23 Novembre 2021

MotoGP, Oscar Haro: “Stoner era pazzo, l’ho dovuto frenare”

Oscar Haro lascia la MotoGP dopo una lunga avventura come assistente dei piloti e direttore sportivo. E ricorda l'anima ribelle di Casey Stoner...

MotoGP, Oscar Haro

Oscar Haro saluta la MotoGP e il team LCR Honda con cui ha collaborato per tanti anni. E’ stato al fianco di grandi campioni, tra questi Casey Stoner, ma ha deciso di dedicare la vita alla famiglia e alla piccola Lola nata venti mesi fa. Non resterà con le mani in mano, proseguirà nel campionato spagnolo, con il team LaGlisse: “Il motociclismo mi ha dato tutto e voglio restituire parte di quello che mi ha dato“.

Sin da ragazzo ha capito di avere la velocità in moto, ma non abbastanza da poter competere in pista. A quel punto ha deciso di dedicare la vita ai piloti nei panni di assistente e direttore sportivo. “Inoltre la mia famiglia era povera, molto umile, e nemmeno loro avrebbero potuto aiutarmi“, racconta in un’intervista a ‘Sport’. “Non sono un pilota frustrato come decine e decine di ingegneri, tecnici e meccanici che stanno nel paddock. Sono quello che volevo essere, il loro uomo di fiducia“.

Il ricordo di Pedrosa…

Ha ricoperto vari ruoli Oscar Haro, la svolta c’è stata con la chiamata di Lucio Cecchinello che lo ha voluto a tutti i costi come meccanico. Il manager italiano ha subito intuito il suo potenziale umano e lo ha impiegato nell’assistenza ai piloti. Per essere campioni serve carattere oltre al talento. Ricorda l’esordio di Dani Pedrosa nel Motomondiale. “Arrivava dalla Movistar Cup ed era molto piccolo, suo padre mi ha chiesto di dargli una mano ‘perché è piccolissimo, non conosce le lingue ​ed è un po’ perso’. E questo mi ha dato una soddisfazione incredibile, perché era un padre che ti stava affidando suo figlio. E quella fiducia è stata ripetuta con molti genitori“.

… e di Stoner

Poi c’è il capitolo infortuni, inevitabile. Fa parte del gioco e anche i familiari dei piloti devono metabolizzarlo. Centinaia le cadute che si registrano in MotoGP e nelle classi minori. “Nella loro crescita devono cadere e farsi male. Ne parlavo con la madre di Jorge Martín, che quest’anno ha riportato un brutto incidente (a Portimao, ndr), le ho spiegato che è l’unico modo per imparare, per migliorare“. LCR ha avuto il merito di lanciare una leggenda come Casey Stoner in MotoGP. “Con Casey (Stoner), che sappiamo tutti sia stato uno dei più grandi, ho dovuto calmarlo, fermarlo, gli dicevo ‘Casey sono quasi 300 cavalli’. A volte, il suo enorme talento non gli è servito perché era pazzo, non aveva misura. Era on-off”.

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