19 Luglio 2022

Motomondiale, Fabrizio Lai: “Pagare per correre? Non ha senso!”

Fabrizio Lai si racconta a Corsedimoto "In quel periodo nel Motomondiale c'era la corsa ai baby piloti e io ero vecchio"

Fabrizio Lai; Motomondiale

Che fine ha fatto Fabrizio Lai? Tra il 2002 ed il 2008 è stato tra i protagonisti del Motomondiale. In seguito ha continuato a gareggiare nelle derivate di serie ed ha corso fino all’anno scorso nei vari trofei nazionali. Fabrizio Lai è originario di Milano ed è un vero appassionato. Ora ha lasciato le competizioni ma non il motociclismo. E’ tester Pirelli e trascorre il tempo libero a lavorare alla minimoto di suo figlio, un bimbo molto sveglio che vorrebbe emulare il papà.

Fabrizio, come ti sei avvicinato al motociclismo?

“Mio padre correva nel cross e nell’enduro a livello amatoriale e a 6 mesi mi portavano già alle sue gare. Ho sempre avuto la passione per le moto. A 7 anni sono andato in fiera a Milano, allo stand della Grizzly, sono salito sulla motina da minicross, impennava e me ne sono innamorato”.

Così hai iniziato a gareggiare nei minicross?

“Ho partecipato a tutti i campionati di minicross e mi sono classificato quinto ad un Italiano. Quando sarei dovuto passare alla 125 ero troppo basso, non toccavo e per il regolamento sarei dovuto restare fermo per un’intera stagione. Avevo 16 anni, ho iniziato a giocare con le minimoto e sono andato subito forte. All’epoca nelle minimoto c’erano le case ufficiali e mi ha chiamato la CRC con cui ho vinto 2 Campionati Europei”.

Sei poi approdato alle ruote alte?

“Nella vita quotidiana lavoravo nell’azienda di famiglia. Sarei dovuto stare in ufficio a progettare con Autocad ma io mi volevo sporcare le mani, saldare e lavorare al tornio. E soprattutto volevo correre. Ho comprato una 125 SP usata, sono andato a fare il Motoestate ed il Trofeo Aprilia. Ho poi deciso di partecipare all’ultima gara del Trofeo Honda GP. Era la prima volta che salivo su una moto di quel tipo ma ho stabilito la pole position lasciando dietro Poggiali ed in gara ho lottato per vittoria. Ho poi fatto il CIV e mi sono classificato subito terzo, al primo anno”.

Sei stato promosso nel Motomondiale?

“Quando si trattava di fare il salto nel Mondiale avevo deciso di smettere perché i costi erano troppo alti. Proprio quando pensavo fosse tutto finito, mi ha chiamato Engines Engineering e mi ha proposto un accordo di 3 anni. Ho vinto il CIV nel 2002 e 2003, ho fatto Mondiale con Malaguti poi sono passato Gilera. Quell’anno ho fatto un podio ma la moto non era più quella del titolo mondiale. Sono poi passato in Honda con cui sono andato abbastanza bene ed ho terminato un Mondiale al sesto posto”.

Fabrizio Lai, Motomondiale
Fabrizio Lai con Manuel Poggiali, Marco Simoncelli e Roberto Locatelli

A quel punto il tuo vero avversario è stato il limite di età?

“In quel periodo c’era la corsa ai baby piloti e io ero vecchio, troppo vecchio, per la 125. Il limite massimo di età è un gran errore: non giusto, è una sciocchezza perché tanti forti hanno dovuto mollare solo per ragioni anagrafiche. Io avevo iniziato tardi e sono stato costretto a passare in 250. Nella quarto di litro senza una moto buona non si andava da nessuna parte”.

Hai lasciato il Motomondiale?

“Ho smesso perché mi chiedevano i soldi per correre. Non li avevo e non penso sia giusto che un pilota professionista debba pagare per gareggiare. Se un pilota ha delle qualità dovrebbe venire sempre pagato perché si prende dei rischi, si allena e si impegna. Poi se uno porta dei soldi, domani cade, si fa male e salta delle gare che succede? Il team fa correre un altro con il budget già versato dal pilota assente. Tutto questo non ha senso.

Capisco che questo sia il sistema, che le squadre abbiano bisogno di denaro ma dovrebbero far correre chi ha più talento non più denaro. Invece spesso si accontentano di piloti con meno capacità ma che portano più denaro. Io guarderei più al talento e se vedessi un pilota scarso gli direi apertamente di fare un campionato minore e non di partecipare al Motomondiale.

Mi scocciava pagare per correre quindi sono uscito dal Mondiale”.

Dopo il Motomondiale cosa hai fatto?

Sono passato al Mondiale Supersport ma la moto non andava e ho detto basta io, ho voluto smettere. Poi per alcuni anni ho fatto delle gare in Superbike, una volta ho sostituito Rea assente quando era in Honda e mi sono reso conto di quanto fosse forte. Ero certo che con un’altra moto avrebbe vinto il Mondiale e non mi sbagliavo”.

A fine carriera ti sei divertito nel CIV?

“Nel 2012 ho fatto il CIV e lottato per la vittoria, ho perso il titolo solo per un mio infortunio. Poi ho fatto un po’ di gare spot per puro divertimento. L’ anno scorso ho partecipato alla Pirelli Cup Supersport con il team Speedy Bike di Alberto Corradini, una squadra da Mondiale anche se fa Coppa Italia. A 43 anni ho vinto diverse gare e mi sono classificato secondo in campionato pur avendo corso a della gare in meno. A fine 2021 ho smesso totalmente”.

Ora cosa fai?

“Dedico tutto il mio tempo libero a mio figlio che sta iniziando con le motine. Lui voleva provare, l’ho messo su una minicross e non ha avuto paura, gli è piaciuto molto, ora lo sto avviando verso le minimoto. Nella vita quotidiana lavoro per Shoei Italia e collaboro con Pirelli come tester di tutte le gomme dalle Ohvale alle SBK”.

In futuro forse vedremo un altro Lai nel Motomondiale?

“Non corriamo troppo: ha 6 anni! Vediamo cosa succede, comunque impara in fretta, usa il cervello e stiamo lavorando sulla tecnica. Ora il mio compito è fare da coach a mio figlio”.

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