10 Maggio 2017

Northwest 200 Storia, velocità, rischio Viaggio dentro il mitico Triangle

Northwest 200 Storia, velocità, rischio Viaggio dentro il mitico Triangle Si corre sabato in Irlanda del Nord tra paesi, case, scogliere a picco a 300 km/h!

Sabato 13 maggio si corre la NorthWest 200, una delle gare su strada più famose, su un tracciato di 14 chilometri in parte affacciato sulla costa settentrionale dell’Irlanda del Nord. 

LA STORIA – La prima edizione della NortWest 200 si è disputata nel 1929. Poco frequentata dai piloti italiani di ogni epoca, questa gara è stata invece il piatto forte degli specialisti d’oltremanica: nell’albo d’oro figurano i nomi di Geoff Duke, Bob McIntyre, Mick Grant, Roger Marshall. Il pilota con il maggior numero di successi è Alistar Seeley, 17 centri: è tra i favoriti dell’edizione 2017. Il mitico Joey Dunlop, mito del TT, qui ha vinto 13 volte.  Leggendaria l’edizione 1993. Carl Fogarty era appena approdato alla Ducati debuttando nel Mondiale Superbike sbancando Donington. Il talento voleva correre la NorthWest 200 con la 955 del team satellite Cinelli ma a Borgo Panigale misero il veto: troppi rischi. Foggy non si arrese e si iscrisse praticamente di nascosto. Dominò le due gare stabilendo un fantastico primato sul giro che è rimasto imbattuto per lunghi anni: la gente si ricorda ancora di come King Carl riuscisse a volare sfiorando i marciapiedi.

BLOODY SUNDAY – La storia nella NorthWest 200 è intrecciata con quella dell’Ulster, terra d’Irlanda governata dagli inglesi. Il 30 gennaio 1972 a Derry (per gli inglesi: Londonderry) un battaglione di paracadutisti dell’esercito di Sua Maestà aprì il fuoco contro una manifestazione pacifica di indipendestiti irlandesi. Quattordici morti: il più anziano aveva diciannove anni. Una tragedia passata alla storia come il “Bloody Sunday” (la domenica di sangue). Per vendetta l’Ira (Esercito repubblicano irlandese) scatenò una serie di attentati contro cittadini e installazioni britanniche. La gara venne cancellata ma riprese l’anno successivo.Nel 2001 non si gareggiò per il rischio dell’infezione della mucca pazza: quell’anno, per lo stesso motivo, venne cancellato anche il TT.

IL PUBBLICO – Non crediate che i 130 mila spettatori siano esclusivamente rudi appassionati d’oltremanica pieni di birra. “La NorthWest 200 è uno spettacolo per famiglie” spiega Dawson Cotton, il capo della Polizia locale. “Facciamo di tutto per garantire la sicurezza prima e dopo l’evento: non tolleriamo infrazioni ai limiti di velocità e la guida in stato d’ebbrezza.” Il pubblico è una marea che si muove di primo mattino per conquistare i posti migliori. Alla NorthWest 200 si paga solo in tribuna o per l’accesso al paddock, nel resto del tracciato non c’è biglietto: un vero spettacolo popolare. Chi ha vissuto l’epopea delle gare su strada in Italia, quelle cui bastava affacciarsi alla finestra per vedere i campioni, sa di cosa parliamo. Gli abitanti delle case sulla strada sono tolleranti: facile che ti offrano il parcheggio (con una piccola mancia) ed anche il caffè, tra una gara e l’altra. La NorthWest 200 muove un giro d’affari per la regione calcolato in circa 8 milioni di euro. UTV, la televisione dell’Ulster satellite della britannica BBC, offre sette ore continue di diretta. Per la ripresa dell’intero tracciato servono 42 telecamere. 

IL PERICOLO – La gara è rischiosa e il problema più grosso sono i marciapiedi: nelle curve dei tratti cittadini è stato posizionato uno speciale scalino di gomma per evitare l’impatto. Un piccolo pallaiativo: le velocità sono altissime, la strada corre tra case, pali della luce e altri mille ostacoli. Neppure il pubblico è al sicuro. La NW200 è costata la vita a 17 piloti, cinque negli ultimi otto anni. L’ultima vittima è stata Malachi Mitchell-Thomas, scomparso anno scorso nel terribile incidente durante la gara Supertwins.

GARA VERA – Al TT i piloti partono da soli giocando contro il cronometro: i migliori hanno segnalatori nei tratti di Glen Helen e Ramsay ma nel resto dei 60,6 chilometri il confronto con l’avversario è virtuale. Alla Northwest 200 invece scattano tutti assieme, come in una gara normale. In griglia i piloti sono vicinissimi, com’era abituale nei GP di un tempo: i primi quaranta scattano alla bandiera, i comprimari venti secondi dopo. La Northwest è una gara vera, con sorpassi veri. Anche all’ultima curva.

IL TRACCIATO – Ha uno sviluppo triangolare: due vertici sono le cittadine costiere di Portrush e Portstewart, il terzo il capoluogo Coleraine, nell’interno. La partenza è nel tratto affacciato sul mare del Nord: si scatta sul lunghissimo rettilineo ma nei giri successivi viene usata una chicane che entra praticamente nel paddock e dov’ sistemato l’arrivo. Il primo ostacolo è un curvone da quarta piena, tra le villette affacciate sul mare. Quindi i piloti si lanciano verso Portstewart imboccando, dopo una staccata micidiale, un lento incrocio a sinistra per arrampicarsi nel tratto in salita di Mill Road, in piena città. Dopo aver lasciato una pompa di benzina sulla destra comincia il tratto più veloce, in piena campagna. Qui le Superbike volano a 330 km/h, dopo aver affrontato Station Corner (la stazione), in quinta. Da lì in avanti è tutto rettilineo ma non crediate che sia facile: ad oltre 300 all’ora tra le tipiche siepi britanniche che delimitano i campi è come correre in uno strettissimo e impressionante tunnell verde. Si arriva all’incrocio dell’Università, vicino Coleraine. La svolta successiva è una rotonda spartitraffico cui i piloti girano attorno per 270°C per lanciarsi nel rettilineo che vola verso Portrush. In mezzo c’è la temibilissima svolta di Mather Cross, che prima si faceva in quinta e se qualcosa andava storto ci sarebbe voluta una pista d’atterraggio per salvarsi.

CHICANE – Qui nel 2008 morì Robert Dunlop e da allora l’hanno rallentata con una chicane. Anche nel rettilineo successivo hanno ricavato una chicane sfruttando l’aiola di sosta dei bus. Alla frenata del Metropole, un hotel di Portrush, si arriva comunque al massimo. La curva a sinistra, lenta, immette nel tratto più pauroso: i piloti passano sotto il ponte di pietra della ferrovia e salgono verso Black Hill, una serie di curvoni impressionanti a ridosso del mare. Una specie di “Pano” in salsa nordirlandese: a Valentino piacerebbe moltissimo. Da lì via dritti sempre più veloci verso Juniper Hill: a destra c’è il mare, a sinistra il gigantesco campeggio. Quarry Hill è l’ultimo ostacolo, una larga variante costata la gara Superbike a Michael Rutter impegnato nel testa a testa con il rivale Steve Plater. E’ l’unico punto dove puoi cadere scivolando tranquillamente nell’erba del giardino pubblico quasi senza correre rischi. Rutter infatti è ripartito in gara due arrivando secondo. L’ultima curva lenta a sinistra immette sul traguardo. E la pazzia ricomincia da capo.

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