16 Marzo 2021

Superbike, Francesco Batta dall’epoca d’oro al ritorno sulla scena

Il manager italo belga è stato uno dei protagonisti dell'epoca d'oro, ricoprendo vari ruoli. Adesso torna nel paddock con Christophe Ponsson

Superbike, Francesco Batta

Francesco Batta torna nel paddock della Superbike. E’ una notizia importante, che va molto aldilà dei risvolti sportivi. Il manager italo belga infatti collaborerà con la struttura Gil Motorsport che schiera il francese Christophe Ponsson. Dunque una piccolo team satellite Yamaha  con un pilota che finora non ha mostrato grandi numeri. Invece Batta i numeri li ha, eccome…

Protagonista dell’epoca d’oro

Gli appassionati di mezza età ricordano con grande nostalgia l’epoca d’oro della Superbike, Quando le derivate dalla serie gremivano  templi del motorismo come Brands Hatch e Monza amando un campionato che negli anni ’90, con pochi anni di attività alle spalle,  era diventato un’alternativa sempre più minacciosa per il motomondiale creato nel 1949. Francesco Batta è stato uno dei principali protagonisti di quest’epoca. Veniva dalla 500, dove aveva inventato il concetto di hospitality collaborando con marchi tabaccai. Ma in Superbike aveva trovato il suo alveo. Nel 1990 il promoter Maurizio Flammini lo mise a capo dell’intera organizzazione e Batta dovette inventarsi un Mondiale dal niente. Non c’era copertura TV, il campionato viaggiava in giro per il mondo toccando circuiti – come Manfeild in Nuova Zelanda – che avevano i box ospitati nelle stalle per i cavalli. In appena due-tre anni Batta riuscì a mettere in piedi uno show straordinario, gestendo piccoli budget, neanche paragonabili a quelli che allora giravano nella concorrente 500. Dove non potevano i soldi, arrivavano fantasia, ambizione e talento.

Un racconto fantastico 

Batta, circondato da un manipolo di collaboratori visionari come lui, riuscì a portare la Superbike all’apice soprattutto giocando sul modo di raccontare le corse e i suoi protagonisto. Sotto la sua gestione i piloti Superbike divennero eroi celebrati e amati sotto ogni latitudine, tanto da fare sempre più ombra alle stelle della 500. Anni dopo, Francesco creò un suo team, uno dei migliori. Fu in Suzuki, soprattutto, che trovò fiducia e appoggio. Un’avventura culminata con le mitiche imprese di Troy Corser, iridato nel 2005. In precedenza Francesco aveva riportato in auge Pierfrancesco Chili, trasformando un pilota che aveva già smesso in una stella della serie. Il team Alstare non brillava solo per i risultati, ma per l’immagine sfolgorante. Batta è stato colui che ha portato nel paddock i marchi più prestigiosi di sempre. Per esempio Diesel, quando era ancora direttore della serie. E poi la Corona, birra messicana che in Superbike aveva trovato modo di mettere in scena uno show strepitoso. I pulman scoperti pieni di belle ragazze che prima di ogni gara scaldavano le strade delle città vicine al circuito hanno fatto epoca.

Il ritorno 

Francesco Batta e l’inseparabile Patricia, altra colonna della Superbike, tornano in un paddock  irriconoscibile rispetto a quei tempi. Oggi il campionato alternativo, sotto la gestione del monopolista Dorna, ha perso identità e lo spirito d’avventura che in passato ne aveva decretato il successo. L’organizzazione per molti aspetti è meglio di allora, ma purtroppo la Superbike ha perso l’anima. E’ passato tanto tempo, chissà se Batta si divertirà come allora. Comunque vada, bentornati Francesco e Patricia.

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1 commento

  1. fabu ha detto:

    e di Biaggi entrato in SBK proprio con Batta e Suzuki, non ne parlate? subito vittoria alla prima manche della prima gara. incontrai il manager in una Eicma di qualche anno fa, ci scambiai due chiacchiere, persona squisita e appassionata.