20 Gennaio 2022

MotoGP, si vince col solista o meglio avere più galli nel pollaio?

Un pilota di punta o più frecce al proprio arco: due 'metodi' visti in MotoGP anche nel 2021, ma quale premia di più? Rivediamo poi altri precedenti.

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Le tante situazioni differenti viste nel corso degli anni in MotoGP spingono a chiedersi quale sia il “metodo vincente”. Basta guardare ad esempio i due costruttori di punta della stagione 2021, ovvero Yamaha e Ducati. La prima, con Fabio Quartararo come unico pilota in bella evidenza su tutti gli altri colleghi di marca, mentre la Rossa si è fatta notare per il maggior numero di frecce nel suo arco. Sappiamo tutti com’è andata a finire: il francese si è coronato campione, a Borgo Panigale invece sono andati tutti gli altri titoli costruttori e squadre. Due metodi però con i propri pregi e difetti…

Nel secondo caso, l’esempio lampante è in casa Honda. Da quando Marc Márquez si è infortunato, ecco comparire tante problematiche che hanno portato ad un lungo periodo di magra per l’Ala Dorata. E non perché, come si dice spesso, la RC-V fosse esclusivamente a misura del #93. L’ha sottolineato chiaramente Pol Espargaró: “In Honda ascoltano i commenti di tutti i piloti, ma Marc è un genio, il migliore su quella moto. Per questo si adattava meglio degli altri.” Un pilota di punta quindi, esattamente come accaduto in Yamaha quest’anno ed in Suzuki nel 2020 col titolo di Joan Mir (ricordando in quel caso Rins alle prese con guai fisici, non in difficoltà con la moto).

Guardando però nell’era moderna, ad Iwata non possiamo dimenticare un dato periodo proprio nel team factory. Valentino Rossi e Jorge Lorenzo si sono resi protagonisti di battaglie ad alta tensione, senza esclusioni di colpi sia in pista che fuori. Due galli nello stesso pollaio per sette stagioni per la casa dei tre diapason, ma che sono valsi quattro titoli piloti. Una “sfida vincente” tra due campioni capaci di distinguersi anche da soli. Ma anche in Ducati c’è stato il periodo dell’unico pilota in evidenza. Bisogna tornare al trionfale 2007, con Casey Stoner in grado di adattarsi così tanto alla Desmosedici da portarla sul tetto del mondo.

Esiste un metodo migliore di un altro? Questi pochi esempi citati ci dicono di no. Da un lato, il rischio di infortunio del pilota di punta è sempre dietro l’angolo, così come il “disperdere punti” che potrebbero in seguito rivelarsi preziosi. Dall’altro, si può pensare di concentrare tutte le energie su un’unica persona, così come può tornare utile il fatto di avere più ragazzi capaci di emergere e di puntare in alto. Aggiungiamo però che in Yamaha si spera di rivedere un Morbidelli al top per dare filo da torcere al campione in carica. Vedremo come se la giocheranno loro, Ducati, Honda e Suzuki, più le ‘mine vaganti’ KTM.

Foto: motogp.com

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