13 Luglio 2022

Marco Melandri “Dorna tiene la Superbike un po’ sgonfia”

Intervista esclusiva a Marco Melandri "Faccio il tifo per Toprak ma Rea è il più forte che abbia mai incontrato. Dorna non ha bisogno che la Superbike cresca...."

Marco Melandri, Superbike

“Marco, facciamo quattro chiacchiere sul Mondiale Superbike e non sul gossip?” Marco Melandri scoppia a ridere ad accetta. In queste settimane si é parlato di lui esclusivamente per questioni che riguardano la sua vita privata e non lo sport. Certo, è un personaggio pubblico: ha lavorato in televisione ed ha partecipato ad un reality. Un pilota però lo è per sempre, anche quando smette.

Da venerdì torna la Superbike dopo oltre un mese di pausa. Stai seguendo il campionato?

“Onestamente seguo molto poco la Superbike adesso. Faccio il tifo per Toprak perché mi piace da morire ma credo che Rea sia uno tra i più tosti che abbia mai incontrato perché non molla mai”.

Chi vincerà il Mondiale 2022?

“Secondo me Bautista a meno che lui stesso non faccia come nel 2019 e lo butti via. Mi sembra che quest’anno però sia più in comfort zone e porti a casa il risultato piuttosto che cercare la vittoria e gettare dei punti”.

Dall’esterno che idea ti sei fatto del Mondiale Superbike?

“Ho la sensazione che da quando è passato in mano a Dorna non sia più lo stesso. Se una proprietà ha in mano due campionati, di cui uno di serie A e l’altro di serie B, è normale che cerchi di distinguere le cose. Mi sembra che il vero obbiettivo sia quello di aprire nuove frontiere quindi andare in avanscoperta e preparare il terreno per la MotoGP. Dorna non ha voglia e bisogno che la Superbike cresca quindi, da un certo punto di vista, sta cercando di tenerla abbastanza sgonfia”.

Nel week-end si corre a Donington e su quel circuito avevi conquistato la tua prima vittoria in Superbike, nel 2011. Cosa ricordi di quel giorno?

“Conservo dei ricordi incredibili. Venivo da un intervento alla spalla fatto 3 mesi prima, poi avevo corso in Australia ed era stato difficile, non stavo benissimo. Donington mi è sempre piaciuta tantissimo e la Yamaha si adattava molto molto bene. Era un gran freddo. Partivo indietro perché il sabato ci fu lo screzio con Biaggi in qualifica e quindi scattavo dalla terza fila. Però sapevo che avevo il passo dei migliori. Sono stato calmo, non ho avuto fretta e piano piano sono venuto su. Negli ultimi 7 / 8 giri ho visto che avevo più gomma degli altri e quando sono andato davanti sono riuscito ad allungare quel po’ che mi è bastato per fare gli ultimi giri tranquillo. Vincere dopo un anno difficile, com’era stato il 2010 in MotoGP, era stato come togliermi un enorme peso dalle spalle”.

Ti sei ripetuto nel 2012.

“Nel 2012 da metà stagione in poi ero decisamente forte perché la BMW all’inizio era acerba ma poi funzionava. Idem nel 2014 quando sono arrivato in Aprilia. Ho fatto i primi mesi disastrosi, il clima nel box era pessimo, non c’era fiducia ma poi, quando ho iniziato a seguire le mie sensazioni, i risultati sono arrivati ed ho iniziato a vincere a raffica. Avevo trovato un equilibrio che mi avrebbe consentito di vincere il Mondiale nel 2015 invece fui spostato in MotoGP. In realtà anche nel 2013 avrei potuto vincere ma il team ufficiale chiuse, ci spostarono in quello italiano e le cose non andarono molto bene”.

Marco Melandri, se ti guardi indietro, hai qualche rimpianto?

“Spesso sono stato nel posto giusto al momento sbagliato. Non sono mai riuscito a dare continuità ad un progetto per finalizzarlo. Mi sarebbe servito avere lo stesso gruppo con me. Quando andai in BMW nel 2012 e mi potrai la squadra Yamaha, la moto iniziò a funzionare in fretta perché a livello umano c’era già un bel feeling”.

Jonathan Rea “In Testa, la mia autobiografia” In vendita anche su Amazon Libri

Lascia un commento