2 Novembre 2022

Filippo Farioli, debutto premio nel Mondiale Moto3 “Wow non me l’aspettavo!”

Filippo Farioli, classe 2005, è uno ragazzi più promettenti del nostro vivaio. La nostra intervista alla vigilia del debutto Mondiale

filippo farioli, moto3 juniorgp

Debutterà a tempo pieno nel 2023, ma Filippo Farioli ha l’occasione di mettersi alla prova già questo weekend. Un regalo da Aspar Team a conclusione di una stagione JuniorGP chiusa in terza posizione, con il maggior numero di podi dopo il campione Rueda. Oltre a qualche prova in ottica futura svolta per KTM nel corso dei turni dei vari fine settimana. S’è fatto vedere pure in Rookies Cup, anche se a volte qualcosa non è andato secondo i piani. Dopo una “stagione pessima”, come lui stesso ha definito il 2021, una crescita esponenziale che è valso il pass per il Mondiale Moto3. Com’è arrivata la firma con KTM Tech3? Cosa si aspetta dal debutto a Valencia? Questo e molto altro: ecco cosa ci ha raccontato Filippo Farioli prima del fine settimana al Ricardo Tormo.

Debutto mondiale anticipato, questo fine settimana sei a Valencia.

Non me l’aspettavo, ma wow! Fare la wild card a Valencia dopo il round del CEV è molto positivo, sono davvero carico. È qualcosa per cui ho lottato fin da sempre per far sì che si avverasse, avere una possibilità già quest’anno, assaporare quello che sarà l’anno prossimo, è ancora più speciale. Sarà l’ultima gara con il team Aspar, vorrei chiudere in bellezza con loro.

Un bel premio dopo l’ultimo round JuniorGP dello scorso weekend.

Peccato per non aver chiuso 2° in campionato, ma sono consapevole di aver fatto una grande stagione. Sono il secondo pilota con più podi dopo Rueda! Quest’anno poi ho conquistato la mia prima vittoria a casa mia. Mi sarebbe però piaciuto ottenere la seconda vittoria a Valencia, ma soprattutto in Gara 2 con la bandiera rossa non sono riuscito a portarla a casa. Avevo pianificato diversamente gli ultimi giri, ma sono gli imprevisti ed in quel momento sono passato 3° sul traguardo, poi 2° per la penalità a Lunetta. Ma alla fine è stato un weekend molto positivo.

Una domenica iniziata in salita vista la sanzione.

In realtà l’ho presa stupidamente: aspettavo che quelli dietro si togliessero per girare da solo, ma ho fatto sei settori lenti. Mi hanno dato così la doppia sanzione: partenza dal fondo e Long Lap Penalty. Potevo gestirmela diversamente, invece ho fatto questo errore. Domenica mattina nel warm up avevo fatto il primo tempo, ma girando da solo per avere un buon ritmo e partire forte in Gara 1. È stato così: nel primo giro ero già 8°/9° [da 21° in griglia, ndr] e ho scontato subito il Long Lap nel momento perfetto, evitando di rientrare in mezzo al gruppo ed anzi scappando dai miei inseguitori. Volevo andare da solo, impostare il mio ritmo e riprendere quelli davanti. Quando sono risalito ho visto che Voight, Lunetta e Ferrandez si erano già staccati, li ho superati e ho recuperato un altro secondo e mezzo sui primi.

Un finale combattuto per il podio.

Negli ultimi tre giri ho sofferto tanto con le gomme: avevo spinto per tutta la gara e ovviamente erano finite. Ho cercato comunque di mettermi in terza posizione, all’ultimo giro ho visto che non riuscivo a fare di più: soffrivo in staccata, sia con la gomma davanti che quella dietro. All’ultima curva mi sono detto di aspettare, in caso fosse successo qualcosa: mi sono preparato largo per poi lanciarmi con velocità sul rettilineo. Infatti Alonso ha fatto una manovra che non ho ancora capito… Un po’ di fortuna a me e sono finito 3°! Un po’ dispiaciuto però perché ha vinto Salvador, proprio il mio rivale per il secondo posto. È stato veramente bravo, anche lui fortunato perché senza il contatto di Alonso forse finiva fuori dal podio. Ma s’è avvantaggiato e ha sfruttato al meglio l’occasione. È stata però anche una motivazione per me, anche se sapevo che era diventato davvero difficile chiudere 2°: dopo Gara 1 avevo 24 punti di svantaggio. Ma il pensiero era solo cercare di vincere Gara 2, chiudere con un altro successo stagionale.

La seconda corsa invece è scatta dal 6° posto.

Me l’ero studiata veramente bene. Ero tranquillo, sempre lì tra i primi ed avevo gestito bene le gomme. Il mio obiettivo era mettermi davanti negli ultimi 4-5 giri: prima mi tenevo 3°, 2°, senza strafare. Almansa era davanti e aveva preso un po’ di margine, poi sono andato a riprenderlo, ma alla curva 2 è caduto. E lì poi ci sono state anche alcune incomprensioni, ero un po’ incavolato perché mi dicevo “Cavolo, uno che è caduto non può vincere!” Ma il regolamento è così, doveva riprendere la moto entro 5 minuti. Solo dopo ho capito che la bandiera rossa l’avevano data perché Morosi aveva rotto il motore. Era andato fuori traiettoria, ma 4-5 piloti sono andati lunghi e hanno preso l’olio in pieno. Così come Almansa, l’unico del nostro gruppo dei primi che è andato largo in quel punto.

Ti si è visto infatti un po’ stizzito alla fine della corsa.

Un po’ di amaro in bocca, volevo vincere… Ma c’è anche un’altra cosa che non sapevo e che mi hanno detto dopo. Ad inizio gara poi, quando Ruda è andato in highside, io e Salvador siamo andati larghi, lui molto più di me. Se lui era tanto indietro, avevo una possibilità per finire 2° in campionato. Ma non lo vedevo, ho pensato ad uno zero e puntavo quindi a vincere per passargli davanti. Poi al box mi hanno detto che non era caduto e mi sono tranquillizzato, tutto a posto. Ad Almansa ci ha pensato il karma: nel primo weekend di Valencia l’avevo tirato giù, stavolta la fortuna ha girato a suo favore.

Un po’ di rabbia iniziale, ma nel complesso hai poco da rimproverarti.

No infatti, sono molto soddisfatto della stagione che abbiamo fatto. È qualcosa che mi motiva tanto, non me lo sarei mai aspettato. Siamo partiti con un top team, ma arrivavamo da un anno non pessimo, di più. Questo era uno degli anni fondamentali per poter fare il salto nel Motomondiale. La nostra aspettativa era fare bene, ma massimo qualche podio dopo quella stagione: mi ero prefissato la top 5 Vedendo anche i rivali che avevo e quanto si era alzato il livello, con le moto nuove e tutto, mi ero detto che sarebbe stata dura.

Una stagione in grande crescita.

Ad Estoril avevo fatto una buona gara, la svolta però credo sia stata la caduta di Gara 1 nel primo round a Valencia. Era stata una corsa fantastica: un errore al primo giro, poi la rimonta e mi ero messo davanti. Ma quell’errore mi ha fatto davvero capire tante cose: l’importanza di girare da soli, di essere davanti in gara, come bisognava gestire… Mi ha fatto pensare e capire ciò che poi mi sono portato dietro fino al secondo round a Valencia. C’è da dire anche che tra Portimao e Jerez avevo preso la moto nuova, quindi era tutto da capire. A Misano poi è stato un weekend fantastico, la prima vittoria e proprio a casa mia! Anche ad Aragon era andato tutto bene, fino a domenica: ancora adesso non so spiegarmi cos’è successo, non riuscivo a guidare come volevo.

Ti sei poi rifatto nel finale di campionato a Valencia.

È la mia “gara di casa in Spagna”. Da dire però che quella di Valencia è una pista molto strana rispetto alle altre. Non è la più semplice, anzi è complicato riuscire ad andare forte. Alla fine un altro obiettivo del weekend era chiudere in 1:39 e sono riuscito a farlo in gara! Un altro aspetto positivo in vista del fine settimana mondiale, forse arriveremo a girare anche in 38. La pista però è molto, molto più lenta rispetto agli altri anni: non ha più tanto grip ed è pure piena di buche, questo perché ci girano le macchine. Girare in 39 è stato davvero difficile! L’anno scorso invece la pole nel CEV era 38.7, nel Mondiale 38.6 di Acosta. Ma lì il problema sarà arrivare velocemente sul tempo.

Una delle tante scoperte per te, un format diverso rispetto a quello a cui sei abituato.

Nel CEV hai il giovedì ed il venerdì per girare, sabato non hai il discorso di giocarti l’accesso alle qualifiche 2… Nel Mondiale è tutto più veloce e difficile, ci sono meno turni per girare e capire la moto, oltre al numero limitato di gomme. Ad esempio entrare il venerdì mattina con la doppia H, per me sarà una cosa nuova perché non ho mai usato la H. Ma certamente mi aiuterà tanto per l’anno prossimo, vi avvicino un po’ di più, anche se nel 2023 avremo ancora meno tempo. Questo sarà un punto fondamentale per farmi già capire cosa mi attende.

Questa differenza di tempo in pista sarà uno svantaggio oppure no?

Secondo me sarà meno complicato rispetto ad una pista che non ho mai visto quest’anno. Valencia mi piace, ci ho appena disputato un weekend e ci ho svolto anche i test. Ho corso con entrambe le moto, da Jerez poi ho iniziato ad usare il prototipo 2024, come quello con cui ha corso David Alonso dall’anno scorso. Non mi aiutava, visto che nel corso dei turni, se KTM aveva bisogno, dovevo sempre provare qualcosa di nuovo. A Valencia ho girato sia con la moto 2021, che userò anche questo weekend, che col prototipo 2024, che ho usato quasi sempre lo scorso fine settimana, tranne nel turno del giovedì. Nel Mondiale userò la moto del CEV: a livello di motore c’è tanta differenza, ma penso sia l’unico handicap, per il resto sono tranquillo e motivato.

Quale sarà l’obiettivo del GP?

Non ho un obiettivo preciso: è una wild card, la mia prima gara mondiale. Non devo dimostrare qualcosa, se non a me stesso per vedere dove sono arrivato. Ma soprattutto devo godermi il premio, l’occasione che Aspar mi ha dato dopo questa stagione, e cercherò di ottenere il massimo possibile. Per prepararmi al meglio all’anno prossimo ed ai primi test. Certo sarebbe bello lottare per i punti o per la top 10, un obiettivo però difficile. Ma due anni fa Artigas, al debutto dopo la gara del CEV, ha chiuso 2°! Non è così impossibile… Il livello però è molto alto, i tempi saranno velocissimi e dobbiamo capire con che base arriviamo, oltre a fare più chilometri possibile e guardare cosa fanno i miei compagni di squadra. Ma se farò come al CEV i risultati arriveranno.

Chi guarderai di più? Oltre ai tuoi compagni di squadra Guevara e Garcia.

Uno che mi aspetto è Holgado, Dani su questa pista va veramente forte. Oltre certo a Guevara e Garcia, sicuramente un altro pilota veloce sarà Sasaki. Ovviamente guardo di più i ragazzi KTM, per prendere qualche riferimento. Poi dovrò cercare di prendere il ritmo da solo già nelle FP1, come ho fatto nel CEV, e nelle FP2, con la seconda gomma nuova, cercare il tempo per la Q2. Entrarci sarà un obiettivo, poi si vedrà. Valencia poi è una pista che soffre tanto gli sbalzi di temperatura. Al momento è nuvoloso, ma non danno pioggia e speriamo sia così: Valencia sotto la pioggia è uguale al ghiaccio!

Il #7 è già occupato in Moto3, che numero userai?

Sì, il #7 è di Foggia, dovrebbe essere confermato il #77 per questo weekend, come nella Rookies Cup. Per l’anno prossimo invece è sicuro il #7.

Nel 2023 infatti debutti ufficialmente nel Mondiale Moto3 con KTM Tech3. Come sei arrivato a questo accordo?

Devo essere sincero, non me l’aspettavo. Certo era un obiettivo, una delle squadre in cui mi sarebbe piaciuto entrare. Si sapeva già che Ajo avrebbe preso Rueda, sapevo poi che Aspar non mi avrebbe confermato. Il mio obiettivo era proprio quello di entrare in una squadra ufficiale, oppure una supportata ufficialmente da KTM, ed i due team top erano Tech3 e quello di Peter Oettl. La prima opzione era CIP ma l’ho scartata, poi è arrivato Oettl: entrambi mi chiedevano una cifra importante. Prima di Aragon ho parlato con mio papà, l’offerta migliore era quella di Oettl, mi hanno parlato benissimo anche di Sasaki come compagno di squadra: avevamo deciso di firmare.

Invece cos’è successo?

Giovedì a pranzo però arriva a mio papà un messaggio di Poncharal, voleva parlargli. Mio padre credeva fosse uno scherzo, era una cosa totalmente inaspettata. Siamo andati e Poncharal ci ha spiegato tutto: era un’offerta che mi portava anche a prendere qualche soldo. Io ho un contratto direttamente con KTM ufficiale e Red Bull, Tech3 mette la struttura per farmi correre. Allora siamo tornati di Oettl, che mio padre conosce da quando sono piccoli, lo aiutava in motard, e ha spiegato tutto. È stato gentilissimo, ci ha detto che al suo posto anche lui avrebbe accettato subito l’offerta. Alla fine abbiamo deciso senza ombra di dubbio di andare con KTM e con Tech3.

Arrivi nel mondiale con un team ufficiale, è motivo di pressione in più per te?

Non tanto, ma questo perché ho avuto subito la sensazione di essere ancora più a casa. Abbiamo firmato ad Aragon: da allora Poncharal mi ha sempre scritto alla fine di ogni gara, anche nelle tappe extraeuropee. “Ottima gara”, “Fantastica gara”, “Sono orgoglioso di te”: non me lo sarei mai aspettato. Come con Aspar: quando il clima nel team è quello di una famiglia, ti aiuta a fare il salto. Pressione quindi direi di no, anzi tutto questo mi dà ancora più motivazione e voglia di lavorare per ottenere i risultati che voglio.

Guardando tutta la stagione, che voto ti dai?

Parto sempre dal fatto che l’anno scorso ero ultimo e che quindi non me lo sarei mai aspettato. In Rookies Cup però potevo fare molto meglio, meno “cappellate”, mentre nel CEV di sicuro avrei voluto finire 2°. Ma partendo dall’anno scorso e guardando cosa ho ottenuto… Soprattutto il passaggio nel Mondiale: era il mio obiettivo, poi lo faccio con un top team e ho anche un piccolo stipendio. Penso anche ai risultati che ho ottenuto nell’ultimo round. Un 9 me lo darei. Un 10 me lo sarei dato solo finendo 2° nel CEV e con meno “cappellate” in Rookies Cup!

Avevi fatto qualche scommessa in caso di determinati piazzamenti stagionali?

Col team non ho parlato del mio obiettivo top 5, lo tenevo per me. Con la mia famiglia invece abbiamo parlato di top 3, in quel caso mi sarebbe piaciuto un paio di scarpe. Finita la wild card, con calma, lo ricorderò!

Pronostico: chi vince il Mondiale Moto2?

Augusto Fernandez. Se devo essere sincero, Ai Ogura è stato il più forte nell’ultima parte di stagione. Ma abbiamo poi visto in Malesia, secondo me quel sorpasso così al limite non serviva assolutamente. Credo che Augusto Fernandez quest’anno abbia dimostrato una maturità superiore rispetto ad Ai Ogura.

E in MotoGP? Credi possibile uno stravolgimento?

No, Bagnaia è stato formidabile: da -91 a +23… È qualcosa che nessuno ha mai fatto nella storia, solo complimenti. Ma c’è gente che dice che vince solo perché ha quella moto… Senza dubbio la Ducati è superiore, ma credo che Bagnaia sia stato anche il pilota migliore. Quartararo nella seconda parte di stagione è calato tanto. Ok la moto, ma anche Marquez ha una moto che è una delle peggiori in griglia e cerca sempre di metterci del suo. Anche in queste ultime gare: non è ancora al 100% fisicamente, ma è sempre là davanti. Bagnaia secondo me se lo merita, nulla da dire, e le Ducati l’anno scorso si sono dimostrate molto, molto superiori a Valencia.

Pensando a com’era qualche anno fa, possiamo dire che adesso la Ducati è diventata la “moto dei sogni” in MotoGP?

Direi di sì. Il fenomeno che è stato Stoner non credo ci sarà più, sarà difficile ritrovare un talento come lui, capace di vincere un Mondiale con quella Ducati. Da allora sta facendo un lavoro che non è paragonabile ad altri come sviluppo. Ma tutte le moto europee: pensiamo ad Aprilia, anche KTM, che quest’anno si è un po’ fermata ma secondo me l’anno prossimo sarà lì davanti. Le moto giapponesi invece sono andate un po’ indietro: Honda da due anni sta facendo prestazioni pessime. Ed era quella la moto dei sogni fino al 2015-2016, fino a quando c’era Pedrosa. Poi è riuscita a guidarla solo Marquez… A parer mio le moto europee hanno fatto un grande salto.

Sarà quindi un finale trionfale in MotoGP.

In MotoGP, ma anche in Superbike! Mancherebbe la Ferrari, ma sarebbe imbarazzante e non voglio entrare nel dettaglio…

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Foto: Filippo Farioli Press

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