10 Gennaio 2021

MotoGP, la storia: il mistero di Bremgarten, il circuito scomparso

Vi ricordate di Bremgarten? Uno tra i circuiti più belli e pericolosi del Motomondiale, del quale ora non c'è più alcuna traccia. La sua storia.

Il 4 luglio 1948 la città di Treviso piangeva uno dei suoi concittadini. Niente cancellerà il dolore delle migliaia di appassionati che sono venute ad accompagnare “il diavolo nero” nel suo ultimo viaggio. Anche se all’epoca sembrava difficile da credere, Omobono Tenni era scomparso. Se ne andava così un asso del periodo tra le due guerre. Fatale  un tragico incidente avvenuto su uno dei circuiti più oscuri di tutta la storia del Motomondiale. Il suo nome è Bremgarten.

Le informazioni su questa pista sono estremamente rare, come se fossero state nascoste. Tuttavia, Bremgarten è stato davvero un circuito europeo molto importante negli anni quaranta e cinquanta. La storia ci porta in Svizzera, e più precisamente nella periferia settentrionale di Berna, Bethlehem. È stato sulle strade di questo quartiere apparentemente piuttosto tranquillo che aveva luogo il primo Gran Premio di Svizzera, ormai oltre 70 anni fa.

Nato per ospitare le due ruote, inaugurato nel 1931, Bremgarten si era rapidamente affermato come un circuito imperdibile in Europa. La mancanza di veri rettilinei, più gli alberi adiacenti alla pista, ne hanno reso difficile la padronanza, ma era divertente. Dopo la seconda guerra mondiale ha continuato ad attrarre grandi folle e piloti di prima classe. Era quindi naturale che fosse selezionato dalla FIM per la prima stagione del Campionato del Mondo di Motociclismo, disputata nel 1949.

Bremgarten non aveva nulla da invidiare a Monza, Assen o Spa-Francorchamps, altre piste visitate dal Mondiale in quell’anno. In programma per il fine settimana del 3 luglio, il round svizzero fù quindi la seconda gara nella storia di questo Campionato del Mondo. Per l’occasione il futuro iridato Leslie Graham, su AJS, si era imposto nella gara 500cc, incrementando il suo vantaggio sul rivale Nello Pagani.

Assente dal calendario nel 1950, Bremgarten tornò alla ribalta l’anno successivo per la gioia di Fergus Anderson, vincitore in 500cc. Fino al 1954, solo i piloti britannici furono in grado di domare le curve rapide che attraversavano il Bremgartenwald [la foresta di Bremgarten, ndr]. Jack Brett e Geoff Duke sono gli ultimi vincitori nella classe regina.

Da allora non c’è più nulla. Dopo il terribile incidente che provocò 84 morti (e 120 feriti) alla 24 Ore di Le Mans del 1955, in Svizzera non furono più organizzate gare di motociclismo. È uno dei pochi paesi europei a non avere un circuito omologato FIA/FIM permanente, con grande dispiacere dei residenti della capitale.

Immediatamente il sito cadde in disuso. Sono stati rimossi i caratteristici asfalto e ciottoli, a favore di ampie strade statali e di un campeggio. Della pista di Bremgarten non resta alcuna traccia. Molti bernesi non sanno nemmeno che la Formula 1 ed il Motomondiale sono passati proprio sulle loro strade meno di un secolo fa. Le informazioni sul suddetto percorso però sono difficili da trovare, tanto che si è resa necessaria una visita.

Niente, assolutamente niente è stato fatto per preservare questa gemma, incastonata in mezzo al bosco. Nessuna targa commemorativa in onore di Omobono Tenni o Achille Varzi, mentre i loro spiriti riposano qui per sempre. Nulla. Nessun rispetto per le migliaia di persone che speravano di divertirsi per un fine settimana imbevendosi delle proprietà mistiche affidate alla poetica “Fontana di Vetro”, situata in mezzo al bosco.

La distruzione e il mancato mantenimento del patrimonio è uno dei flagelli culturali di questo secolo. Guidati solo dal potere e dal denaro, i politici non si preoccupano delle proprie radici. Se non fosse per l’iniziativa di pochi appassionati, altre testimonianze del motociclismo e dello sport automobilistico perirebbero in questo modo. Bremgarten c’è stato, Bremgarten ora non c’è più. Non è troppo tardi e possiamo ancora sperare: le anime hanno tutta l’eternità per essere onorate.

Foto di copertina: FIM
Foto nel testo: Nicolas Pascual

L’articolo originale di Nicolas Pascual su paddock-gp

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