12 Agosto 2022

Andrea Ballerini capotecnico Triumph: “Manzi è super, ve ne accorgerete”

Andrea Ballerini, ex pilota di livello nei GP, sta guidando Stefano Manzi con la Triumph all'assalto in Supersport. Ma non disdegna qualche viaggetto in Asia....

Andrea Ballerini, Triumph

Andrea Ballerini ha 50 anni, ma non li dimostra. Agli amici sembra lo stesso, identico, di quando correva nel motomondiale. Ha disputato 99 GP, con una clamorosa vittoria in 125 a Phillip Island. Era il 2003 e il ragazzo fiorentino sembrava pronto per fare il salto di qualità. Invece, a conti fatti, è rimasto a far parte di quel folto gruppo di piloti velocissimi che avrebbero potuto dare molto di più. Smessa la tuta, è diventato un capotecnico, anche lì salendo i gradini uno alla volta. Quest’anno è a fianco di Stefano Manzi nel Mondiale Supersport, quindi una delle pedine principali del progetto Triumph 675 Triple. Ha in mano il destino sportivo di un pilota di livello proveniente dalla Moto2 e di un un marchio storico a caccia di gloria: cosa chiedere di più?

Viaggio in Asia

Invece ad Andrea Ballerini non basta. In queste ore è a Sugo, in Giappone, in qualità di direttore tecnico di Onexox TKKR BMW, super team malese impegnato nell’ARRC, cioè il campionato di punta asiatico. Sta aiutando una vecchia conoscenza del motomondiale, Adam Noroddin e l’emergente Azlan Kamaruzaman. La struttura è supportata da Alpha Technick, “braccio armato” di BMW Motorrad. Nel precedente round a Sepang Noroddin è finito terzo “e mi ha fatto guadagnare la fiducia del proprietario della squadra, che visto che ci sono, da questo round giapponese mi ha chiesto di buttare un occhio anche ai due piloti che corrono con Yamaha in Supersport. E’ un’esperienza che mi piace molto.”

Sugo è la storica sede della Superbike in Giappone…

“Non c’ero mai stato, è una pista vecchio stampo, davvero formidabile. Qui non c’è il tappetino verde, non ci sono infrazioni millimetriche da scontare. Il verde è…l’erba! I guard rail sono un pò vicini, non c’è la stradina di soccorso, ma capisco perchè i Superbikers degli anni d’oro ne erano innamorati. E’ come Brands Hatch, un posto meraviglioso per correre.”

Parliamo di Supersport: perchè la partenza di Triumph è stata così difficile?

Stefano Manzi si era lesionato la spalla, per cui ha dovuto saltare tutti i test invernali. Ad Aragon, negli ultimi collaudi, ha girato poco perchè i medici gli avevano consigliato di non salire in moto se faceva troppo freddo. Quindi il problema più grosso è stato non esserci preparati a puntino. La prima gara, sempre ad Aragon, è stata complicata da un errore mio: avevamo un problema alle termocoperte, per cui in griglia la posteriore aveva la pressione bassa e ci hanno fatto partire dal fondo. Poi le abbiamo cambiate…

Come ne siete usciti?

Grazie a Stefano, che è un grande talento. E’ un pilota particolare, bisogna saperlo prendere per il verso giusto. Con il passare dei round iridati, è migliorato molto il feeling fra noi, adesso ci capiamo al volo. L’altro fattore è tecnico: con Bitubo abbiamo stravolto la Triumph 675 rispetto alle configurazioni che avevano deliberato l’anno scorso nel BSB. Siamo intervenuti sulle altezze, trovando la quadra.

Quanto è strozzata la Triumph?

Stefano Manzi dopo i primi giri con la 675 nei test ad Aragon ci disse: “Non ce n’è per nessuno!” Andavamo fortissimo, senza limitazioni la nostra moto sfiora i 150 cavalli. Scott Smart è venuto a trovarci nei box, ci ha fatto montare il software limitato imposto dalla Federazione Internazionale, ed è stato come toglierci un pistone. A Misano, al quarto round, ci hanno concesso alcuni gradi di apertura farfalla in più. Ma quello che ci limita maggiormente è la strozzatura dell’accelerazione fino a 200 km/h.

Ma a Triumph interessa la Supersport?

Si, hanno un forte interesse. La moto ha un grosso limite, il forcellone è molto lungo per poter ospitare il catalizzatore nella versione stradale. Proveniendo da una stradale naked, nasce molto aperta di angolo di sterzo. Siamo due centrimetri più aperti davanti e due e mezzo dietro. Sono parametri fissati dal regolamento, non li possiamo modificare. I perni ruota sono molto distanti, rispetto ad una Yamaha R6 la Triumph è tre centimetri più lunga. Se consideri il forcellone molto lungo, capisci che regolare il trasferimento di carico più efficace, diventa un bel problema. Triumph è un marchio storico, fa piacere vederlo in pista.

Lavori da anni in Supersport: perchè Honda non c’è?

Mi dispiace che non ci sia Honda, qui nell’ARRC corre perchè non ci sono limitazioni legate alle norme antiquinamento. Hanno meno limiti, un’elettronica che permette parecchie regolazioni. Mi dispiace che non sia nel Mondiale, perchè sono sicuro che avrebbe un potenziale superiore alla Yamaha R6.

Quanto è distante la vittoria?

Nei primi sei round abbiamo avuto parecchia sfortuna, pagando episodi particolari, a volte anche banali. Misano poteva essere una bella occasione, ma siamo partiti troppo indietro. A Donington Stefano Manzi non aveva fatto i test pre gara, e anche lì fossimo partiti davanti potevamo divertirci davvero. Non riusciamo a sfruttare l’extra grip in qualifica, ci mancano quei due decimi che ci permetterebbero di partire tanto più avanti. A Most è stato il colmo, per l’ errore di un meccanico Manzi ha potuto fare un solo giro lanciato, ritrovandosi ventunesimo sullo schieramento. In gara 1 Stefano è arrivato secondo, un risultato eccezionale che però era stato un pò frutto di tante cadute. Non eravamo proprio contenti, ma la domenica abbiamo alzato ancora il livello, sfruttando una bella intuizione.”

A Most Manzi ha fatto una super rimonta!

“Quando è uscita la bandiera rossa eravamo a tre secondi da Lorenzo Baldassari, e gli stavamo mangiando decimi ogni giro. Saremmo arrivati molto vicini… Se potessimo correre di nuovo a Most, sono sicuro che Manzi lotterebbe per vincere.”

Da qui alla fine Manzi vince?

“Io conto molto su Montmelò e Phillip Island, perchè su quelle due piste vola. Non conosce Magny Cours e l’Argentina, ma non aveva mai corso neanche a Donington e Most, che non sono banali. Eppure le ha capite subito, andando fortissimo. Stefano è un testone, ha un caratteraccio, ma è un pilota super.”

La Supersport NG attira critiche, che pensi del regolamento?

All’inizio Ero molto scettico, non mi piaceva per niente. Poi, cammin facendo, posso dire che Dorna e FIM abbiano fatto un gran bel lavoro, perchè adesso il bilanciamento è quasi perfetto. All’inizio le Yamaha facevano uno sport a parte, anche le Kawasaki. Invece le Ducati andavano molto piano, noi e MV Agusta nel mezzo. Adesso a noi manca accelerazione, la Yamaha che dovrebbe averne meno perchè è un quattro cilindri, è in vantaggio rispetto a noi e Ducati che sulla carta abbiamo più coppia. Però adesso ci sono tante Case, non è più un monomarca Yamaha come fino all’anno scorso. Da qui in avanti se ne vedranno delle belle, perchè la Ducati sta cominciando ad andare e anche MV Agusta sta arrivando. A me questa Supersport Next Generation piace molto, mi dispiace solo che non ci sia Honda. Il CBR-RR qui in Asia fa paura.

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