22 Febbraio 2023

Dario Marchetti giramondo da corsa “Vinci se il cervello controlla il cuore”

Dario Marchetti pilota e bandiera Ducati. "Io e Rocco Siffredi abbiamo tanto il comune: facciamo un lavoro che ci piace e ci diverte"

Dario Marchetti, Ducati

Cuore VS Ragione, l’eterna sfida. Nel motociclismo spesso vince una passione quasi mistica ed irrazionale ma c’è chi si lascia guidare dal cervello. Dario Marchetti ha 62 anni, è nato e cresciuto a Castel San Pietro Terme, in provincia di Bologna. Da anni è il Direttore Tecnico della Ducati Riding Experience nonché Ambassador della Casa di Borgo Panigale. Parla perfettamente cinque lingue e talvolta si diletta come commentatore di Eurosport France.

“Sono sempre stato appassionato di motori – racconta Dario Marchetti a Corsedimoto – all’inizio avrei voluto correre in auto ma avevo deciso di cavarmela da solo e quindi le moto erano più accessibili a livello di costi. Sono poi riuscito a trasformare la mia passione nel mio lavoro, un po’ come ha fatto Rocco Siffredi, mio amico. Sembra una battuta ma entrambi facciamo ciò che amiamo quindi non ci pesa lavorare, anzi”.

Come hai iniziato?

“Sono diventato pilota professionista in fretta. Ho corso ovunque, in tutto il mondo, in America ma anche in località sperdute in Asia e nell’Europa dell’Est. Io andavo a correre dove mi pagavano. Certo, piace tutti fare il Mondiale e tra l’altro gli ultimi podi Ducati nel Mondiale Endurance hanno anche la mia firma, però la voglia di correre il campionati importanti e la passione possono giocare brutti scherzi”.

Hai sempre seguito la razionalità?

“Secondo me il cervello deve controllare il cuore, l’entusiasmo non deve mai prendere il sopravvento sulla razionalità. Sarà che per vivere ho sempre dovuto guadagnare qualcosa ed agli inizi ero veramente con i soldi contati ma l’ho sempre vista in questo modo. Nel corso della mia carriera ho preferito fare campionati meno prestigiosi di altri ma in grado di garantirmi un ritorno economico. Sono felice della mia scelta, non ho rimpianti, anzi. Passano gli anni ma ho la passione di quando ero un ragazzino”.

Durante la tua vita hai viaggiato tantissimo.

“E continuo a farlo, sono sempre in giro e provo delle grandissime soddisfazioni. Quando un pilota amatore grazie ai miei consigli abbassa il suo tempo al Mugello di alcuni secondi oppure tocca con il ginocchio, beh, per me è bellissimo. Sarò sempre grato a Ducati di avermi dato la possibilità di entrare nella loro famiglia, occupandomi di tutte le iniziative riservate ai clienti. Vado ovunque, è quasi una sorta di Campionato Mondiale. Facciamo presentazioni, corsi e track day in tutti i continenti”.

Quando hai lasciato l’attività di pilota?

“Non gareggio da due anni ma non ho mai fatto la gara di addio. Non mi sento ancora un ex pilota e se ci fosse la possibilità di fare una gara, a determinate condizioni, la farei ancora. Alcuni anni fa ho avuto un gravissimo incidente a Rijeka e i medici mi avevano detto che se fossi tornato in moto avrei rischiato di morire. Io risposi che se senza moto ero comunque morto, anche se respiravo. E così pochi mesi dopo ho gareggiato al Mugello ed ho vinto la gara Endurance. E’ uno tra i miei ricordi più belli assieme alla vittoria a Daytona”.

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