31 Dicembre 2020

Superbike, Jonathan Rea Tutti gli uomini (e la donna) del Presidente

Jonathan Rea è un pilota super, ma non vince da solo. In Kawasaki è circondato da uomini e donne speciali. Ecco qualche nome

Superbike, Jonathan Rea

Il 2020 della Superbike si è chiuso con un pilota solo al comando, il solito da sei anni a questa parte. Jonathan Rea, 33 anni, è una macchina da vittoria che non si ferma mai. Aveva vinto quattordici volte anche nei anni trascorsi in sella alla Honda (2009-2014). Con una delle moto meno competitive poteva fare la differenza solo su circuiti e condizioni particolari, una volta salito sulla Kawasaki non ha più dato scampo a nessuno, raggiungendo quota 99. Ha pesantemente ridimensionato tutti i compagni di squadra: prima Tom Sykes, iridato 2013 e per anni riferimento dello sviluppo di Akashi. In seguito Leon Haslam e infine Alex Lowes. Che nella passata stagione ha beffato in volata il “capitano” in Australia, ma poi è progressivamente sparito dai radar. La differenza è evidente, quanto banale: Alex è un ottimo pilota, Jonathan Rea un fuoriclasse.

Tutti gli uomini del Presidente

Talento, moto e squadra: Jonathan Rea ha un pacchetto vincente iper collaudato che ha dimostrato grandissima energia e forza di reazione anche nei momenti più difficili. Come metà stagione 2019, quando il predominio Rea-Kawasaki si stava sbriciolando sotto i colpi di Alvaro Bautista e della Ducati. Neanche un  avversario capace di dominare le prime undici gare del campionato è riuscito a distruggere le certezze di un gruppo affiatatissimo. Che avanza anno dopo anno senza mostrare alcuna crepa. La fiducia è totale. In una recente intervista il Cannibale ha elencato le figure chiave dei suoi successi, senza dimenticare che la forza è il gruppo. Dal capo (Guid Roda) al cuoco dell’hospitality Jonathan Rea ha intorno su figure di altissimo livello. “Mia moglie Tatia ha un ruolo insostituibile” riconosce il pilota. “E’ lei che mi dà forza nei momenti difficili”. Già: anche la famiglia conta…

Le figure di riferimento 

A fianco di Jonathan Rea nel box, in griglia e dovunque c’è uno spilungone di mezza età coi capelli lunghi. Si chiama Kevin Havenhand, che è molto più di uno “special assistant”. E’ una delle persone più intime al campionissimo, uno di quelli a cui rivela i suoi dubbi, timori, paure. Kevin guida il motorhome, prepara l’abbigliamento da gara. Ma è anche quello che sussurra le parole giuste nei momenti che contano: dopo una caduta, quando le cose non vanno bene, un attimo prima della partenza di una corsa fondamentale. Nel corso degli anni Jonathan Rea ha costruito un rapporto speciale anche con Fabien Foret, campione mondiale della Supersport 2020. Il suo ruolo, ufficialmente, è quello di coach. Ma in realtà il francese, 47 anni, è una sorta di “grillo parlante“, fra i pochissimi che possono guardare JR1 negli occhi e dirgli dove ha sbagliato, dove potrebbe limare un centesimo di secondo. I piloti hanno grande autostima, i fuoriclasse di più, per cui difficilmente ascoltano. Jonathan Rea vince anche perchè non esita a mettersi in discussione. Anche per questo il  potenziale, anzichè affievolirsi con l’età e i tantissimi successi, cresce ogni volta. Foret sostiene che Rea in MotoGP sarebbe fisso nei primi cinque.

Italian connection 

Fra gli uomini determinanti ci sono anche tre italiani, tutti coinvolti nel settore elettronico. Davide Gentile (l’ultimo fra gli accosciati a sinistra nella foto d’apertura)  è il responsabile dell’acquisizione dati, forse colui che meglio di ogni altro conosce i segreti di guida di Jonathan Rea. “Quando le cose non vanno bene, Davide è quello che mi salva il culo” scherza il campionissimo. La Kawasaki, specie negli ultimi due-tre anni, è riuscita a vincere il Mondiale battendo moto più veloci (sul dritto) e più aggiornate. L’asso nella manica è stato avere un’elettronica e assetti che hanno permesso al pilota di gestire in maniera perfetta l’aderenza. Nel gruppo di elettronici figura anche Paolo Marchetti, laureato in ingegneria aerospaziale: se nell’area gestione elettronica la Kawasaki Racing Team ha un vantaggio consolidato negli anni, è anche merito suo. La figura di raccordo è Danilo Casonato, tecnico veneto ex Aprilia che si occupa specificamente dell’ottimizzazione dei motori. Adesso che hanno fra le mani la nuova Ninja, chi li ferma questi qua?

Lascia un commento

1 commento

  1. marcogurrier_911 ha detto:

    Questo articolo dovrebbe leggerlo qualche manager dei piani alti dalle parti di Bologna…la
    Forza di un Team, una famiglia, L affiatamento, meno ego e presunzione uguale più vittorie per tutti (in verde)