13 Febbraio 2021

MotoGP, la storia: le due edizioni del GP del Giappone sul circuito del Fuji

Il GP del Giappone è un evento storico del Motomondiale, disputato tra Suzuka e Motegi. Solo in due edizioni ha avuto luogo su una terza pista. La sua storia.

Itoh Fuji 67 - Motomondiale

Il Gran Premio del Giappone è uno degli eventi storici del Motomondiale. La prima edizione valida per il Campionato del Mondo risale al 1963 e, dopo una pausa ventennale tra il ’67 e l’87, da quest’ultimo anno è tornato a far parte stabilmente del calendario. Certo, tranne nel 2020, quando l’evento è stato cancellato per la pandemia da coronavirus. Il circuito di Suzuka a lungo ha ospitato questo GP, prima di passare al Twin Ring Motegi. Ma nei primi anni registriamo anche un paio di edizioni su un tracciato in seguito non più utilizzato dal Mondiale.

FUJI INTERNATIONAL SPEEDWAY 

Dal 1965 infatti esiste il circuito del Fuji (in giapponese, Fuji Supīdowei), costruito ai piedi del famoso monte Fuji, la montagna più alta esistente in Giappone. La sua lunghezza complessiva in origine era di 6000 metri, ma in seguito sono stati svolti parecchi lavori, modificando parecchie volte la sua configurazione. Attualmente la pista, ridotta a 4563 metri (il 5° diverso layout), è ben differente da quella attuale, viste le tante modifiche volte soprattutto ad aumentarne la sicurezza. Presenta tutt’ora uno dei più lunghi rettilinei principali visti nei circuiti del motorsport, ovvero 1475 metri. Una caratteristica poi riguardante questa pista è il clima umido e piovoso della zona, spesso tale da condizionare le competizioni. È qui che il Motomondiale disputò due edizioni del GP del Giappone, ma curiosamente senza mai vedere in azione le storiche categorie 500cc e sidecar.

IL GRAN PREMIO DEL GIAPPONE 1966

È il primo evento non a Suzuka dall’inserimento di questo GP nel calendario. Una mossa che fa storcere il naso a Honda, che non partecipa, adducendo motivi di scarsa sicurezza della pista (un fatto che verrà confermato dai gravi incidenti degli anni successivi). Teatro è l’originario circuito permanente di 6000 metri, in pista le categorie 350cc, 250cc, 125cc e 50cc. Si rivede Kawasaki, che nell’agosto di quell’anno aveva dovuto fare i conti con la perdita del suo pilota Toshio Fujii al TT. È l’ultimo GP dell’anno, in cui viene assegnato l’unico titolo ancora mancante, ovvero quello delle zanzare. Nel giorno della tripletta Suzuki con vittoria di Yoshimi Katayama, a Hans-Georg Anscheidt basta il 2° posto per conquistare la corona.

Nella ottavo la classifica a punti è esclusivamente per i costruttori giapponesi: vince l’alfiere Yamaha e vice-campione Bill Ivy, a precede le Suzuki del duo di casa Katayama e Mitsuo Itō. Tripletta Yamaha invece in 250cc, con un altro successo per un pilota del Sol Levante: l’unica vittoria di Hiroshi Hasegawa, a precedere Read e Motohashi. In 350cc, l’unica gara disputata di sabato, è anche l’unica gara dell’anno in cui non vincono Hailwood (assente) o il già campione Agostini: ecco il trionfo di Phil Read (il primo di categoria per Yamaha) davanti a Bill Ivy. L’unica nota tricolore è Alberto Pagani, terzo in sella ad una Aermacchi (l’Ala d’Oro, l’unica “vera” 350 sul podio).

IL GRAN PREMIO DEL GIAPPONE 1967

Arriviamo al secondo ed ultimo evento disputato sul circuito del Fuji, nonché l’unico GP del Giappone per molto tempo. La pista stavolta è un po’ più corta, si utilizza la versione di 4358 metri, sulla quale sono protagoniste le stesse categorie dell’anno precedente. Per quanto riguarda le case vincitrici non cambia molto rispetto alla precedente edizione, visto che brillano ancora una volta i costruttori del Sol Levante. Cominciamo dalla 50cc, con un podio tutto Suzuki: la vittoria va a Mitsuo Itō (l’ultima per il pilota giapponese) davanti a Graham e Kawasaki, mentre il già iridato Hans-Georg Anscheidt finisce KO per problemi al motore.

In 125cc, Bill Ivy conclude la sua unica stagione di gloria mettendo a referto il successo anche in questo GP, seguito a distanza da un quartetto Suzuki. Ma la più importante era la gara 250cc, visto che c’era ancora il titolo in ballo. I due grandi duellanti però, Phil Read e Mike Hailwood, si ritirano per differenti guai meccanici, lasciando strada al successo di Ralph Bryans. Serve una successiva riunione FIM per avere il britannico campione del mondo. Doppietta di titoli per lui visto l’iride anche in 350cc: in questa categoria mette a referto anche il trionfo in Giappone, in una gara a cui non prese parte Agostini. È l’ultima vittoria mondiale di Mike “The Bike”.

Foto: elsberg-tuning.dk

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