9 Giugno 2022

Roberto Righi “Superbike è passione e sfida continua, come in Prometeon”

Perchè una multinazionale che produce gomme per truck e trattori è presente in Superbike? Ce lo racconta Roberto Righi, il top manager con velocità nel cuore

Roberto Righi, Superbike

È il newcomer tra gli Official Sponsor del mondiale Superbike: Prometeon Tyre Group. Produce pneumatici per utilizzo industrial (trasporto merci e persone), agricoltuera e OTR. Con una differenza fondamentale rispetto ai suoi concorrenti: è l’unico al mondo a essere interamente focalizzato su questo business. Che, al pari delle corse, prevede una continua ricerca delle prestazioni, un’ossessione per la qualità del prodotto e una sfida quotidiana a superare i propri limiti. L’obiettivo di Prometeon, però, non è la velocità, ma la sicurezza, la sostenibilità e l’economia d’uso dei suoi prodotti, che invece di assicurare percorrenze di curva micidiali e resistere a forti accelerazioni, devono offrire alti standard di prestazioni per centinaia di migliaia di chilometri.

Prometeon è una spin-off Pirelli

Nata cinque anni fa come spin-off di Pirelli, con quattro fabbriche nel mondo (Turchia, Egitto, due in Brasile), il quartier generale a Milano, tre centri di ricerca e sviluppo (Italia, Turchia, Brasile), Prometeon è un player globale che dà lavoro a 8mila persone e vende i propri prodotti (tra cui quelli con il marchio Pirelli, usato in licenza) in oltre 150 paesi. La scelta della Superbike come palcoscenico, però, non è tutta ragione, ma anzi molto sentimento, come spiega Roberto Righi, direttore generale di Prometeon Tyre Group.

Per la vostra prima sponsorizzazione internazionale avete scelto la Superbike, di cui nel 2022 siete diventati Official Sponsor. Perché proprio il mondiale delle derivate dalla serie?

“Per dare visibilità al brand Prometeon. Pur vendendo pneumatici con vari marchi, tra cui Pirelli rappresenta la maggioranza del fatturato, ci interessa cominciare a parlare dell’azienda. E poi vogliamo offrire ai nostri clienti delle customer experience indimenticabili, fargli vivere il paddock della Superbike e le corse in modo privilegiato”.

C’è anche il fatto che commercializzando i vostri prodotti nei cinque continenti potete godere della forte esposizione mediatica di un campionato come la Superbike, i cui 12 round si svolgono in 10 paesi diversi.

Assolutamente sì. Come anche il fatto che i nostri valori sono gli stessi che caratterizzano il mondo delle corse: innovazione, tecnologia, ricerca delle prestazioni, lavoro di squadra, orientamento al risultato”.

Non ci dica però che lei è appassionato di tennis

“In effetti lo sono, il tennis è uno dei miei sport preferiti. Però l’amore per le moto è superiore. Seguo le corse di moto direi da sempre. I miei primi ricordi risalgono all’ultimo Agostini, e più chiaramente a Virginio Ferrari vice campione del mondo classe 500 nel 1979. Ma il pilota che mi ha fatto definitivamente innamorare delle corse è stato Marco Lucchinelli quando nel 1981 ha vinto il mondiale 500. Lì è nata la mia vera passione per le corse, prima ancora che io avessi una moto, perché la mia prima moto l’ho avuta proprio alla fine dell’81 a 16 anni compiuti.

Ed è una passione che in quarant’anni non si è mai spenta, anzi. Ho seguito sempre la 500, poi la MotoGP, ma anche le classi minori, la 125, la 250. La Superbike me la ricordo fin dalla prima gara, a Donington nell’88, che tra l’altro fu proprio vinta da Lucchinelli. Ma mi ricordo anche che l’anno prima, nell’87, Virginio Ferrari con una Bimota a motore Yamaha, una moto bellissima, vinse quella che possiamo considerare l’anteprima della Superbike, il campionato mondiale Formula TT. Ho poi conosciuto molti piloti, e tra questi sono stato amico di Fabrizio Pirovano, che incontravo nell’officina di Peppo Russo”.

Perché le piaceva proprio Lucchinelli?

Perché era genio e sregolatezza. Un talento incredibile e un personaggio pazzesco. Nel 1982 è andato a Sanremo a cantare una canzone, Stella fortuna, e l’ha fatto da campione del mondo. Ben prima di Valentino Rossi, Lucchinelli ha fatto uscire il motociclismo da corsa dalla ristretta cerchia degli appassionati di corse motociclistiche, una cosa che non era riuscita neppure ad Agostini. Marco l’ho conosciuto di persona più tardi, quando sono andato a lavorare in Ducati. È una persona di una simpatia epocale, capace di intrattenere intere tavolate come raramente ho visto fare”.

Ducati, dunque. Perché prima di assumere la responsabilità di Prometeon, nel luglio 2021, e di lavorare a lungo in Pirelli con ruoli di crescente responsabilità e in diversi Paesi, per cinque anni ha lavorato in Ducati, nel settore commerciale?

Era il 2009. Venivo dalla Pirelli, per la quale avevo lavorato in Giappone e Australia. Ci sono rimasto fino al settembre 2014. Sono stati anni poco fortunati per i risultati sportivi, perché Ducati non è più riuscita a ripetere le imprese di Stoner che l’avevano portata al titolo mondiale MotoGP nel 2007, e nella Superbike, dopo avere perso il mondiale all’ultima gara nel 2009 con Haga, ha vinto il titolo con Carlos Checa nel 2011, ma con un team privato, quello di Genesio Bevilacqua.

Però sono stati anni bellissimi dal punto di vista sia personale sia professionale. Tale era la mia passione per le moto che quando potevo ero a girare in pista con Dario Marchetti e i ragazzi del DRE. E Ducati era già allora un brand pazzesco: quando giravo il mondo e dicevo che lavoravo in Ducati, la gente rimaneva a bocca aperta. Lavorare lì in quei cinque anni è stato davvero bellissimo”.

Roberto Righi è un top manager dal polso pesante

Qual è il fascino della Superbike?

L’essere la più alta espressione di prodotti che possono essere acquistati presso un qualunque concessionario. Al di là della cifra necessaria, anche importante, chiunque può comprare una moto che è parente stretta di quella con cui Toprak, Jonathan o Alvaro partecipano al mondiale. Tra l’altro, questo rende l’idea di quanto eccezionali siano le loro prestazioni, perché si tratta effettivamente di moto derivate dalla serie. E poi è un mondo molto più accessibile e inclusivo rispetto ad altre forme di motorsport. L’autenticità è forse la cosa più bella della Superbike”.

È anche un campionato nel quale il pilota conta molto: molto più di quanto accada in MotoGP ed enormemente di più rispetto alle corse automobilistiche.

“Non c’è dubbio. L’elemento umano incide tantissimo nella Superbike. Lo stiamo vedendo bene quest’anno, con la lotta a tre fra Bautista, Rea e Razgatlıoğlu. È un campionato che dal punto di vista sportiva non ha niente da invidiare è alla MotoGP né alla Formula 1. Il campionato dello scorso anno è stato stratosferico dal punto di vista della spettacolarità. Quello di quest’anno rischia di essere ancora meglio”.

La passione per le corse l’ha spinta a dedicare alla Superbike, in qualità di produttore, Grip, una docuserie in sei puntate in cui si racconta il dietro le quinte del campionato 2020, oggi visibile su Discovery Plus.

“È stata una bella avventura, che ho condiviso con Filippo Cellini che ha curato la produzione esecutiva. Grip è stato un progetto realizzato in un anno complicato, dominato dal Covid. Volevamo raccontare le storie incredibili e bellissime delle persone, non necessariamente solo i piloti, che rendono possibile uno spettacolo come la Superbike. Il fattore comune è uno solo: la passione”.

Dopo essere diventati Official Sponsor del campionato, il secondo passo è stato sponsorizzare Razgatlıoğlu: il nome Prometeon compare infatti sul casco di Toprak. Solo perché è il campione del mondo in carica?

“No. Innanzi tutto è un pilota fantastico, un talento puro, probabilmente il talento più grande che si sia visto nel mondiale Superbike forse negli ultimi vent’anni, tanto è vero che ha tenuto testa a un altro fenomeno come Jonathan Rea, capace di vincere sei titoli iridati di fila. Inoltre è turco, e la Turchia per Prometeon è importante, perché abbiamo una fabbrica che vale oltre il 30 per cento della nostra capacità produttiva, perché è presente nel paese da molti anni e ha fatto investimenti ingenti nello stabilimento produttivo e nel centro ricerca. L’accordo riguarda anche gli altri ragazzi della Turkish Racing Academy di Kenan Sofoglu.

Ultimo, ma non banale motivo, è che le storie di Kenan e Toprak sono storie personali straordinarie. Già il fatto di essere diventati campione del mondo Supersport per cinque volte Kenan e campione del mondo Superbike Toprak, venendo da un paese con una tradizione motociclistica minore, è una prova non soltanto di un talento straordinario, ma anche di una determinazione e di una voglia di arrivare eccezionali. Teniamo conto, poi, che Kenan non è solo lo scopritore di Toprak, ma anche il suo mentore, manager, amico, fratello e quasi il suo secondo papà”.

In un’azione a tutto campo, sponsorizzate anche Axel Bassani, secondo nel Trofeo Indipendenti Superbike del 2021, anno del suo debutto nella categoria, e in testa alla classifica quest’anno.

“In questo caso vogliamo dare una mano a un giovane pilota italiano che è un ragazzo veloce e di talento e con la testa giusta per arrivare in alto”. 

Qui a Misano, unica tappa italiana del mondiale Superbike, avete in programma varie azioni: da un lato, un folto numeri di clienti saranno protagonisti di una customer experience che il sabato li vedrà cenare nel paddock, dall’altro riporterete Giovanni Di Pillo, storica voce del mondiale, a raccontare live le gare, tramite una socialcronaca sul vostro canale Facebook. La registrazione avverrà direttamente a Misano, nel paddock, ospiti della scuola GuidarePilotare di Siegfried Stohr, con ospiti importanti come Bayliss, Gramigni, Nannelli, Tardozzi, e in collegamento altri personaggi come Chili e il dottorcosta.

Volevamo fare qualcosa di nuovo, per condividere il nostro entusiasmo nei confronti della Superbike con tutti colori che non potranno essere fisicamente presenti al circuito di Misano. Abbiamo proposto l’idea a WorldSBK ed è piaciuta, per cui sabato debutteremo con questo progetto. Di Pillo con le sue telecronache ha segnato un’epoca della Superbike, ha ancora un’energia incredibile e ci sorprenderà, come sempre”.

Arriviamo agli pneumatici, che sono è un elemento chiave in pista ma anche nel paddock. Il trasporto del circus della Superbike nelle gare europee è infatti su gomma, tramite i grossi truck che movimentano officine e materiali.

“Questi truck sono uno degli aspetti più affascinanti delle corse. E sono la prova che l’alto livello di tecnologia espresso dalla Superbike non si ferma alle moto e ai team, ma riguarda anche i mezzi che trasportano tutti i materiali di circuito in circuito. Sono mezzi incredibili e noi produciamo i pneumatici che loro montano”.

Per Prometeon il 2022 si sta rivelando un anno chiave: avete appena lanciato la vostra nuova generazione di pneumatici premium a marchio Pirelli, la Serie 02.

È il lancio di prodotto più importante della nostra storia, frutto di quattro anni di studio e 180 milioni di chilometri di test sulle strade di Italia, Germania e Turchia. È stata progettata e sviluppata interamente dai nostri tecnici, capitanati da Alexandre Bregantim, infatti sul fianco, per la prima volta, compare la scritta Prometeon Engineered. È un prodotto innovativo e sostenibile, di cui andiamo molto orgogliosi. Oltre agli investimenti che prevedono l’incremento della capacità produttiva attraverso nuovi stabilimenti e l’efficientamento degli attuali, i nostri investimenti riguarderanno proprio il prodotto, che è uno dei pilastri della nostra strategia di crescita.

I nostri pneumatici devono percorrere migliaia di chilometri ogni settimana e noi abbiamo l’obbligo direi morale di investire in ricerca e sviluppo per offrire dei prodotti che siano i migliori possibili in termini di prestazioni, qualità, sicurezza. Le corse in pista sono un laboratorio per lo sviluppo del prodotto. Per noi, il laboratorio è la strada, e i nostri piloti sono i truckers, che mettono alla prova ciò che noi abbiamo immaginato e studiato nei nostri centri di ricerca. Noi non ragioniamo in decimi di secondo, ma in milioni di chilometri”.

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