10 Marzo 2022

Moreno Codeluppi, No Limits: “20 stagioni di passione Endurance”

Reduce da un esaltante 2021, il No Limits Motor Team celebra la sua 20^ stagione nel Mondiale Endurance FIM EWC. In questa intervista a Moreno Codeluppi la storia della "nazionale italiana" della specialità.

Moreno Codeluppi, No Limits: "20 stagioni di passione Endurance"

Quest’anno ricorrono diverse ricorrenze speciali per il Mondiale Endurance. Tra queste spicca il 100° anniversario dalla disputa del primo Bol d’Or e, per i nostri colori, la 20^ stagione consecutiva di attività del No Limits Motor Team. La “nazionale italiana” dell’Endurance, capitanata da Moreno Codeluppi, sarà nuovamente ai nastri di partenza del FIM EWC classe Superstock con l’inconfondibile giallonera #44 affidata ai riconfermati Luca Scassa, Kevin Calia ed Alexis Masbou. Sulla scia di un sensazionale 2021 culminato con la vittoria di classe alla 6 ore di Most e l’affermazione del FIM EWC Independent Trophy destinato alla miglior squadra privata del Mondiale, il team No Limits parte all’attacco. Non senza celebrare un anniversario davvero speciale per una realtà italiana impegnata con successo nelle corse motociclistiche di durata.

Sì, questa per me e per il team No Limits rappresenta la ventesima stagione consecutiva nel Mondiale Endurance”, ricorda Moreno Codeluppi. “Perché scelsi questa specialità? Diciamo mi sono avvicinato inizialmente da pilota, giusto 5 anni dopo aver iniziato a correre. Dopo aver preso parte a svariati Trofei, come il monomarca Suzuki ed il Motoestate, mi resi conto che il desiderio di tutti noi piloti era quello di girare in pista il più possibile. Nei vari trofei per correre stavi via un weekend, ma giravi tutto sommato poco. Così all’epoca mi avvicinai a quello che era una sorta di Campionato Europeo Endurance. Si correva a Rijeka, era prevista una tappa all’Hungaroring poi effettivamente mai disputata, ma soprattutto era previsto l’abbinamento con il Mondiale Endurance per le due tappe italiane: la 200 miglia di Imola e di Vallelunga. Di fatto questo è stato il mio approccio alle corse di durata. Subito mi resi conto di cosa poteva dare a me, come pilota e come team manager, questa specialità. Si girava e tuttora si gira tanto in moto: un bel riconoscimento. Per assurdo, spendevi 1/10 rispetto ad un trofeo, ma si scendeva in pista 5 volte tanto! A quel punto, per la stagione 2003, pensai di iscrivermi a tutta la stagione nel Mondiale Endurance. Presi contatto il promoter dell’epoca FG Sport (Flammini Group) che mi propose subito di iscrivermi come team permanente, in quanto c’erano sì tante squadre francesi, ma pochi team italiani. Nel 2003 affrontai così la mia prima stagione nel Mondiale Endurance con la mentalità rimasta immutata ancor oggi di voler disputare tutto il campionato. Il primo anno saltammo le 24 ore perché avevamo soli due piloti in equipaggio, ma dal 2004 disputammo anche gare più lunghe ed impegnative“.

Dai tuoi inizi alla più stretta attualità, in questi 20 anni com’è cambiato il Mondiale Endurance?

Il campionato ha fatto dei passi da gigante, soprattutto negli ultimi anni: questo è davanti ai nostri occhi. In parte lo spirito Endurance non è cambiato. Chi più, chi meno, tra le squadre c’è sempre tanta solidarietà. Ho rapporti con quasi tutti i team, sono davvero poche le realtà con le quali non ho contatti, ma può succedere nelle dinamiche di un campionato. Come detto, lo spirito Endurance un po’ è rimasto, ma con l’aumentare del livello dei team e dei piloti al via sono cresciuti di conseguenza gli interessi economici. Pertanto si evince un po’ più di distacco tra le squadre ufficiali ed i team privati, un aspetto che agli inizi non era così marcato“.

Ancor oggi consiglieresti ai piloti o, perché, no, ad altre squadre di correre nel Mondiale Endurance? Diverse realtà ci hanno provato, ma sono scappate via subito…

Sicuramente lo consiglierei. D’altronde se ti trovi bene in un campionato e ti rende persino felice, non puoi che consigliarlo. Va detto che il mio esordio è stato un po’ più agevolato rispetto a quanto potrebbe essere oggi. Vuoi per un discorso di livello e di competitività del campionato, vuoi per i regolamenti, adesso più rigidi per prerogative inerenti la sicurezza. Se qualcuno dovesse iniziare adesso, dovrà prepararsi per tempo. Rispetto al mio debutto avrà una vita più difficile“.

In questi anni il No Limits Motor Team è cresciuto esponenzialmente ed è reduce da un magico 2021: presenza fissa sul podio, vittoria di classe Superstock alla 6 ore di Most, secondo posto in campionato e l’affermazione nell’Independent Trophy riservato alle squadre private. Immagino sia stata una stagione emozionante per tutti voi…

Certamente. Il 2021 è stato un anno ricco di soddisfazioni, ma avendo concluso al secondo posto di campionato qualcosa si poteva migliorare. Ad ogni modo il bilancio è assolutamente positivo, non possiamo essere scontenti per ciò che abbiamo fatto. Inoltre aver vinto il trofeo dei team privati, dove partecipano tutte le squadre permanenti iscritte sia alla classe Superstock che alla top class EWC, rappresenta per noi un motivo d’orgoglio. Vincere mettendo dietro dei team EWC significa che abbiamo raggiunto un livello decisamente elevato. Come dico sempre, tutte le stagioni non possono essere uguali, ma in ogni caso ribadisco quanto espresso ad inizio 2021 quando ci siamo presentati reduci dal secondo posto del 2020. L’obiettivo quantomeno è di riconfermarci su questi livelli, se poi dovessimo riuscire a compiere quel passettino in più in avanti, ben venga!

Per questa stagione 2022 vi ripresenterete con la stessa line-up di piloti formata da Luca Scassa, Kevin Calia ed Alexis Masbou. Altre squadre della Superstock corrono con una sola “punta”, mentre voi annoverate un equipaggio piuttosto omogeneo in termini di performance. Ritieni il vostro terzetto il più forte della Superstock?

Non saprei dire se siamo i più forti, ma a mio avviso siamo i più completi come terzetto. Non abbiamo una punta forte e gli altri due a supporto, bensì tutti e tre i piloti viaggiano su un rendimento analogo. Quando torniamo dalle gare analizziamo tutti i dati in nostro possesso e vediamo ogni volta che ballano pochi decimi tra uno e l’altro. C’è chi è più veloce in determinati circuiti e condizioni, ma in linea di massima c’è poca differenza tra loro sul passo che, nell’Endurance, è sempre l’aspetto più importante. Gli avversari più forti della Superstock? La #24 (BMRT 3D, ndr), i Campioni in carica. Anche loro non hanno “una punta”, ma sono costanti, forti tutti e tre, oltretutto corrono insieme da diversi anni. Per loro l’incognita è rappresentata dalla nuova Kawasaki: da qui a Le Mans non faranno grossi test sulla durata, pertanto dovranno valutarne l’affidabilità direttamente in gara“.

Quest’anno nella classe Superstock è stato introdotto il monogomma Dunlop ed in ottica 2023 è previsto l’utilizzo per tutte le squadre del medesimo sistema unico di rifornimento. Come valuti queste novità regolamentari?

Purtroppo è un qualcosa a cui ci dobbiamo adattare. Dal mio punto di vista, prima di prendere determinate decisioni e pubblicare il regolamento, avrei riunito tutte le squadre per un confronto. In passato era successo di ritrovarci a Ginevra per discuterne. Solitamente sono molto aperti al confronto: chiedono opinioni, ci ascoltano, c’è una bella sinergia, ma in questo caso hanno agito diversamente e preso questa decisione. Il sistema unico di riferimento è molto affidabile, sicuro e collaudato, ma per contro ha un costo improponibile. D’altronde quando si è in un regime senza concorrenza, il fornitore fa un po’ quello che vuole. Noi lo utilizzeremo a partire dall’anno prossimo come previsto dal regolamento, per questa stagione 2022 proseguiremo con il sistema già in nostro possesso“.

A proposito di costi, quest’anno il calendario del Mondiale Endurance presenta per la prima volta da 15 anni a questa parte ben 3 gare di 24 ore. Per una squadra privata è un calendario ancora sostenibile?

I costi per affrontare una 24 ore sono molto più alti, si compensano se, al posto di una gara di 24 ore, dovessimo disputare due round di 8 ore, considerando le spese per la trasferta e quant’altro. Concettualmente io sono favorevole alle 24 ore, non alle gare più corte. Sono certamente più impegnative, in primis da un punto di vista economico, ma l’Endurance per me sono proprio le 24 ore“.

La domanda è scontata: perché restate nella Superstock e, finora, non avete compiuto il passaggio alla top class Superstock?

Anche quest’anno restiamo nella Superstock per la nostra voglia di vincere. Dovessimo riuscirci, potremmo prendere in considerazione questa possibilità. Tuttavia, nelle condizioni attuali, con Suzuki che non ci dà una mano e tanti aspetti che non ci sono d’aiuto, diventa difficile passare alla EWC. Le squadre francesi sono più agevolate perché hanno un altro tipo di aiuto economico dalle case e aziende. Preferisco pertanto stare più “indietro”, ma con la certezza di poter disputare tutto il campionato rispetto a partire senza la certezza di portare a termine la stagione. Una filosofia inapplicabile per quanto mi riguarda“.

Celebrando la 20^ stagione nel Mondiale Endurance, qual è il ricordo più bello?

Difficile… Forse il primo podio, ma direi il terzo posto al Bol d’Or 2018. Un risultato coinciso con un podio in rimonta dopo che, a inizio gara, non ci speravamo più. Per quel recupero siamo stati premiati con l’Anthony Delhalle Spirit Trophy, un riconoscimento a cui tengo particolarmente. Inoltre è stato in un certo senso il primo podio della “nuova era” No Limits. Ne seguirono altri, ma quel risultato ci ha dato la spinta e maggior consapevolezza delle nostre potenzialità“.

Il ricordo più brutto invece?

Tendo a dimenticarli, pertanto non saprei rispondere…

In queste 20 stagioni c’è stato un momento in cui hai pensato di lasciare?

Non dico ci sono stati tanti momenti di questo genere, ma mi è capito più di una volta. Sono consapevole che da solo non riesco a portare avanti la squadra, così quando vedo che alcune persone si defilano, viene il pensiero se riuscirò ad andare avanti lo stesso. In ogni caso, fino a che mi diverto, farò di tutto per continuare…

Quando si presentano queste situazioni, cosa ti fa andare avanti?

Sicuramente la passione. Mi piace e diverte fare tutto questo. Sì, alla base di tutto c’è la passione: senza non ci si muove, non si va avanti“.

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