15 Giugno 2022

MotoGP, l’analisi di Andrea Dovizioso: “Vanno forte sempre gli stessi”

Andrea Dovizioso analizza lucidamente il nuovo iter della MotoGP: sempre più ingegneri e moto che si adattano ad un solo pilota del marchio.

MotoGP, Andrea Dovizioso

Andrea Dovizioso sta disputando la sua 21esima stagione nel Motomondiale, la 15esima nella classe MotoGP, cambiando tre marchi: Honda, Yamaha e Ducati. All’età di 36 anni è il pilota più anziano della griglia, ma non è solo questo ad influire sulle prestazioni in sella alla M1 su cui è ritornato in sella lo scorso settembre a Misano. Il suo stile di guida mal si adatta alle caratteristiche del prototipo di Iwata e nulla può fare per cambiare il Dna personale o della moto. La sua ultima vittoria risale al GP d’Austria 2020 con la Ducati Desmosedici GP, poi la decisione di dividere le proprie strade al termine di quella stagione. Per il forlivese potrebbe essere questo l’ultimo anno in classe regina.

La metamorfosi della MotoGP

Neppure hanno influito i dieci mesi lontani dal campionato MotoGP, prima di firmare l’ultimo contratto con Yamaha e il team RNF di Razlan Razali. A pesare sulla cattiva condotta di Andrea Dovizioso è più la natura contemporanea di un Mondiale sempre più difficile e al limite. Non esistono più tracciati favorevoli ad un marchio: l’aerodinamica, l’elettronica, le caratteristiche delle gomme Michelin rendono tutto più incerto. “Sono finiti gli anni in cui arrivavi su un tracciato e sapevi che si sarebbe adattato meglio a questa o a quella bici. Non succede più“, ha spiegato a Speedweek.com. “Sono sempre gli stessi piloti ad essere forti, quelli che fanno la differenza con la propria moto rispetto ai compagni di marca. Nella MotoGP di oggi chi riesce a spingere al limite la propria moto fa la differenza“.

L’analisi di Andrea Dovizioso

Ducati può vantare ben otto moto in griglia ed è l’unica Casa “ad essere sempre competitiva. Per tutti gli altri marchi, puoi vedere che il pilota di punta è al 1° posto e nella gara successiva è 8°, oppure 2° e 10°. Dimostra che la MotoGP è cambiata”, ha proseguito Andrea Dovizioso. Difficile trovare un motivo univoco a questo status quo: “Molto è cambiato dal 2020, quando sono uscite queste gomme, ma non è l’unica causa. Secondo me stanno cambiando diversi elementi, ecco perché in MotoGP si pone questa situazione”. Nel caso più specifico della Yamaha, Fabio Quartararo è l’unico a riuscire a vincere con questa YZR-M1, nonostante Franco Morbidelli si sia affermato vicecampione del mondo nel 2020.

Non esiste più la moto ideale o il pilota vincente, a fare la differenza è il pacchetto moto-pilota divenuto inscindibile. La natura della MotoGP diviene sempre più ingegneristica, come dimostra l’arrivo dell’ex tecnico F1 Luca Marmorini nella formazione di Iwata, o di Massimo Rivola passato da Ferrari ad Aprilia nel 2019. “Questa è la direzione in cui sta andando la MotoGP, da anni“, ha concluso il ‘Dovi’. “La MotoGP è cambiata molto negli ultimi anni ed è diventata molto più ingegneristica. Ecco perché nella MotoGP di oggi servono più che in passato ingegneri di questo calibro. Anche per questo dico che la MotoGP è cambiata: le moto adesso vanno in modo diverso, ci sono molti più aspetti diversi che aiutano il pilota a guidare perché sono coinvolti più ingegneri. E ti piaccia o no, questa è la MotoGP di oggi“.

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