caduta a Le Mans, in condizioni miste. È solo un’analisi della stagione, visto che avevamo tutte le carte in regola per vincere il Mondiale.

Ti aspettavi da subito di essere in lotta per il titolo?
Assolutamente, anzi ne ero ben consapevole: da subito mi mettevo tra i favoriti. Era giusto crederci dal primo momento, anche prima dei test, perché avevo la giusta esperienza in Moto2. Ormai avevo capito come guidare col motore Triumph, adattando poi il mio stile anche alle gomme diverse. Mi sentivo pronto, ero sicuro di trovarmi in questa situazione, infatti siamo riusciti ad iniziare al meglio. Purtroppo in seguito ci siamo un po’ persi, ma pazienza. Voglio ringraziare anche per questo il nostro coach Roberto Locatelli, che mi ha sempre spronato tanto ed anzi ci ha creduto più di tutti.

In ogni caso chiudi la tua ultima stagione Moto2 da vice-campione.
Se non puoi vincere tocca, anche se in realtà il secondo è il primo degli sconfitti… Ne sono consapevole, ma cerco di trarne forza ed energia per fare una grande stagione il prossimo anno e quelli successivi.

Nel 2021 ti troviamo all’esordio in MotoGP.
Bellissimo, un sogno che si realizza! Ma certo un punto di partenza. È quella cosa che pensi quando sei bambino: guardi la televisione e ti dici ‘Un giorno vorrei essere lì anche io’. Esserci veramente è incredibile. Mi devo abituare visto che non ho ancora provato la moto, quindi non ho ancora vissuto il mondo di quella categoria. Non vedo l’ora di iniziare con i primi test, sono molto carico, ma senza fretta. So che ci saranno tantissime cose da imparare, come gomme, elettronica… Poi la Ducati dicono tutti che non è una moto semplice, quindi so che non sarà facile. Ma le novità mi piacciono tantissimo, questa è la più grande che possa esistere in questo mondo.

Ti sei già fatto dare qualche consiglio?
Sì e no. Per tutto l’anno ho parlato con Pecco [Bagnaia], chiedendo qualche informazione ancora prima di sapere che sarei arrivato in MotoGP. Diciamo, ben prima che se ne parlasse come ipotesi. Questo perché sono curioso e appassionato di MotoGP: andavo a vedere i turni in pista, analizzavo tutti i fogli… Proprio mi diverte, mi piace. Poi ho parlato anche con Vale [Rossi]. Nello specifico inizierò a parlarne più avanti, al momento cerco di staccare e di ricaricare le batterie in vista della prossima stagione. Certo però scambierò qualche parere con Franco [Morbidelli], con Vale e con Pecco, che hanno esperienza nella categoria. Anzi, Pecco ha esperienza anche con Ducati, quindi sicuramente potrà dirmi qualcosa di più. 

Ducati, seppur diverse, che avranno anche gli altri due esordienti Bastianini e Martín. Come sarà la battaglia tra rookie?
Certo molto bella. Mi fa piacere che anche loro abbiano la Ducati, così potremo vedere come si trova ognuno di noi. Sì, Martín avrà la Ducati aggiornata, io ed Enea avremo la GP 2019, la stessa di Zarco quest’anno. Non so cosa cambi a livello tecnico, ma spero poco, così possiamo giocarcela alla pari. L’obiettivo comunque non è fare a gara tra di noi, ma bisogna guardare tutti gli altri. Siamo in classe regina, ovvero coi piloti migliori del mondo. Al momento non ho nessun obiettivo particolare, prima voglio provare la moto e lasciarmi andare alle sensazioni, certo impegnandomi sempre al 100%. In seguito vedremo a che punto siamo arrivati.

Secondo te, come organizzazione cambierà qualcosa rispetto a quest’anno?
Certo cercheranno di fare qualcosa di simile, ma penso con meno restrizioni per esempio per il pubblico, almeno spero. Per quanto riguarda noi piloti, è stato un anno molto strano, ma tutto è stato fatto nel miglior modo possibile. Non credo rivedremo gare doppie su uno stesso circuito, lo spero, visto che non è una formula che mi ha fatto impazzire. Sono sicuro comunque che Dorna e IRTA faranno del loro meglio per tutti noi ed anche per i tifosi. Senza di loro sugli spalti è tutto un po’ più freddo, si perde quel calore che ti dà lo sport. In più di un’occasione mi è dispiaciuto finire la gara e non vedere nessuno intorno.

Al contrario di altri, hai detto che la formula delle doppie gare non ti è piaciuta. Come mai?
Penso che falsi un po’ il campionato. Ci sono circuiti su cui alcune moto e certi piloti si trovano bene, in altri invece fanno molta fatica. Credo incida abbastanza. A livello personale non è una soluzione che mi ha appassionato, non vedo nulla di positivo tranne il fatto di disputare più gare. Da dire che in un campionato come quest’anno era difficile trovare un’alternativa, anzi sono contento per il fatto che siamo riusciti a realizzare così tante gare. L’organizzazione ha svolto davvero un gran lavoro. Ma due gare su uno stesso circuito per me non è così interessante… È vero che con questo formato i distacchi si riducono, quindi si vedono gare più combattute, ma è una mia sensazione. Con una gara unica è tutto più ‘normale’.

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