22 Giugno 2023

Alvaro Bautista velocissimo con la MotoGP: quello che Ducati non dice

Il test dell'iridato Supebrike Misano ha destato un interesse enorme: il motociclismo moderno ha bisogno di racconti epici e folli

Alvaro bautista, Ducati

Qualcuno che gironzolava in incognito per i box di Misano giura che Alvaro Bautista con la MotoGP abbia girato ben più forte di quanto la Ducati non abbia dichiarato. Intendiamoci, l’1’32″590 diffuso urbi et orbi è comunque un signor tempo considerato che lo spagnolo non saliva da cinque anni su un prototipo, senza conoscere le Michelin di ultima generazione, l’aerodinamica e così via. Dopo tutto siamo a soli sei decimi dal giro veloce del GP del settembre scorso. Un bell’andare, insomma. Ma chi ci dice che la Ducati ce l’abbia detta giusta? Nessuno. Mettetevi nei loro panni: se Bautista avesse effettivamente girato ancora più forte, farlo sapere sarebbe stato un pò destabilizzante per gli otto piloti che guidano la Desmosedici nel Mondiale. Ma, che sia “giusto”o meno, il tempo sul giro alla fine è un dettaglio relativo. Il test di Bautista sulla MotoGP è stato assai intrigante per ben altri motivi. Eccoli.

Il motoclicismo è un racconto epico e folle

Alvarito ha 39 anni, tredici più di Francesco Bagnaia e appartiene ad una generazione di piloti ormai estinta. Quella di Casey Stoner, di Jorge Lorenzo, di Valentino Rossi e Andrea Dovizioso. Tutti i grandissimi con cui è confrontato in top class, hanno già smesso: chi da tempo, chi più di recente. Bautista invece è nel pieno del vigore agonistico. Ha vinto il Mondiale Superbike ’22 a mani basse, e in questo primo scorcio da numero uno anche meglio: 14 trionfi in 15 gare. Toprak Razgatliouglu e Jonathan Rea, due giganti, stanno sciacquando nei sogni futuri un presente fatto di secondi e terzi posti, quando va bene.

Bautista con la Ducati MotoGP ha girato due mezze giornate a Misano, in solitario, lontano da tv, giornalisti e tutto il resto. Eppure l’interesse della gente è stato altissimo, le audience dei siti specializzati si sono impennate e i social sono andati in fibrillazione. Tutti a chiedersi quanto avesse girato. Significa una cosa sola: il motociclismo, anche oggi, non ha bisogno di youtuber e tiktoker, ma di belle storie da raccontare. Meglio se epiche e un pò folli, come questo 39enne madrileno che invece di ritirarsi e godersi le due bimbe, si è rimesso a giocare con la MotoGP. Con la serie idea di correrci…

È evidente che succede

Questo test è solo un premio per la vittoria del Mondiale” è l’innocente bugia che Alvaro Bautista ci ha raccontato prima di cominciare a girare. Fosse stato così, sarebbe bastato fargli fare qualche giro in un’occasione logisticamente più comoda per la Ducati, magari in coda ad uno dei test del lunedì spalmati lungo il calendario del Mondiale. Non sarebbe servito mobilitare il test team e un mezzo esercito di tecnici. Non era necessario che presenziasse pure il gran capo Luigi Dall’Igna, che per Bautista stravede fin dai tempi del Mondiale 125 (2006) con l’Aprilia. Quindi che Bautista torni a far visita alla MotoGP, da pilota, è praticamente certo. Aruba, cioè il proprietario-sponsor del team Ducati ufficiale in Superbike, appoggia anche le sporadiche wild card MotoGP del tester Michele Pirro. Quindi l’infrastruttura (e i relativi accordi economici) ci sono già. Basta cambiare numero sulla D16.

Dorna ha capito che…

Gli appassionati si interrogano su cosa potrebbe combinare un Alvaro Bautista là in mezzo ai ragazzi della MotoGP di oggi. Probabilmente andrà forte, forse fortissimo. Ma in fin dei conti l’esito è secondario, ci sono altri elementi preponderanti. Uno per tutti: finalmente Dorna ha capito che la contrapposizione fra Superbike e MotoGP è un fantastico deflagratore d’interesse. In qualità di gestore della MotoGP, per un ventennio Carmelo Ezpeleta ha visto la Superbike come fumo negli occhi. Al contrario, la Superbike in mano ai fratelli Flammini ha sempre utilizzato la top class come specchio riflettente per aumentare, di anno in anno, il bacino di pubblico e d’interesse. Con una ricetta semplice: differenziarsi. In MotoGP i piloti fighetti, in Superbike i duri e puri, a giocarsela a spallate all’ultima curva su tracciati da gente di una volta. Questa era la narrazione, e funzionava alla grande.

Partita da zero nel 1988, in meno di dieci anni la Superbike era arrivata a diventare una pericolosissima alternativa al Motomondiale, sbocciato nel lontanissimo 1949. In alcuni Paesi, come la Gran Bretagna, per anni la Superbike è andata più forte della MotoGP. Tanto che nel 2012, per mettere fine allo scomodo conflitto, Dorna l’alternativa se l’è comprata. E negli anni successivi, diventata monopolista, l’ha tenuta appena in vita facendo in modo che non creasse alcun disturbo. Dopo dieci anni gli spagnoli hanno capito che la Superbike può diventare una risorsa anche per loro. Il test di Bautista a Misano è stato valorizzato e promosso come meglio non si poteva. E’ una svolta epocale.

Cinque occasioni

Quindi fate due più due: se un test ha avuto simile riscontro, suscitando attenzione, interesse, e dunque affari, figurati se Dorna non farà di tutto per far correre ad Alvaro Bautista. Magari solo una volta: la sfida senza appello avrebbe un suo fascino. Ma siccome il motociclismo di oggi è bulimico, facile che i grandi manovratori stiano pensando a qualcosa di più corposo. Il calendario potrebbe permettere la presenza di Alvaro Bautista in cinque GP, perchè tanti se ne correranno quando il Mondiale Superbike sarà già andato in archivio. Il primo spot utile è Phillip Island, il 22 ottobre: nel 2018, da sostituto di Jorge Lorenzo sempre sulla Ducati ufficiale, Bautista fece quarto, facendo venire l’orticaria al Dovi e tornando a casa con tantissime recriminazioni. “Ducati sa cosa mi piacerebbe fare” è stato il saluto di Bautista da Misano. Noi non lo sappiamo, ma ce lo possiamo immaginare.

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