14 Maggio 2022

MotoGP, piloti precari e stipendi bassi: “Serve un leader come Valentino Rossi”

In Safety Commission i piloti MotoGP discutono di contratti precari e ingaggi al ribasso. Per Pol Espargarò servirebbe un sindacato con a capo un leader carismatico come Valentino Rossi.

MotoGP Le Mans

Venerdì sera i piloti della MotoGP si sono ritrovati in Safety Commission alla presenza di Carmelo Ezpeleta. L’argomento all’ordine del giorno era la situazione dei contratti che si fa preoccupante dopo quanto accaduto tra Romano Fenati e Speed Up Moto2. Gli atleti non si sentono abbastanza tutelati in materia di contratti, soprattutto quelli impegnati in Moto3 e Moto2, spesso licenziati e senza possibilità di difesa.

Ingaggi al ribasso per i piloti MotoGP

Come riferisce uno dei partecipanti ad Autosport.com “quando una squadra vuole licenziare un pilota, lo fa. Ma quando un pilota vuole lasciare, non può”. Inoltre lamentano ingaggi sempre più al ribasso dopo la pandemia di Covid-19. Diversi i piloti MotoGP che si sono visti offrire somme inferiori alle precedenti quando si sono seduti al tavolo delle trattative per i rinnovi dei contratti, quasi tutti in scadenza. Ad esempio è il caso di Aleix Espargarò che da settimane non ha ancora trovato un accordo con Aprilia, tanto da pensare ad un ritiro anticipato dalle corse. Nel suo caso un aumento di stipendio sarebbe più che giusto dal momento che sta offrendo prestazioni spettacolari con la RS-GP rispetto alle stagioni precedenti.

La vicenda dei piloti Suzuki

Un problema avanzato dai giorni scorsi anche da Paco Sanchez, manager di Joan Mir, in queste ore impegnato a trovare una sella libera per il campione maiorchino dopo l’annunciata uscita di Suzuki dal campionato. Non ha nessuna intenzione di svendere il suo assistito. Tanto da non scartare l’ipotesi di lasciare il Mondiale se non arriverà un’offerta adeguata al tenore del maiorchino. In questo caso Honda sembra voler giocare con il coltello dalla parte del manico offrendo un contratto poco consono per un talento come Joan Mir. Medesima situazione in cui si ritrova Alex Rins. Lo spagnolo è costretto a proporsi sul mercato e ad accontentarsi di una squadra satellite per la stagione 2023, nonostante gli ottimi risultati raccolti nelle prime sei gare di questo campionato.

L’idea di un sindacato

L’addio di Suzuki alla MotoGP è un segno evidente di come la pandemia e la guerra in Ucraina stia mettendo sotto pressione le casse dei costruttori. Un pilota che ha voluto restare anonimo ha affermato che “la MotoGP è un grande spettacolo e un grande business, che muove un sacco di soldi, e noi piloti siamo i pagliacci di questo circo. Comprendiamo la situazione attuale, ma non possiamo correre gratuitamente“. A questo punto servirebbe un’associazione di peso, una specie di sindacato, in grado di tutelare i diritti dei piloti. Un po’ come avviene in Formula 1 con la GPDA. Un’ipotesi di cui si discute da tempo, come afferma Pol Espargarò, senza però trovare realizzazione. “Non abbiamo mai avuto un leader con una preoccupazione sufficiente per creare un’associazione di piloti. Sicuramente quello giusto era Valentino Rossi e, nonostante se ne sia parlato tante volte, non ha mai fatto il passo per portarlo avanti”.

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