4 Giugno 2020

Luca Scassa a Box18: “Vedo sempre l’Endurance nel mio futuro”

Luca Scassa, pilota del team No Limits nel FIM EWC, parla del suo presente e futuro nella specialità, ma anche dei suoi trascorsi in MotoGP, Superbike, BSB.

Luca Scassa

L’ultimo episodio di Box18, il video magazine tri-settimanale di Corsedimoto.com in diretta sulla pagina Facebook ufficiale, ha ospitato Luca Scassa, attuale portacolori del No Limits Motor Team nel Mondiale Endurance FIM EWC. Il pilota aretino ha parlato del suo presente nelle competizioni motociclistiche di durata, ma anche della sua carriera tra MotoGP, Superbike, Supersport, BSB e AMA Superbike.

ENDURANCE

Nell’arco della mia carriera ho avuto il privilegio di correre un po’ dappertutto. Ho corso in MotoGP, Superbike, Supersport, Superstock 1000, BSB, AMA Superbike… Mi manca praticamente soltanto il TT! Perché l’Endurance? Una storia lunga… Moreno Codeluppi, titolare del team No Limits, mi contattò per la prima volta via mail addirittura nel settembre 2009. Io avevo già preso parte ad una 8 ore di Albacete con una MV Agusta di un team francese, ma è con il team No Limits che ho iniziato a correre a tempo pieno in questa specialità. L’Endurance mi piace molto. Le corse sprint, di velocità pura, estremizzano molto il lato tecnico sia della moto, sia del pilota. Devi essere preparato fisicamente, nel contempo la moto deve essere perfetta per ottenere un buon risultato. Nell’Endurance è un po’ diverso. Da una parte sì, devi essere fisicamente persino più preparato, ma in questa disciplina è fondamentale il lavoro di squadra.

Da piccolo ho praticato sport di squadra come il calcio e basket e, proprio il lavoro di gruppo, un po’ mi è mancato finora. D’altronde, nelle gare sprint, il pilota è al centro di tutto. Nelle corse di durata ti ritrovi invece sin dalle prove di martedì a confrontarti con i tuoi compagni di squadra ed è un aspetto che trovo molto stimolante. Qui devi cercare, ove possibile, di far andare più forte anche chi ti affianca nell’equipaggio. Negli altri campionati sarebbe quasi “demenziale” aiutare il proprio compagno di squadra, nell’Endurance invece è fondamentale. Inoltre l’Endurance è un bell’ambiente: non vorrei dire meno professionale perché non è così, ma semplicemente conta più la fiducia che riponi in tutti i componenti della tua squadra. Rispetto ad altre specialità dove tutto ruota intorno a te, qui è il lavoro di squadra a fare la differenza.

FUTURO

Il mio intento è di chiudere la carriera nell’Endurance. Penso che posso fare ancora altri 5 anni a questi livelli. Chiaramente, mi piacerebbe passare alla top class EWC. Moreno (Codeluppi) questo lo sa, però so che ci sono progetti interessanti per il futuro, anche se le conseguenze del Coronavirus non aiuteranno a reperire sponsor. Mi piacerebbe salire di categoria con il team No Limits. Sicuramente per il futuro un mio auspicio è di poter correre nella EWC per puntare a qualche podio nell’assoluta.

BRITISH SUPERBIKE

Correre nel BSB è stata una bellissima esperienza in un periodo diverso della mia vita rispetto a quando ho corso nell’AMA Superbike. Se in America avevo 24 anni, vivevo a Philadelphia ed è stata più un’esperienza di vita, nel British Superbike è stata un’esperienza da pilota. Con il team Padgett’s mi sono trovato molto bene e mi sarebbe piaciuto continuare, ma non è stato possibile per un discorso di budget. Ero in una fase della mia carriera dove, da pilota, avrei continuato se questo potesse diventare il mio lavoro, altrimenti dovevo sviluppare qualcosa di diverso per il futuro. Il BSB è un campionato molto competitivo, insieme al Mondiale Superbike il più competitivo tra le derivate di serie. I primi del British possono stare tranquillamente nei primi 5 del mondiale se in sella a moto competitive. Se vinci il BSB, sicuramente vai da qualche parte, perché i team del mondiale che guardano al futuro prendono un pilota che ha già esperienze con buone squadre e moto di livello del British Superbike. Posso dire che oltremanica tutti i piloti danno il massimo perché vedono questo obiettivo in prospettiva. Per quanto mi riguarda è stata una bella esperienza: con il team Padgett’s andavamo forte sui tracciati veloci, mentre faticavamo sulle piste strette e tortuose. La Honda di Padgett’s aveva tanta coppia, sospensioni più morbide, un set-up frutto perlopiù della loro esperienza al TT. Per questa ragione su tracciati come Assen e Silverstone riuscivo a lottare con i primi, mentre in piste come Knockhill non riuscivamo a venirne a capo…

AMA SUPERBIKE

Un ricordo che porterò sempre con me. Ho avuto la possibilità di correre per un’intera stagione nell’AMA Superbike e a Daytona, confrontandomi con piloti del calibro di Duhamel, Spies, Mladin, Zemke, Hacking, Di Salvo, i fratelli Bostrom e Yanagawa. Non so in quanti possano capire il significato di correre con Yanagawa… a Daytona! Prima del via sono sceso dalla moto, sono andato da lui e gli ho detto “Per me è un onore correre con te, grazie di essere qui!”. La stessa cosa l’ho poi fatta con Valentino Rossi a Valencia nel 2013, la mia ultima gara in MotoGP. Mi sono fatto una foto con lui in griglia, in quanto sapevo che probabilmente non mi sarebbe mai più ricapitato in carriera.

MOTOGP

Poter disputare 5 gare in MotoGP resta una bella soddisfazione della mia carriera. Purtroppo, nelle successive due stagioni, c’era la possibilità di ripetere questa esperienza, ma non è stato possibile. Quando ho corso da wild card con Aruba Ducati a Misano nel Mondiale Superbike mi sono fratturato la clavicola il venerdì pomeriggio. Poche ore più tardi mi chiamò Marco Grana, all’epoca capo-tecnico di Karel Abraham in MotoGP, dicendomi che si erano trovati bene con me nel 2013 e volevano che sostituissi Karel per 3 gare con la Honda Open. Purtroppo, da infortunato, non potevo correre… Dovevo anche sostituire Petrucci con la Ioda, correre a Le Mans ed al Mugello, ma sfortunatamente in un test si è rotto il motore a valvole pneumatiche e mi sono fratturato il femore. Peccato perché correre al Mugello sarebbe stata una grande emozione!

INIZI

Ho iniziato a correre per caso, quasi per gioco. Mio padre aveva un team e vedevo che i suoi motori 125cc in rettilineo andavano come quelli dei migliori, ma nel misto si perdeva tanto tempo. Così gli chiesi di provare. Eravamo 120 ragazzi in pista e, al debutto, sono partito 5° quando, fino a due mesi prima, giocavo a basket! Mai mi sarei aspettato di correre così a lungo e di arrivare al mondiale. Nel 2002 rischiai di dover smettere perché non avevamo soldi. Un negozio qui di Arezzo ci prestò una Kawasaki incidentata: modello vecchio, con il telaio piegato e con il serbatoio distrutto… Riuscì a correre e, se non fosse stato per questo episodio, avrei smesso da 18 anni a questa parte. La vita è strana, ma sono felice perché ho iniziato a correre per divertirmi e senza spinte, senza sponsor, sono arrivato fino alla MotoGP. Sono molto contento di quello che ho fatto, di quello che ho e di ciò che potrò fare in futuro.

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1 commento

  1. Max75BA ha detto:

    …bellissima carriera, c’è solo da “invidiarlo!!!” correre in varie categorie e in circuiti leggendari è sicuramente fantastico