7 Luglio 2022

Honda torna superpotenza a Suzuka: in Superbike stenta ancora

Honda per riconquistare la 8 ore di Suzuka ritorna alle origini: tutt'altra realtà rispetto al progetto Superbike.

Honda torna superpotenza a Suzuka: in Superbike stenta ancora

Tremate, tremate, le Honda sono tornate“. Una soltanto, a dir la verità, oltretutto in un contesto particolare. Alla luce della due-giorni di Test ufficiali della 8 ore di Suzuka 2022, la casa dell’ala dorata sembra non aver lasciato nulla al caso per riappropriarsi del trofeo nella ‘sua‘ gara. Scelte che riportano il Team HRC alle origini, superiorità tecnica, leadership su più aree in previsione della “gara delle gare“. Insomma: quantomeno sulla carta, Honda a Suzuka vuole tornare a recitare il ruolo di superpotenza. Nel Mondiale Superbike, tuttavia, la situazione ad oggi è la medesima.

HONDA E L’IMPORTANZA DELLA 8 ORE

Scontato dirlo, ma da sempre la 8 ore di Suzuka assume un’importanza esasperata per la Honda. La ‘sua‘ gara, dell’onore e dell’orgoglio per le case motociclistiche giapponesi, che si disputa sulla ‘sua‘ pista. La sconfitta nell’inaugurale edizione del 1978 per conto degli ex-partner di Yoshimura, in quella che doveva essere una passerella trionfale per le invincibili RCB, cambiò il corso della storia. Da quel momento, eccezion fatta per il periodo post-crisi economica del 2008, la 8 ore di Suzuka è sempre stata ‘la gara‘ per i vertici di Tokyo. L’obiettivo da non mancare, la corsa da vincere a tutti i costi.

A DIGIUNO DAL 2014

Proprio per queste ragioni, l’anomalia è rappresentata dal fatto che Honda non vince la 8 ore dal 2014. Seguì un poker di successi Yamaha, l’affermazione Kawasaki nella rocambolesca edizione 2019, con nel mezzo sonore batoste e persino qualche figuraccia. Dall’acceleratore bloccato della CBR HARC-PRO di Casey Stoner (2015) al motore KO del 2016, in quella che rappresentò la prima edizione dal 1988 senza una Honda sul podio. Nemmeno il ritorno del Team HRC coinciso con l’edizione 2018 giovò alla causa, con alcuni errori di strategia e svariate scelte quantomeno discutibili che hanno fatto perdurare il digiuno di successi alla 8 ore.

SI VOLTA PAGINA

Le sconfitte subite nel biennio 2018/2019 hanno comportato diversi cambiamenti in HRC. Tohru Ukawa, da pilota infallibile alla 8 ore nonché recordman di vittorie (5), non si è dimostrato altrettanto vincente da Team Manager. In HRC molti si sono domandati come sia stato possibile, in quelle due edizioni, perdere una gara con la moto sulla carta migliore in termini velocistici e di gestione dei consumi, il tutto per decisioni rivedibile e qualche pilota non all’altezza. Per questo motivo, il Team HRC si è riorganizzato per l’edizione 2022, riportando d’attualità uno degli artefici della supremazia Honda dei primi anni Duemila. Kazuhiko Yamano, dai trascorsi da Team Manager anche in Repsol Honda MotoGP (al seguito di piloti come Hayden, Pedrosa e Dovizioso), ritorna con la medesima carica per la 8 ore. Da Team Manager, nei gloriosi tempi delle VTR e CBR vestite Cabin e Seven Stars, conquistò successi a profusione, con diverse intuizioni vincenti. Dal record sulla distanza (con una sosta in meno!) del 2002, al contenere l’esuberanza di piloti come Izutsu (2004) e Kiyonari (2005) per l’obiettivo finale. Sì, con qualche sonora batosta (vedi 2003), ma con una HRC che era un’effettiva superpotenza alla 8 ore.

HRC RIFERIMENTO A SUZUKA

La due-giorni di Test ufficiali ha riaffermato i propositi ambiziosi HRC per Suzuka. Miglior tempo in termini di time attack, miglior simulazione di gara, proverbiale costanza di rendimento ed un’autonomia nella gestione dei consumi che ha comportato qualche grattacapo alla concorrenza. Velocissime poi le simulazioni di pit-stop, frutto di quotidiane sessioni di allenamento dei meccanici presso l’Asaka Center. Non hanno sfigurato nemmeno i tre piloti, dalla formazione diversa, ma dal rendimento omogeneo al responso del cronometro. Certo, la gara è sempre un’altra storia, ma in queste prove si è tornati un po’ a rivedere la HRC dei tempi d’oro.

ED IN SUPERBIKE?

La domanda sorge spontanea: perché nel Mondiale Superbike il Team HRC non è ancora a questi livelli? Il trend, oggettivamente, è in ascesa. Iker Lecuona (convocato per la 8 ore) è già salito sul podio, con la CBR che cresce nonostante criticità ben note. Le attenzioni e gli investimenti oltretutto non mancano. Il boss HRC Tetsuhiro Kuwata era presente ai test privati di Misano, confermando la ferma volontà di puntare sul progetto WSBK. L’obiettivo è il 2023, ma non è escluso nel post-Suzuka possa arrivare qualcosa di nuovo e di.. buono! Quanto accaduto nel 2002, con Colin Edwards vincitore della 8 ore (insieme al compianto Daijiro Kato) da sostituto dell’infortunato Tohru Ukawa, cambiò il corso della storia nella seconda metà del Mondiale Superbike. La rimonta del Texas Tornado portò il secondo titolo in tre anni alla VTR Castrol, con svariati aggiornamenti tecnici a disposizione dopo Suzuka. Se HRC è tornata superpotenza in vista della 8 ore, la storia potrebbe ripetersi. Anche perché alcuni elementi di quella doppietta 8h-Superbike sono tornati d’attualità.

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