3 Febbraio 2022

Alessandro Tonucci: “Italiani Moto3 forti? Ci sono, ma date loro possibilità”

Alessandro Tonucci ci racconta del suo ruolo da team manager. Ma si parla anche di giovani italiani, di occasioni mancate, della Moto3 in generale... La seconda parte dell'intervista.

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In Moto3 registriamo il ritorno di Alessandro Tonucci, ma in una veste ben diversa. Fino al 2016 infatti è stato pilota Mondiale tra entry class e Moto2, stavolta invece rieccolo nel ruolo di Team Manager di MTA Racing. Chiaramente non manca l’emozione per questo salto, unita però alla determinazione di essere protagonisti con l’esperto Stefano Nepa ed il rookie Ivan Ortolá. Oltre a proseguire nel JuniorGP, l’ex CEV, con i due esordienti Xabi Zurutuza e Kotaro Ichiumi. Con l’occhio sempre sui giovani talenti, senza farsi mancare una considerazione sul movimento italiano. In questo articolo c’è la prima parte della nostra intervista, da qui riprendiamo il filo con la seconda parte di ciò che ci ha raccontato.

Da anni ti occupi della crescita dei giovanissimi. Qual è la situazione degli italiani?

Ad un certo punto abbiamo deciso di andare solo al CEV per un motivo: gli italiani forti ci sono e ci saranno sempre, il problema è dare loro la possibilità di esprimersi. Purtroppo attualmente la situazione in Italia non ti dà questa opportunità, il Campionato Italiano non è formativo. Sono stato tecnico federale fino a poco tempo fa e ho iniziato grazie alla Federazione, quindi devo solo ringraziarli, ma la gestione attuale non dà modo ai piloti italiani ed ai team di crescere, di esprimersi, di lavorare. Un esempio è un turno di prove libere di 20 minuti nel Campionato Italiano: scaldi le gomme, se devi fare una prova non ci riesci e se scivoli hai già finito.

Cosa si dovrebbe cambiare?

Secondo me bisognerebbe seguire quello che stanno facendo nel CEV: loro dicono che non possono, che si tratta di un campionato nazionale mentre quello è un Mondiale Junior. Certo, ma la Moto3 la potevano lasciare invece di fare una 450 che non ha nessuno senso… Sei veloce, ma dopo dove vai? Come fai una wild card? Non capisco la manovra. Era già una situazione critica, ora è distrutta, ed i piloti italiani per fare qualcosa sono costretti ad andare in Spagna, ma non tutti possono. Quindi il risparmio dov’è? A parità di campionato costa di più, ma a livello qualitativo si rivela un investimento fatto bene: capisci se puoi andare forte, ti vedono e ti prendono.

In Italia invece, ad un campione della 450 certo gli dico bravo, ma secondo me non ha valore perché non è pronto per la Moto3. Ha un altro motore, un’altra erogazione, poi si parla anche di peso… È tutta un’altra categoria. Lo step successivo di una 450 qual è, il CEV Moto3? Allora devi ripartire da capo. Il CIV, in un paese tra i migliori al mondo a livello di motociclismo, dovrebbe essere al pari del CEV, in modo da preparare direttamente per il salto mondiale. Invece siamo andati dalla parte opposta. Oltre a mischiare anche 450 e Moto3, quindi si fa fatica a fare confronti omogenei.

Guardando a CEV e Mondiale, in Moto3 uno dei problemi è la questione dei ‘gruppi’ e la caccia alle scie. Cosa ne pensi?

C’è meno differenza tra i piloti, si crea quindi un problema di uguaglianza e di conseguenza c’è bisogno della scia. Non è una bella cosa, ma in un certo senso è inevitabile. A meno che non si passi ad un format diverso, come la Superpole stile vecchia Superbike o nella MotoE l’anno scorso, in cui allora non c’è pericolo e devi saper girare da solo. Ma se il format rimane quello, diventa difficile parlare di penalità: un pilota pensa solo a dare il massimo, non è mai abbastanza connesso da fare altro. Certo non è una cosa sensata perché si insegna ad aspettare. L’alternativa sarebbe o cambiare le moto, che è impossibile, o cambiare il format, altrimenti la situazione rimane quella per tutti. Tranne per Fenati che riusciva ad andare da solo, ma sono pochissimi quelli che lo fanno, la maggioranza invece aspetta il gruppo perché è più facile ed è possibile fare di più.

Come si comportano i tuoi piloti in questo senso?

Ortolá è uno che non vuole la scia stando proprio attaccato alla moto, ma cerca uno da andare a prendere da lontano. Nepa anche, infatti in qualifica è sempre partito piuttosto indietro. O magari dipende da una buona strategia che è mancata, ma in generale non è un ‘cacciatore di scie’. Si sa però che in un certo si è costretti a fare così in qualifica…

Nel Mondiale hai parlato di un mix di esperienza e gioventù. Tattica diversa invece nel CEV, visto che parti con due esordienti.

Zurutuza è un po’ l’equivalente di Ortolá: ha un talento pazzesco, è solare, si diverte ed è andato forte l’anno scorso all’esordio in ETC. È uno che si adatta subito alla situazione, anche se certo deve ancora provare la Moto3, cosa che faremo ad aprile. Kotaro Uchiumi in un certo senso è la stessa cosa, però con meno esperienza e velocità. Questo però perché ha fatto solo un anno di corse in Europa, nel 2021, e lui arriva con l’appoggio di Aspar. Siamo concorrenti e ci siamo scornati più volte, ma c’è tanta sportività: mi sento tutti i giorni con Gino [Borsoi] per le collaborazioni che abbiamo insieme. Avevamo scelto due sole moto quest’anno visto che siamo nel Mondiale: Xabi l’avevo già visto l’anno scorso dopo le prime gare, sembrava dovesse andare da Aspar ma alla fine ha scelto noi. Nell’altro posto riservato a loro ecco quindi questo ragazzo giapponese, che deve fare più esperienza.

Quali sono le aspettative?

Sono entrambi esordienti, ma partono da due basi diverse. Zurutuza poi è uno abituato a stare davanti… Ma faccio fatica a dire se starà nei primi 5 quest’anno, anche se certo è uno dei più veloci nel JuniorGP. Da dire però che, rispetto ad Ortolá, è un pilota da tutto o niente, o vinco o cado: s’è già visto quando si allena, fa dei grandi numeri ma finisce spesso per terra. Sarà da raffreddare un po’!

Periodo di test per tutti, quali sono i programmi verso il 2022?

Iniziamo in questi giorni a Valencia, 3-4 febbraio saremo lì. Poi i giorni 8-9 febbraio andremo a Jerez per dei test organizzati da Marc VDS, quindi ci saranno tante squadre. Seguiranno infine i test IRTA dei giorni 19-20-21 febbraio a Portimao, da dove partiranno le casse per il Qatar. Per quanto riguarda il CEV, i primi test saranno nei giorni 25-26 aprile a Estoril, una settimana prima della gara. Con la squadra che rimane la stessa per i due campionati, almeno in questo primo anno di transizione, inserendo piano piano persone di livello per gestire le due cose. Anche perché da maggio avremo 13 gare di fila tra CEV e Mondiale…

Considerando il periodo attuale, ti aspetti cambiamenti in calendario?

Nel Mondiale secondo me qualcosa cambierà. Ezpeleta due settimane fa aveva detto che lui vorrebbe avere un minimo di 19 gare, quindi con forse due gare che saltano. Penso la Finlandia, ma credo per questioni organizzative, e l’altro non so dire: forse Giappone, che sono un po’ più rigidi con queste regole, tanto che Kotaro non è nemmeno riuscito a venire alla presentazione. Pensavo anche all’Indonesia, invece è già super confermata. Mi hanno detto anzi che è un posto ‘allo stato brado’, quindi immaginavo maggiori difficoltà. Pensavo anche a qualche dubbio su Argentina, Australia, Malesia. Secondo me comunque qualcosa cambierà, 21 gare quindi la stagione più lunga della storia in piena pandemia… Non ci credo tanto, magari saranno 2-3 gare in meno. Per il CEV non vedo problemi, considerando che si corre in Spagna, Italia e Portogallo. Potrebbero cambiare solo in caso di modifiche al Mondiale.

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