11 Aprile 2022

Ecco perché la doppietta di Danilo Petrucci nel MotoAmerica è una vera impresa

Si è detto tanto e sparlato molto in merito alla doppietta al debutto di Danilo Petrucci nel MotoAmerica, ma la sua resta una vera e propria impresa: ecco perché.

Ecco perché la doppietta di Danilo Petrucci nel MotoAmerica è una vera impresa

Negli ultimi anni in molti hanno ironizzato sul fatto che Danilo Petrucci fosse “troppo grosso” per la MotoGP. Un’affermazione legittimata da prerogative tecniche oggettivamente fuori discussioni. Quel che è certo, in termini prettamente sportivi, oggi “Petrux” è persino troppo… grande per il motociclismo dei giorni nostri. Passare in due mesi dal correre in MotoGP a vincere la quinta tappa della Dakar 2022, mettendoci insieme quasi a ruota la doppietta al debutto nel MotoAmerica, ci riporta ad uno sport di altri tempi. A tutti gli effetti, le due affermazioni di Austin rappresentano una vera e propria impresa.

CONOSCERE IL MOTOAMERICA

L’arrivo di Danilo Petrucci nel MotoAmerica ha chiaramente generato un interesse senza precedenti verso l’ex AMA Superbike. Appassionati e/o addetti ai lavori che seguivano il campionato nelle passate stagioni, si contavano sulle dita di una mano. Lo scorso weekend, tuttavia, chiunque si è espresso in giudizi e valutazioni senza conoscere elementi, contesto e senza mai aver visto prima d’ora una gara del MotoAmerica. Non c’entra nulla con il discorso? Può essere. Di certo una tesi deve essere motivata da elementi oggettivi e da una conoscenza approfondita di quale sfida si è posto per il 2022 il buon Danilo.

IMPRESA DI PETRUCCI

Partiamo subito: sì, quella di Danilo Petrucci è un’impresa. Non senza precedenti, ma resta tale. Il ternano si è presentato ad Austin acciaccato per svariati infortuni dei mesi scorsi, oltretutto con una preparazione limitata. Quattro giorni di test “europei” (due ciascuno tra Portimao e Misano) con la Panigale V4 R e gli pneumatici Dunlop (fornitore unico del MotoAmerica), ma senza lavorare insieme al team Warhorse HSBK Racing Ducati New York. Di fatto la squadra l’ha conosciuta soltanto nel weekend di Austin, quando la concorrenza (da Gagne a Westby) con le rispettive realtà ci lavora da almeno un triennio a questa parte. Basta già questo per testimoniare come nulla fosse scontato per il due volte vincitore di un Gran Premio della MotoGP.

PACCHETTO TECNICO

Petrucci ha avuto a disposizione una V4 R missilistica in rettilineo, ma non ancora al 100 % sul guidato. Lo ha ammesso il diretto interessato al termine di Gara 2, dove per tre giri buoni ha lottato senza esclusione di colpi con il vice-Campione in carica Mathew Scholtz prima di scappar via.

LIVELLO DEI PILOTI MOTOAMERICA

A proposito di piloti, molti hanno puntato il dito sul livello del MotoAmerica. Proprio per questo, una conoscenza approfondita della serie sarebbe opportuna prima di sparare sentenze. Chi storce il naso per i doppiati incontrati in una gara sprint di soli 14 giri, beh, c’erano anche ai tempi d’oro dell’AMA. Il livello complessivo è calato, ma per le prime 3-4 posizioni resta più che buono. Piloti magari non di palmares internazionale e qualche meteora del mondiale, ma che nel contesto oltreoceano sanno il fatto loro e sono ostici da battere. Austin tradizionalmente fa un po’ storia a sé, ma nulla toglie a quanto messo in mostra da Petrucci che, doveroso ricordarlo, a tutti gli effetti è un pilota MotoGP. Non da meno: chi punta il dito sul livello dei piloti americani, spesso sono gli stessi che l’arrivo di Cameron Beaubier in Moto2 lo commentava con valutazioni di folklore. Salvo poi ricredersi dopo i suoi risultati, ultima ma non ultima la pole di sabato.

PRECEDENTI

Per come si è presentato a questo esordio, quella di Petrucci è un’impresa. Va detto, non senza precedenti. Per i nostri colori, anche Lorenzo Zanetti alla sua prima uscita con una Superbike a tutti gli effetti nel MotoAmerica (Indianapolis 2020) vinse Gara 2, inanellando una serie di 6 podi in 6 gare tra Indy e Laguna Seca. Ancor prima, proprio ad Austin, un Toni Elias convocato all’ultimo da Yoshimura Suzuki monopolizzò la scena. La vittoria per Petrucci era nell’aria, ma non poteva essere affatto scontata.

ADESSO VIENE IL DIFFICILE PER PETRUCCI

Chiaramente per il ritrovato Ducatista il difficile viene ora. Tra due settimane correrà sui saliscendi di Road Atlanta, una delle piste più adrenaliniche d’oltreoceano, dove solitamente le R1 Attack e gli specialisti del MotoAmerica volano. Lo scorso anno Loris Baz, al via con la stessa moto e team di Petrucci, prima di una scivolata lottò per la vittoria di Gara 1. Salvo poi non vincerne nessuna in un 2021 dominato da Jake Gagne (17 vittorie su 20 gare, 16 delle quali consecutive), salendo poi sul podio al ritorno nel Mondiale Superbike con GoEleven Ducati. Insomma: vincere nel MotoAmerica non è facile. Basta questo per legittimare l’ennesima impresa di un magico 2022 vissuto finora da Danilo Petrucci.

Foto: Ducati Corse

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